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La Danza del Cosmo

Giuseppe Del Re

Utet,
Torino 2006
pp. 404
Anno di edizione originale: 2006
ISBN: 8802072302

Nel quadro contemporaneo delle riflessioni su scienza e tecnica questo saggio trova una collocazione insolita, e non solo nel panorama italiano. L'autore, che ha acquistato una fama internazionale per i suoi lavori di meccanica quantistica applicata alla chimica, da una trentina d'anni si occupa anche di fondamenti della scienza e di filosofia della natura (è membro titolare dell'Académie de Philosophie des Sciences di Bruxelles). In questo libro, come già nell'edizione americana del 2000, propone un esame del rapporto dell'uomo con l'universo quale si presenta oggi a partire dai risultati e dalle prospettive della scienza nelle sue varie articolazioni. Vengono affrontati e dibattuti i temi più attuali e problematici, come informazione, ordine e disordine, complessità, tempo e divenire, caso, caos deterministico, origine della vita, finalismo, teleonomia, principio antropico e, nel mondo delle scienze dell'uomo, questioni attualissime come il significato dei simboli.

I riferimenti a fatti e teorie scientifiche anche le più recenti sono costanti e rigorosi, ma il fascino dell'opera sta nel fatto che, pur seguendo il preciso filo conduttore della metafora della danza, secondo cui nell'universo regna un'armonia in continuo cambiamento, simile all'armonia di una danza, l'autore svolge un discorso che a momenti è divulgazione scientifica, a momenti è riflessione sulla natura o sulla storia della scienza, a momenti tocca il posto dell'uomo nell'universo, e a momenti sosta sul mondo dell'esoterico, come nei capitoli sulla magia e sull'alchimia. La varietà degli argomenti trattati non pregiudica l'unità del discorso, perché mette in luce aspetti diversi dell'armonia del mondo nello spazio e nel tempo. L'universo appare alla scienza di oggi come una rete di relazioni, anzi di comunicazione fra tutte le cose non viventi e viventi, dal più semplice atomo alle galassie, dai microrganismi all'uomo, cui ben si conviene la metafora della danza. La danza infatti per struttura e proprietà ha un carattere dinamico, prevede un moto continuo e progressivo,ma non disordinato, anzi ha regole d'insieme e regole per ciascun danzatore con reciproche interazioni, e nel contempo riconosce libertà di movimento ai danzatori, al cui numero non ammette limiti. Accetta anche variazioni casuali che però contribuiscono all'armonia sempre nuova della danza stessa. Non è questo il modo di comportarsi, per esempio, del sistema Terra, che alcuni considerano addirittura come organismo vivente (Gaia)?

Dopo gli ultimi capitoli che si interrogano su ciò che la scienza può dire riguardo a questioni molto generali, come natura della vita, mente e anima, e sulla differenza tra argomentazione scientifica e argomentazione religiosa, il libro si chiude con un suggestivo congedo in cui la contemplazione della natura consegue effetti rasserenanti, ma nel contempo si fa sorgente di nuove domande, soprattutto della ricerca di senso, giacché «la scienza ha dato un imprevisto sostegno all'idea che la raltà "intramondana" non è sufficiente per i bisogni psicologici dell'uomo», anche se lei, la scienza stessa, non è in grado di rispondere.

Completa il libro una ricchissima, molto utile bibliografia. L'opera, scritta con notevole spirito di apertura e varietà di stile e di registri, impreziosita da raffinati richiami letterari, si fa leggere con vivo interesse e si raccomanda a tutti coloro che si occupano di scienza e anche a coloro che si interrogano sul senso delle scoperte scientifiche e del vivere umano. Una nota finale. In piena corrispondenza con il contenuto l'editore ha posto in copertina un'immagine della danza dei dervisci, un rito islamico-persiano dal forte simbolismo cosmico, che risale a Rûmî, mistico del XIII secolo: «Quando nella danza dei mawlawis i dervisci al suono del flauto di canna si lanciano in volteggi, è il roteare dei pianeti, come di tutto ciò che si muove nella natura, che essi vogliono simboleggiare [...]. Nella danza stendono le braccia come ali, la mano destra rivolta verso il cielo per raccogliere la grazia, la mano sinistra verso la terra, per diffondervi quella grazia che ha attraversato il loro cuore […]. E danzando intorno a se stessi, ruotano intorno alla sala: questo moto rappresenta l'unione nella pluralità, e pure il cerchio dell'esistenza, dalla pietra all'uomo, ed è anche figura della legge dell'universo [...].» (Rûmî, Le Chant du Soleil, La Table Ronde, Paris 1997).