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Fede e cultura scientifica

Gualberto Gismondi

EDB,
Bologna 1993
Anno di edizione originale: 1993
ISBN: 9788810208038

Il saggio di Gualberto Gismondi, teologo francescano dalla lunga esperienza nell’evangelizzazione e nell’inculturazione, professore nelle Università pontificie romane, affronta la questione dei rapporti fra teologia e scienze, proseguendo oltre il necessario chiarimento epistemologico per accedere al tema dell’unità dell’esperienza intellettuale e cercando di soddisfare l’aspirazione all’unità del sapere. È una modalità di approccio importante quando non si tratta più solo del confronto concettuale fra discipline bensì di evangelizzazione. L’A. si rivolge ad un pubblico vasto: dagli studenti del ramo, ai professionisti interessati di campo scientifico, ai professori di scuola secondaria, che possono trovarvi un utile sussidio didattico, grazie anche al lessico finale e a varie note complementari. Lo studio, ordinato e di agile lettura, si distingue per la copiosa documentazione bibliografica e l’accuratezza nella scelta delle fonti. Inizia con un’analisi socio-culturale, basata soprattutto sulla ricerca di A. Ardigò e F. Garelli Valori, Scienza e Trascendenza (Torino 1989) sui caratteri ed i mutamenti della mentalità scientifica contemporanea, per meglio comprendere il bagaglio intellettuale dell’odierno interlocutore dell’evangelizzatore. Successivamente, l’A. espone il panorama epistemologico delle scienze naturali, evidenziando le aperture, dovute alle evoluzioni novecentesche, ad un’immagine della scienza più consapevole di non possedere al suo interno la causa dei suoi stessi fondamenti e di dover accedere a livelli di intelligibilità superiori al solo empirismo. Si passa quindi a discuterne i rapporti con le scienze umane per introdurre la tesi principale: l’attività scientifica è attività della persona umana, perciò costitutivamente aperta alla richiesta di senso e all’esperienza religiosa. È quindi dedicata particolare attenzione all’esperienza scientifica come partecipazione alla percezione dell’Assoluto, mediante una certa esperienza dei fondamenti e del sacro, fattori che ribadiscono il carattere personalista della ricerca scientifica. Il volume si conclude col tema del dialogo, offrendo degli spunti che potrebbero favorire l’evangelizzazione della cultura scientifica. Sottolineiamo ora alcuni temi rilevanti. In primo luogo, la necessità, per comprendere la mentalità scientifica, di rivolgersi all’esperienza degli operatori scientifici e, solo in fase riflessa, alla filosofia della scienza, per riceverne un’immagine più realista. Altrettanto vale per i rapporti fra scienza, divulgazione scientifica e tecnologia. Spesso, ostacola il dialogo l’affidamento dell’immagine dell’attività scientifica nel tessuto sociale alle ultime due. In secondo luogo, l’incoraggiamento, nella cultura scientifica, delle spinte ad una nuova unità del sapere. La separazione fra la propria esperienza scientifica e professionale e i significati è spesso avvertito con disagio e, per il cristiano, costituisce la premessa del fideismo, facilmente camuffato con un falso spiritualismo. Infine, l’attenzione all’esperienza scientifica come attività capace di cercare la verità e di formulare domande coinvolgenti la sfera religiosa. Ribadire la capacità della scienza di segnalare domande ultime nel terreno della natura è decisiva con l’attuale post-modernità, che chiude le richieste di senso, ove persistano, nell’esperienza mutevole della soggettività individuale. L’A. pare associare la nuova immagine della scienza principalmente al chiarimento dovuto all’ermeneutica e alla fenomenologia, alle quali pare affidare un ruolo guida nel dialogo fra umanesimo e scienze e, quindi, fra religione e scienze. In parte, però, tale chiarimento resterà sempre debitore della metafisica, il cui ruolo, nel suo senso proprio di scienza dell’essere incondizionato, è insostituibile. Un esempio di buona coesistenza di tali metodologie giunge dalle riflessioni di Giovanni Paolo II per il mondo della cultura e delle scienze, dove alla fenomenologia è spesso affiancato il meglio del pensiero classico; virtualità che l'A.  conosce anche se non le impiega in modo sistematico.