L'articulation du sens

Jean Ladrière (1921-2007) è stato un filosofo e logico belga, professore all’Università cattolica di Lovanio. Nei due volumi che compongono la raccolta di saggi intitolata L’articulation du sens, l’A. illustra un percorso che, partendo dall'analisi del linguaggio della fede, vuole comprenderne il significato semantico e pragmatico. Tra i punti di riferimento di questo progetto, particolare risalto hanno il pensiero del Wittgenstein delle Ricerche Filosofiche e la riflessione di J.L. Austin: Ladrière infatti considera la fede come caratteristica della “forma di vita” cristiana e le sue espressioni, comprensibili e trasmissibili, come specifici “atti linguistici”, analizzabili grazie agli strumenti messi a punto dalla filosofia del linguaggio contemporanea. Nel primo volume, “Discorso scientifico e linguaggio della fede”, l’A. dimostra la specificità del linguaggio della fede rispetto alle altre forme di linguaggio, particolarmente quello scientifico e quello filosofico, e ne evidenzia i criteri di verità e interpretativi. Nel secondo volume, “I linguaggi della fede”, Ladrière affronta tradizionali questioni teologiche legate ai concetti di esistenza, creazione e avvenimento e studia il linguaggio teologico e liturgico analizzandolo secondo le categorie della pragmatica. L’opera si giova di un approccio proveniente dalla “svolta linguistica” che ha caratterizzato il Novecento, interrogandosi sulla fede non a partire dalla soggettività o dalla riflessione sull’esperienza ma prendendo in considerazione primariamente gli enunciati, vale a dire le forme oggettivate e condivise che la fede assume in campo linguistico. D’altra parte, l’approccio linguistico è soltanto il punto di partenza e l’A. stesso sottolinea che l’indagine sulla fede non può non travalicare l’analisi degli enunciati, aprendosi a una riflessione sull’uomo, sulla natura, sul fenomeno religioso, sul senso dell’esistenza. Come si legge nella prefazione (Avant propos): «tentare di conoscere la fede attraverso le forme linguistiche che essa si dà, non vuol dire ridurla al semplice funzionamento di un sistema di regole particolari ma concedersi l’opportunità di scoprire, nell’oggettività di un dispositivo produttore di senso, la traccia della struttura costitutiva di una esperienza» (p. III).