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Fini naturali. Storia e riscoperta del pensiero teleologico

Robert Spaemann, Reinhard Löw

Ares,
Milano 2013
pp. 464
Anno di edizione originale: 2005
ISBN: 9788881555734

Il libro è fra le opere più significative di Robert Spaemann, uno dei maggiori filosofi del Novecento. L’intento teoretico del testo è quello di eliminare il pregiudizio per cui osservare i processi naturali sotto l’aspetto del loro orientamento ad un fine sarebbe sterile; perdendo infatti il nesso tra fine e bene, non possiamo conoscere quali mezzi siano utili alla nostra vita. La nostra epoca è, infatti, caratterizzata da “un’eclisse dei fini” che produce una perdita di libertà privandoci di criteri oggettivi capaci di arginare lo scatenarsi illimitato di desideri soggettivi. Solo l’esistenza di un fine naturale della vita rende possibile che l’agire umano resti compatibile con gli scopi degli individui. Al lettore è proposta una pregevole sintesi storico-teoretica che costituisce una vera e propria chiave di lettura di tutto il pensiero occidentale, dalle origini greche fino ai nostri giorni. Il tema della teleologia si presta costitutivamente a tale ruolo, non solo per essere stato continuamente oggetto di indagine nel corso dei millenni, ma poiché solo l'orizzonte finalistico permette di fondare sensatamente e senza vacui nominalismi la tipica domanda occidentale “perché?”, sia nell'ambito del vivente, sia, più in generale, nella dinamica dei processi naturali. Il passo decisivo verso la deteleologizzazione della natura è visto poi da Spaemann in quella lettura del darwinismo che, quale motore dell’evoluzione biologica, interrompe l’interpretazione causale-meccanica dei fenomeni naturali, determinando una decisiva spinta alla vasta espansione delle teorie positiviste in tutti i settori del sapere e della prassi. I capitoli terminali dell'opera sono dedicati ad una critica puntuale delle argomentazioni relative ai tentativi operati nell'ultimo secolo e mezzo di estromettere dalla scienza ogni riferimento alla finalità; in particolare Spaemann si sofferma estesamente sul paradosso novecentesco riguardante l'introduzione del concetto di teleonomia: finalizzato all'eliminazione degli scrupoli verbali sollevati dalla ovvia necessità di utilizzare espressioni teleologiche nella descrizione dei fenomeni connessi alla vita (il problema linguistico), tale concetto rappresenterebbe il paradigma dell'approccio contemporaneo, caratterizzato non più dall'atteggiamento contemplativo dell'uomo, ma dalla volontà di dominio della natura, in una visione ormai globalmente sistemica dei processi naturali e del vivente declinata secondo l'orientamento meccanicistico. Per Spaemann è ineludibile l'impronta umana nella conoscenza, nell'azione e nella relazione con l'altro, ma proprio per questo il finalismo non potrà mai essere estromesso da alcuna scienza, alla quale, comunque, nessuno dovrebbe togliere la pretesa di affermare verità.