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Selezione di testi sul Libro della Natura

Bonaventura da Bagnoregio
1221-1274

     

«Secondo l’Apostolo, sin dalla creazione del mondo, i suoi attributi invisibili sono stati compresi e percepiti in ciò che ha creato, come se questo mondo sensibile fosse un libro pubblico, in cui tutti sono in grado di leggere la sapienza di Dio».

«Invisibilia Dei, apostolo teste, a creatura mundi per ea quae facta sunt intellecta conspiciuntur, et est velut communis quidam liber et catena ligatus sensibilis mundus iste, ut in eo sapientiam Dei legat quicumque voluerit»

Sermones, De Diversis, IX, 1

«La ragione, poi, per intendere le cose predette è questa: poiché, nel rendersi conoscibile a noi attraverso la Scrittura e attraverso il creato, il primo principio si manifesta per mezzo del libro del creato come principio effettivo, per mezzo del libro della Scrittura come principio riparativo; e poiché il principio riparativo non può essere conosciuto, se non si conosce anche l’effettivo, di conseguenza la sacra Scrittura, sebbene tratti principalmente delle opere della riparazione, deve trattare nondimeno dell’opera della creazione, in quanto conduce alla conoscenza del primo principio efficiente e riparante; e dunque la conoscenza stessa è sublime e salutare: sublime, perché è conoscenza del principio effettivo, che è Dio creatore; salutare, perché è conoscenza del principio riparativo, che è Cristo salvatore e mediatore»

 

«Ratio autem ad intelligentiam praedictorum haec est: quia, cum primum principium reddat se nobis cognoscibile et per Scripturam et per creaturam, per librum creaturae se manifestat ut principium effectivum, per librum Scripturae ut principium reparativum; et quia principium reparativum non potest cognosci, nisi cognoscatur et effectivum: ideo sacra Scriptura, licet principaliter agat de operibus reparationis, agere nihilominus debet de opere conditionis, in quantum tamen ducit in cognitionem primi principii efficientis et reficientis»

 

Breviloquium, Pars II, cap. 5 [tr. it. Opere di san Bonaventura, a cura di J.Guy Bougerol, C. Del Zotto e L. Sileo, Città Nuova, Roma 1996, vol. II, pp. 98-99].

 

«Il primo principio fece questo mondo sensibile per manifestare se stesso, cioè perché per suo mezzo, come per mezzo di uno specchio e di un vestigio, l’uomo fosse ricondotto ad amare e a lodare Dio creatore. e conformemente a questo, vi è un duplice libro, ovvero l’uno scritto interiormente, che è l’eterna arte e sapienza di Dio; e l’altro scritto esteriormente, ovvero il mondo sensibile. Pertanto, poiché c’era una creatura che aveva il senso interno per la conoscenza del libro interiore, come l’Angelo; e un’altra che aveva tutto il senso rivolto completamente all’esterno, come un qualunque animale bruto; perché l’universo fosse perfetto dovette essere fatta una creatura che fosse fornita di questo duplice senso per la conoscenza del libro scritto interiormente ed esteriormente, cioè della Sapienza e della sua opera. E poiché Cristo l’eterna Sapienza e la sua opera sono compresenti in una sola persona, Egli è chiamato libro scritto dentro e fuori per la redenzione del mondo.»

«Primum Principium fecit mundum istum sensibilem ad declarandum Se ipsum, videlicet ad hoc, quod per illum tamquam per speculum et vestigium reduceretur homo in Deum artificiem amandum et laudandum. Et secundum hoc duplex est liber, uno scilicet scriptus intus, qui est aeterna Dei ars et sapientia; et alius scriptus foris, mundus scilicet sensibilis. Cum igitur esse una creatura, quae sensum habebat intus ad cognitionem libri interioris, ut Angelus; et alia, quae totum sensum habebat foris, ut quodlibet animal brutum: ad perfectionem  universitatis debuit fieri creatura, quae hoc sensu duplici esse praedita ad cognitionem libri scripti intus et foris, id est Sapientiae et sui operis. Et quia in Christo simul concurrit  aeterna Sapientia et eius opus in una persona; ideo dicitur liber scriptus intus et foris ad reparationem mundi»

Breviloquium, Pars II, cap. 11 [tr. it. in ibidem, p. 119] 

«Da quanto detto, poi, si può concludere che il mondo creato è come un libro, in cui la Trinità creatrice riluce, è rappresentata ed è letta secondo un triplice grado  di espressione, cioè a modo di vestigio, d’immagine e di similitudine: così che la relazione di vestigio si trova in tutte le creature; la relazione di immagine solo in quelle intellettuali; la relazione di similitudine solo in quelle deiformi; da questi modi di espressine l’intelletto umano per natura ascende gradualmente, come per i diversi gradini di una scala, fino al sommo principio che è Dio»

«Ex praedictis autem colligi potest, quod creatura mundi est quasi quidam liber, in quo relucet, repraesentatur et legitur Trinitas fabricatrix secundum triplicem gradum expressionis, scilicet per modum vestigii, imaginis et similitudinis; ita quod ratio vestigii reperitur in omnibus creaturis, ratio imaginis in solis intellectualibus seu spiritibus rationalibus, ratio similitudinis in solis deiformibus; ex quibus quasi per quosdam scalares gradus intellectus humanus natus est gradatim ascendere in summum principium, quod est Deus»

Breviloquium, Pars II, cap. 12 [tr. it. in ibidem, p. 123]

«[14] Sia la ragione sia la fede conducono alla considerazione di questi splendori esemplari. ma vi è anche un ulteriore triplice aiuto per raggiungere le ragioni esemplari; ed è l’aiuto della creatura sensibile, l’aiuto della creatura spirituale, e l’aiuto della Scrittura sacramentale, che contiene i misteri. Riguardo al mondo sensibile, tutto il mondo è ombra, via, vestigio; ed è il libro scritto di fuori. Infatti in ogni creatura rifulge l’esemplare divino; ma rifulge permisto alla tenebra; ed è come una certa opacità mista alla luminosità. Inoltre tutto il mondo è anche una via che conduce nell’esemplare. Come tu puoi osservare che un raggio di luce che entra attraverso una finestra viene diversamente colorato a seconda dei diversi colori delle diverse parti; così il raggio divino rifulge in modo diverso nelle singole creature e nelle diverse proprietà. È detto nella Sapienza: Nelle sue vie si manifesta [Sap 6,16]. Ancora, il mondo è vestigio della sapienza di Dio. Onde la creatura non è che un certo simulacro della sapienza di Dio, e quasi una certa scultura. E da tutto questo il mondo risulta come un libro scritto al di fuori. [15] Quando, dunque, l’anima mira queste cose, le sembra che si dovrebbe passare dall’ombra alla luce, dalla via alla meta, dal vestigio alla verità, dal libro alla vera scienza che è in Dio. Leggere questo libro è possibile solo agli uomini di altissima contemplazione; ma non è possibile ai filosofi naturali, che conoscono solo la natura delle cose; ma non la riconoscono come vestigio».


«Ad hoc splendores exemplares ratio ducit et fides. Sed ulterius triplex est adiutorium ad surgendum ad exemplares rationes, creaturae scilicet sensibilis, creaturae spiritualis, Scripturae sacramentalis, quae continent mysteria. Quantum ad primum, totus mundus est umbra, via, vestigium et est liber scriptus forinsecus. In qualibet enim creatura est refulgentia divini exemplaris, sed cum tenebra permixta; unde est sicut quaedam opacitas admixta lumini. Item est via ducens in exemplar. Sicut tu vides, quod radius intrans per fenestram diversimode coloratur secundum colores diversos diversarum partium; sic radius divinus in singulis creaturis diversimode et in diversis proprietatibus refulget; in Sapientia: in viis suis ostendit se [cf. Sap 6,16]. Unde creatura non est nisi sicut quoddam simulacrum sapientia Dei et quoddam sculptile. Et ex his omnibus est quidam liber scriptus foris. [XII, 14]. Quando enim anima videt haec, videtur sibi quod deberet transire ab umbra ad lucem, a via ad terminum, a vestigio ad veritatem, a libro a scientiam veram, quae est in Deo. Hunc librum legere est altissimorum contemplativorum, non naturalium philosophorum, quia solum sciunt naturam rerum, non ut vestigium [XII, 15].

Collationes in Hexämeron, XII, 14-15 [tr. it.: La sapienza cristiana. Le collationes in Hexaemeron, a cura di V. Cherubino Bigi e I. Biffi, Jaca Book, Milano 1985, pp. 175-177]

«È certo che l’uomo non decaduto aveva cognizione delle cose create, e, mediante la loro rappresentazione si portava in Dio per lodarlo, venerarlo, amarlo. Per questo sono appunto le creature, e pertanto così si riconducono in Dio. Ma l’uomo, decadendo a causa del peccato, perdette questa cognizione e non vi era più chi riconducesse le cose in Dio. Onde questo libro, cioè il mondo, era come morto e cancellato. Si rese pertanto necessario un altro libro, mediante il quale il libro del mondo fosse illuminato, e che accogliesse le metafore delle cose. Ora la Scrittura è proprio questo libro che pone le similitudini, le proprietà e le metafore delle cose, scritte nel libro del mondo. Pertanto, il libro della Scrittura è restauratore di tutto il mondo, per conoscere, lodare e amare Dio»

«Certum est quod homo stans habebat cognitionem rerum creturarum et per illarum repraesentationem ferebatur in Deum ad ipsum laudandum, venerandum, amandum; et ad hoc sunt creaturae et sic reducuntur in Deum. Cadente autem lumine, cum amississet cognitionem, non erat qui reduceret eas in Deum. Unde iste liber, scilicet mundus, quasi emortuus ed deletus erat; necessarius autem fuit alis liber, per quem iste illuminaretur, ut acciperet metaphoras rerum. Hic autem liber est Scripturae, qui ponit similitudines, proprietates et metaphoras rerum in libro mundi scriptarum. Liber ergo Scripturae reparativus est totius mundi ad Deum cognoscendum, laudandum, amandum»

Collationes in Hexäemeron, XIII, 12 [tr. it. in ibidem, pp. 183-184]

«La bellezza delle cose, secondo la varietà delle luci, delle figure e dei colori nei corpi semplici, misti e organici, come nei corpi celesti e nei minerali, come nelle pietre e nei metalli nelle piante e negli animali, depone chiaramente a favore dei tre predetti attributi. La pienezza delle cose, secondo cui la materia è ricolma di forme a causa delle ragioni seminali, e la forma è ricca di attività potenziali, e la potenza è piena di effetti secondo l'esercizio della sua attività, conduce alla stessa conclusione. L'operazione molteplice, o naturale o artificiale o morale, ci mostra, con la sua ricchissima varietà, l'immensità di quella virtù, arte e bontà che è per tutte le cose "causa dell'essere, ragione d'intendere e ordine nell'agire". L'ordine, infine, delle cose rispetto alla loro durata, alla loro posizione e al loro influsso, cioè rispetto al prima e al poi, al superiore e all'inferiore, al più nobile e al più ignobile, presente nel libro della natura, manifesta chiaramente il primato, l'eccellenza e la dignità dell'infinita potenza di Dio; l'ordine che si riscontra nelle leggi, nei precetti e nei giudizi della Sacra Scrittura rimanda chiaramente all'immensità della sapienza; l'ordine poi dei sacramenti divini, delle grazie e delle ricompense nel corpo della Chiesa richiama l'immensità della bontà, sicché l'ordine ci conduce come per mano in maniera evidentissima al [Principio] primo e sommo, potentissimo, sapientissimo e ottimo».

«Pulchritudo autem rerum secundum varietatem luminum, figurarum et colorum in corporibus simplicibus, mixtis et etiam complexionatis, sicut in corporibus caelestibus et mineralibus, sicut lapidibus et metallis, plantis et animalibus, tria praedicta [potentia, sapientia et bonitas Dei] evidenter proclamat. Plenitudo autem rerum, secundum quod materia est plena formis secundum rationes seminales; forma est plena virtute secundum activam potentiam; virtus est plena effectibus secundum efficientiam, id ipsum maniteste declarat. Operatio multiplex, secundum quod est naturalis, secundum quod est artificialis, secundum quod est moralis, sua multiplicissima varietate ostendit immensitatem illius virtutis, artis et bonitatis, quae quidem est omnibus "causa essendi, ratio intelligendi et ordo vivendi". Ordo autem secundum rationem durationis et influentiae, scilicet per prius et posterius, superius et inferius, nobilius et ignobilius, in libro creaturae insinuat manifeste primi principii primitatem, sublimitatem et dignitatem quantum ad infinitatem potentiae; ordo vero divinarum legum, praeceptorum et iudiciorum in libro Scripturae immensitatem sapientiae; ordo autem divinorum Sacramentorum, beneficiorum et retributionum in corpore Ecclesiae immensitatem bonitatis, ita quod ipse ordo nos in primum et summum, potentissimum, sapientissimum et optimum evidentissime manuducit».

Itinerarium mentis in Deum, I, 14 [tr. it. di S. Martignoni e O. Todisco, Città Nuova, Roma 2000, pp. 50-51]

«Per capirlo, dobbiamo notare che, per rendere veramente credibili le fondamenta della fede cristiana, e affinché rimanga salda, abbiamo bisogno di tre testimonianze, attraverso le quali siamo guidati per mano verso la fede, siamo sostenuti ed elevati. Questa triplice testimonianza, ci è fornita da tre libi, il Libro delle Creature, il Libro delle Scritture e il Libro della Vita. Il primo libro fornisce una testimonianza potente, il secondo una più potente e il terzo una molto potente».

«Ad cuius intelligentiam notandum quod cum illum verum credibile sit fundamentum totius fidei christianae, ad hoc, ut illud fundamentum maneat inconcussum, triplex habet testimonium, per quod ad istud credendum manuducimur, astringimur et levamur. Hoc autem triplex testimonium attenditur secundum triplicem librum, qui est liber creaturae, liber Scripturae et liber vitae. Primus liber dat testimonium efficax, secundum dat testimonium efficacius, tertius vero efficacissimum»


Quaestiones disputatae de Mysterio Trinitatis, q. I, a. 2, conclusio.

«Se vogliamo contemplare le cose spirituali, dobbiamo prendere la croce come se fosse un libro dal quale siamo stati istruiti; di questo libro si parla nel Deuteronomio: Prendete questo libro della legge e mettetelo a fianco dell’arca dell’alleanza del Signore [cf. Dt 31,26]. La beata Vergine è chiamata arca dell’alleanza del Signore, in cui tutto l’arcano è serbato. Cristo è il libro della Sapienza, che è scritto dentro al Padre, come viene dalla potenza di Dio, e fuori quando ha assunto una forma corporea. Tuttavia, questo libro era aperto sulla croce, ed è questo libro che dobbiamo leggere per comprendere le profondità della sapienza di Dio».

«Si volumus spiritualia contemplari, oportet tollere crucem ut librum; quo erudiamur; de quo libro in Deuteronomio: Tollite librum istum et ponite eum in laterae arcae foederis Domini [cf. Dt 31,26]. Arca foederis Domini est beata Virgo, in qua omnia arcana sunt recondita. Liber sapientiae est Christus, qui scriptus est intus apud Patrem, cum sit ars onnipotentis Dei; et foris, quando carnem assumpsit. Iste liber non est apertus nisi in cruce; istum librum debemus tollere, ut intellegamus arcana sapientiae Dei»

Sermones de Tempore, Feria VI in Parasceve, sermo II, n. II