Prendendosi gioco degli astrologi, che si adoperavano a scrutare i cieli nell’esatto momento della nascita di un bambino allo scopo di rivelarne il destino previsto lungo la sua vita, in una delle sue omelie sulla Creazione secondo la Genesi (Esamerone) san Basilio mette in luce le contraddizioni della pratica astrologica e divinatoria. Come in analoghi autori cristiani, Basilio difende la libertà dell’essere umano e il valore delle sue azioni, un valore che la credenza pagana nel fato e nell’influsso dei corpi celesti tendeva a svalutare, quando non ad annullare del tutto.
5. Ma coloro che oltrepassano i limiti, forzano la parola della Scrittura per difendere l’arte genetliaca, e dicono che la nostra vita è strettamente legata al movimento dei cieli; e per questo negli astri si trovano, secondo i Caldei, le indicazioni delle cose che accadranno. E la parola semplice della Scrittura: Che essi siano come segni, costoro la intendono non per le vicende atmosferiche né per i mutamenti stagionali, ma, come loro piace, per il compiersi della vita. Ma cos’è che dicono? Dicono che il congiungimento di questi astri in moto, quando il loro incontro con le stelle situate nello zodiaco forma una certa figura, determina quelle tali generazioni; mentre una tal altra figura di essi crea un opposto destino della vita. A questo proposito non sarà forse inutile, per motivi di chiarezza, dire qualcosa rifacendosi all’inizio. Non dirò nulla di mio, ma mi servirò delle loro stesse parole per confutarli, procurando un qualche rimedio a chi è già preda di questa opinione nociva, e agli altri sicurezza per non cadere negli stessi guai. Gli inventori di quest’arte genetliaca, ben sapendo che nel corso del tempo sfuggono loro molte figure degli astri, ridussero al minimo le misure del tempo: poiché in un minimo e brevissimo intervallo — «in un momento, in un batter d’occhio», come dice l’Apostolo — vi è grandissima differenza fra una nascita e l’altra; e chi nasce in questo brevissimo istante, sarà signore di città, capo di popoli, ricchissimo e potentissimo; chi nasce nell’istante successivo, sarà un mendicante, un accattone che va di porta in porta a questuare quotidianamente il cibo. Perciò divisero il cerchio chiamato zodiaco in dodici parti, e poiché il sole percorre in trenta giorni la dodicesima parte della sfera che viene detta fissa, suddivisero in trenta parti ogni dodicesima. Quindi, dopo aver diviso ciascuna di esse in sessanta parti, hanno ancora suddiviso ognuna di quest’ultime in sessanta parti. Consideriamo allora la nascita di quelli che vengono alla luce e vediamo se costoro potranno assicurare questo calcolo esatto della divisione del tempo. Non appena il bambino nasce, l’ostetrica esamina se il neonato è maschio o femmina; poi attende il vagito, che è segno di vita del bambino. Quante sessantesime parti vuoi che siano trascorse in questo tempo? Essa annuncia al Caldeo la nascita. E, dimmi, in quante di quelle minutissime particelle dobbiamo pensare che la voce dell’ostetrica gli giunga, specialmente se colui che raccoglie l’ora si trova a star fuori del gineceo? Perché bisogna che chi si mette a esaminare gli oroscopi trascriva esattamente l’ora, sia che capiti di giorno o di notte. E in questo momento quanti ne passeranno di sessantesimi? È infatti necessario individuare l’astro-oroscopo non soltanto in una dodicesima parte zodiacale, ma anche in quali parti si trovi di questa dodicesima, e in quale dei sessantesimi in cui, come abbiamo detto, è divisa ogni parte; o, per essere esatti, in quale sessagesimo delle prime sessanta suddivise. E questa ricerca sottile e incomprensibile del tempo, dicono che è necessario farla per ognuno dei pianeti, in modo da trovare quale posizione essi avevano rispetto alle stelle fisse, e quale ne risultava la figura nell’insieme al momento della nascita del bambino. Cosicché, se è impossibile trovare l’ora con esattezza, e se la variazione del minimo intervallo fa sbagliare tutto il calcolo, fanno ridere sia coloro che praticano quest’arte immaginaria, sia quelli che li ascoltano a bocca aperta, come se fossero capaci di conoscere il loro destino.
6. Ma quali sono le influenze astrali? Il tale, si dice, avrà i capelli ricciuti e gli occhi azzurri, perché è nel segno dell’ariete e tale si presenta questo animale. Ma sarà anche magnanimo, per il fatto che l’ariete è un dominatore; generoso e anche provvido, perché quell’animale depone senza pena la lana e facilmente se ne riveste ancora per legge di natura. Chi è nato però sotto il segno del toro, dicono, sarà resistente alle fatiche e di animo servile; perché il toro vive aggiogato. Chi è nato nel segno dello scorpione sarà un rissoso per la somiglianza con questa bestia. Chi è nato poi nel segno della bilancia sarà giusto, come richiede l’uguaglianza di peso delle nostre bilance. Può esserci cosa più ridicola di tutto questo? L’ariete, da cui ricavi il pronostico sulla nascita dell’uomo, è la dodicesima parte del cielo, e quando il sole vi giunge, tocca i segni della primavera. Ugualmente la bilancia e il toro sono ciascuno la dodicesima parte del cerchio denominato zodiaco. Ma affermando che provengono di qua le principali cause che agiscono sulla vita umana, in che modo puoi stabilire i comportamenti degli uomini alla loro nascita, basandoti sugli animali terrestri? Colui che nasce sotto il segno dell’ariete sarà generoso non perché quella parte del cielo sia capace di produrre tale comportamento, ma perché tale è la natura di quell’animale. Perché allora confonderci ricorrendo all’autorità attribuita agli astri e cercare di persuaderci con i belati? Se il cielo possiede, ricevendole dagli animali, tali caratteristiche di comportamenti, anch’egli soggiace a dei principi estranei, perché le cause ricevute dipendono dagli animali. Se questa affermazione è ridicola, è molto più ridicolo darsi da fare per ricavare delle credibilità da cose che non hanno fra loro alcun rapporto. Ma queste loro abilità sono come le tele dei ragni: quando va ad impigliarsi una zanzara o una mosca o un altro di questi insetti minuti, vi resta prigioniero; ma se un animale più forte vi si accosta, agevolmente le trapassa e rompe e distrugge l’esile tela.
7. Costoro non si fermano a questi pronostici, ma collegano con i corpi celesti le cause di quelle azioni di cui ciascuno di noi è responsabilmente padrone, voglio dire la pratica della virtù e del vizio. In altri casi sarebbe ridicolo controbattere queste asserzioni, ma poiché molti sono presi da questo errore, è forse necessario non eludere l’argomento. Per prima cosa chiederemo loro se ogni giorno le figure degli astri non cambino in mille modi. Quelli che per essere sempre in movimento si dicono «pianeti», alcuni incontrandosi più celermente, altri compiendo più lentamente la loro orbita, spesso si guardano e si nascondono reciprocamente alla medesima ora; e, come costoro dicono, ha grandissima importanza nelle nascite essere sotto lo sguardo di una stella benefica o di una malefica. Spesso accade che, per non aver individuato il momento in cui l’astro benefico forniva i suoi segni, per l’ignoranza di un solo minutissimo spazio, registrano quello spazio come posto nella zona del demone maligno. Sono costretto a servirmi delle loro stesse parole. Certo che in queste espressioni vi è molta stoltezza e più ancora empietà. Perché gli astri malefici trasferiscono in Colui che li ha creati la causa della loro malvagità. Se il male viene dalla loro natura, sarà il Creatore l’autore del male; se poi la loro malvagità è esercitata volontariamente, essi innanzi tutto sarebbero esseri forniti di volontà, capaci di impulsi liberi e indipendenti: ma oltrepassa la follia affermare tali cose degli esseri inanimati. Quanto poi sarebbe irrazionale che ad ognuno venga distribuito il male e il bene non secondo il merito, ma che risulti benefico perché si trova in questa posizione, e divenga malefico perché sotto lo sguardo di un altro; e subito svanisce in lui la malvagità non appena si scosti per un poco dalla sua figura! E su questo non aggiungiamo altro. Ma se ad ogni istante gli astri passano da una posizione a un’altra, e in questi innumerevoli mutamenti si realizzano, più volte in un giorno, le figure di nascite regali, perché tutti i giorni non nascono dei re? Perché nella loro cerchia le successioni al regno sono strettamente ereditarie? Senza dubbio nessun re cerca di sistemare la nascita del proprio figlio nella figura regale degli astri. Quale uomo può essere padrone di tale cosa? In che modo Ozia generò Joathan, e Joathan Achaz, e Achaz Ezechia? E come mai a nessuno di loro è toccato nascere nell’ora che è nel segno degli schiavi? Inoltre, se le azioni malvage e virtuose non hanno le loro cause dentro di noi, ma sono necessità derivanti dalla nascita, inutili sono i legislatori, che stabiliscono quel che si deve fare e quel che si deve fuggire, inutili anche i giudici, che premiano la virtù e castigano il vizio. Perché la colpa non sarebbe del ladro, né dell’omicida, al quale neppure volendo era possibile trattenere la mano, per l’ineluttabile necessità che lo spinge alle azioni. I più insensati di tutti sono proprio quelli che lavorano nelle arti: l’agricoltore avrà l’abbondanza senza spargere i semi né affilare la falce; il commerciante si arricchirà oltre misura, che lo voglia o no, perché è il destino ad ammassargli le ricchezze. Ma anche le grandi speranze dei cristiani svaniranno completamente, non meritando la giustizia alcun premio, né venendo punita la colpa, dal momento che nulla si compie liberamente dall’uomo. Dove dominano necessità e destino, non c’è alcuno spazio per il merito, che è l’elemento essenziale per il giusto giudizio. Contro costoro abbiamo detto abbastanza. Né a voi occorrono ulteriori parole, avendo da voi stessi buon senno; e il tempo non ci consente di proseguire oltre misura la confutazione contro di loro.