Luogo di questa elegia del creato proposta da Cirillo di Gerusalemme (313-386) non è un commento alla Scrittura, come abituale ad esempio negli Esameroni, bensì una catechesi battesimale, rivolta ai catecumeni o ai neofiti, sebbene sulla scia della pagina iniziale della Genesi. Con singolare vivacità, Cirillo invita a considerare l’importanza di ogni elemento della creazione, anche quelli che sembrano a prima vista inutili o poco convenienti. Ogni cosa svolge il suo ruolo nei piani di Dio. Chiara, nell’Autore, la convinzione che per una retta conoscenza del Creatore è necessaria una altrettanto retta e approfondita conoscenza delle sue creature. La contemplazione delle creature muove infatti alla lode del Creatore e può essere impiegata come un libro per contrastare la posizione degli eretici, quando questi “bestemmiano contro l’Artefice sapiente e buono”.
2. Conosciamo il Creatore attraverso le creature
Se non è possibile vedere la natura divina con gli occhi di carne, è possibile immaginarsi la potenza divina del Creatore a partire dalle sue opere. Lo dice Salomone: «Difatti dalla grandezza e dalla bellezza delle creature per analogia si conosce l’autore» [Sap 13, 5]. Non dice semplicemente che dalle creature si conosce l’autore, ma aggiunge «per analogia». Dio ci si rivelerà infatti tanto più grande, quanto più contemplativamente noi guarderemo alle sue creature; e quanto più il nostro cuore si eleverà nella contemplazione, tanto più alta si farà l’immagine che ci faremo di Dio.
3. Dio è incomprensibile, ma anche il creato è un mistero
Vuoi conoscere argomenti comprovanti l’incomprensibilità della natura divina?. Lo provano i tre fanciulli che lodarono il Signore nella fornace ardente dicendo: «Benedetto sei tu che guardi gli abissi e siedi sopra i cherubini» [Dn 3, 55]. Vedi di che natura siano i cherubini, e poi vedrai quale sia la natura di chi siede sopra di essi! Eppure Ezechiele nei limiti del possibile ne fece la descrizione, dicendo: «Ciascuno ha quattro facce, la prima d’uomo, la seconda di leone, la terza d’aquila e l’ultima di vitello; ciascuno ha sei ali e ha occhi da ogni parte; al di sotto ognuno ha una ruota quadripartita» [ Cf. Ez 1, 6-15; Is 6, 2; Ap 7, 8.]. Ma nonostante queste descrizioni da lui fatte, noi non riusciamo a farcene un’idea esatta. Se non comprendiamo cosa sia il trono che descrive il profeta, come riusciremo a comprendere chi sia colui che vi sta assiso, che è invisibile, misterioso? Non è possibile farsi un’idea della natura divina, è possibile soltanto a lui innalzare lodi per le opere che egli ha fatto e che sono sotto i nostri occhi.
4. Perché nel credo rinnoviamo la professione di fede nel Creatore
Poiché seguendo nelle nostre istruzioni l’ordine degli articoli di fede siamo venuti al punto, diciamo perché professiamo: «Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili». Recitiamo questo articolo allo scopo di tenere presente che il Padre del nostro Signore Gesù Cristo è lo stesso Creatore del cielo e della terra, e anche al fine di premunirci contro le deviazioni di quegli eretici che con empia temerarietà hanno detto male dell’artefice sapientissimo di questo universo. Essi lo vedono con gli occhi della carne ma sono privi di quelli dello spirito.
5. Creatore sapientissimo del fuoco e dell’acqua
Che cosa hanno da criticare nell’opera immensa che Dio ha creata? Contemplando la volta del cielo dovrebbero pur rimanere ammirati! Non si può non adorare Colui che dalle acque naturalmente fluide innalzò a mo’ di cupola [Cf. Is 40, 22] questa stabile struttura del cielo! Di fatto bastò che Dio dicesse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque» [Gen 1, 6.] che Dio lo dicesse una sola volta, e il firmamento rimase stabile, non crolla. Inoltre per questo firmamento tratto dalle acque scorrazzano il sole, la luna e gli astri fatti di fuoco. Ma come mai corpi fatti di fuoco corrono su un altro corpo tratto dall’acqua? Qualcuno potrebbe dubitarne, perché fuoco e acqua sono elementi di opposta natura; ma ricordi il fuoco che in Egitto ai tempi di Mosè bruciò tra la grandine [Cf. Es 9, 23], per ammirare con quanta sapienza Dio abbia creato il mondo. Trasse infatti il cielo dalle acque e lo ubicò in alto, perché alla terra che in seguito doveva essere coltivata non venisse a mancare l’acqua. Strutturò il cielo in modo che dall’alto fosse naturalmente disponibile a piovere le sue acque sulle regioni della terra che ne avessero bisogno.
6. Creatore e ordinatore del sole e dei tempi
E che? Chi innalza lo sguardo verso il sole può non ammirarne il modo con cui è regolato? Al suo primo apparire infatti può sembrare una cosa di poco conto [Cf. Sir 43, 2], mentre di fatto ha una potenza veramente grande. Esso ci dà luce da quando spunta in Oriente fino a che tramonta in Occidente. Quando il Salmista dice che esso sorge al mattino «come sposo dal talamo», dà un’immagine dei suoi raggi temperati che non offendono gli occhi degli uomini al suo sorgere, perché al suo apparire «come uno sposo» lo troviamo piacevole; solo quando dirige i suoi cavalli verso mezzogiorno per lo più ci ripariamo dai suoi raggi infuocati. Osserva soprattutto il modo in cui esso si regola, benché non sia il sole ad assegnare la regola ma Colui che gli ha definito il corso da seguire. D’estate, innalzandosi, prolunga le giornate per dare agli uomini più tempo per lavorare; d’inverno invece accorcia il suo corso non certo per allungare il tempo del freddo, ma perché le notti facendosi più lunghe cooperino con gli uomini favorendone il riposo e con la terra favorendone la fruttificazione. Osserva anche l’armonia con cui i giorni si equilibrano tra di loro: d’inverno si accorciano e d’estate si allungano, in primavera e in autunno si gratificano l’un l’altro perseguendo parità di lunghezza. Alla stessa maniera si regolano le notti. Lo dice il Salmista: «Il giorno al giorno affida il messaggio, e la notte alla notte trasmette notizia» [Cf. Sal 19 (18), 3.]. Giorni e notti con il loro ordinato procedere all’unisono gridano agli eretici che non vi è altro Dio al di fuori del Creatore di tutte le cose che ad esse ha dato regola e ordine. Ma gli eretici non hanno orecchie.
7. Dio creò anche le tenebre, utili al corpo e all’anima
Opponiamoci tutti a quanti blaterano che uno è il creatore della luce e un altro l’autore delle tenebre; ricordiamoci infatti di quel che disse Isaia: «Io sono il Dio creatore della luce e creatore delle tenebre» [Is 45, 7.]. Perché detesti e mal sopporti, o uomo, il tempo che ti è stato elargito per il riposo? Il servo non otterrebbe momento di pausa dai suoi padroni, se le tenebre non li costringessero a dargliela. Quanto spesso il sonno notturno ristabilisce le forze stremate dalle fatiche del giorno? Quante volte uno, spossato dalle fatiche del giorno precedente, dopo aver riposato la notte sente d’aver riacquistato al mattino tutte le sue forze? Ma anche per l’acquisto della sapienza, v’è cosa più utile della notte? Allora spesso ci rappresentiamo al vivo le cose di Dio, allora noi leggiamo e meditiamo la parola divina. E in qual altro tempo al di fuori della notte il nostro spirito si trova meglio disposto alla salmodia e all’orazione? In qual altro tempo al di fuori della notte ci torna con più frequenza il ricordo dei nostri peccati? Non ci capiti dunque la disgrazia di accettare di credere in un altro creatore della notte.
8. L’ordine fascinoso dal Creatore disposto nel cosmo
Gli eretici dovrebbero ammirare stupiti non soltanto la struttura del sole e della luna, ma anche i cori ordinati degli astri e il loro libero errare per le vie del cielo, il sorgere di ciascuno a suo tempo per indicare gli uni l’estate e gli altri l’inverno, gli uni il tempo della semina e gli altri l’inizio della navigazione; anche dall’imbarcazione dove se ne starà adagiato solcando flutti sterminati, l’uomo guiderà la rotta guardando agli astri. Di essi infatti dice bene la Sacra Scrittura: «Servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni» [Gen 1, 14.. Non disse per le fandonie dell’astrologia e degli oroscopi! Guarda con quanta benevolenza Dio ha graduato per noi la luce del giorno! Fece che i nostri occhi non vedessero immediatamente levarsi il sole in tutto il suo splendore, lo fece precedere da una debole luce che predisponesse le nostre pupille alla irradiazione più piena della sua luce. Vedi come le tenebre della notte sono attenuate dal chiaro di luna!
9. Il Creatore diede proprietà diverse all’elemento acqua
Chi è il padre che manda le piogge? Chi ha generato le gocce di rugiada [Cf. Gb 38, 28.]? Chi condensa l’aria in nuvole e ordina ad esse di portare l’acqua? C’è uno che fa scendere le nubi dal settentrione colorate d’oro, che ora dà ai nembi una sola forma, ora li muta in cirri o in altre forme. Ma ci sarà un saggio capace di contare le nubi? In Giobbe leggiamo di fatto che «potrebbe distinguere le varietà delle nubi solo quel saggio che piegando il cielo alla terra sapesse contarne le nuvole sotto di lui senza squarciarne alcuna» [Cf. Gb 22, 14; 26, 8; 37, 16.22; 38, 28.37.]. Perché sulle nubi c’è tanta acqua, e le nuvole non si rompono quando piovono l’acqua con bell’ordine sulla terra. Chiedo ancora chi faccia uscire i venti dai loro depositi [Cf. Gb 38, 28.], e alla precedente domanda, chi ha generato le gocce di rugiada, aggiungo: chi, e da quale seno, generi il ghiaccio dalla natura di acqua e di pietra. L’acqua infatti che diventa talora neve simile a lana e tal altra nebbia obbediente a chi la sparge come cenere [Cf. Sal 148 (147), 5.16.], si trasforma pure in una sostanza simile a quella della pietra. Dio infatti maneggia l’acqua come vuole, avendola creata con una sola natura e molteplici proprietà: nelle viti con quella del vino, negli olivi con quella dell’olio che rende lucido il volto dell’uomo, nel grano con quella del pane che rinvigorisce il cuore dell’uomo [Cf. Sal 104 (103), 15], in ogni pianta con quelle d’ogni frutto creato.
10. Creatore sapientissimo del mondo vegetale e animale
Quale dev’essere il nostro comportamento davanti a queste opere del Creatore? Bestemmiarlo o piuttosto adorarlo? Finora non ho parlato delle opere in cui la sapienza del Creatore rimane come nascosta. Ma seguimi ora e guarda con me la primavera con i suoi fiori d’ogni specie, diversi benché simili: il rosso della rosa e il candore del giglio. Ma se realmente provengono dalla stessa pioggia e dalla stessa terra, chi li ha fatti così diversi? Osserva con quanta esattezza in un albero si distinguano benché provenienti dalla stessa sostanza le parti, alcune per fare ombra, altre per dare frutti – eppure uno solo è l’artefice –; come di un’unica vite parte andrà bruciata, parte si trasformerà in tralci, in foglie, in viticci, in grappoli. Ammira anche i duri e grossi nodi con cui l’Artefice ha inanellato la canna. Dalla medesima terra provengono rettili, belve e giumenti; legna, commestibili e oro; argento, bronzo e pietre. Dall’unica sostanza delle acque provengono sia la famiglia dei pesci che quella degli uccelli, la prima fatta per nuotare nell’acqua, la seconda per volare nell’aria.
11. Creatore sapientissimo del mare
«Ecco il mare spazioso e vasto: lì guizzano senza numero animali» [Cf. Sal 104 (103), 25]. Chi può descrivere la bellezza dei suoi pesci? Chi può dire quanto siano grandi i cetacei e come siano strutturati gli anfibi che possono vivere tanto sulla terra asciutta quanto dentro le acque? Chi potrebbe descrivere la profondità e la vastità del mare, ovvero l’impeto dei suoi flutti smisurati? Eppure se ne sta dentro i suoi limiti, perché gli fu detto: «Fin qui giungerai e non oltre, qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde» [Cf. Gb 38, 11.]. Infatti, quando il mare si ritira lasciando descritta sulle spiagge una traccia dei suoi flutti, questa mostra che gli è stato dato quel comandamento. Per chi l’osserva, la traccia testimonia che il mare non ha oltrepassato i suoi confini.
12. I comportamenti degli uccelli rivelano la sapienza del Creatore
Chi mai riuscirà a vedere quale sia precisamente la struttura degli uccelli dell’aria? Chi può descrivere come alcuni muovano armonicamente la lingua, altri tingano le penne con tanta varietà di colori, e altri si levino in volo per l’aria restandovi immobili? Così fa infatti, per divina disposizione, «lo sparviero immobile che ad ali spiegate guarda verso le regioni del sud» [Cf. Gb 39, 26.]. Chi tra gli uomini infine è capace di vedere fino a che altezza s’innalzi l’aquila [Cf. Gb 39, 27.] ? Non sei capace di renderti conto dell’altezza che sa raggiungere un uccello del tutto privo di ragione, e pretendi di renderti conto di Colui che ha creato l’universo?
13. Creatore d’un mondo animale armonicamente strutturato
Chi tra gli uomini conosce anche solo per nome tutti gli animali? Chi è capace di comprenderne la struttura naturale? Non conosciamo neppure il nome degli animali, e pretendiamo comprendere la natura di Colui che li ha creati? Bastò a Dio dare un solo ordine: «La terra produca animali selvatici e giumenti e rettili secondo la loro specie» [Gen 1, 24-25.]. Con questo solo comando da una sola fonte scaturirono diverse nature: quella della pecora tanto mansueta, quella del leone carnivoro; i viventi irragionevoli si comportano in modi diversi a imitazione dei liberi comportamenti degli uomini. Perciò presentano atteggiamenti simili: la volpe quelli dell’uomo astuto, il serpente quelli dell’uomo che colpisce col veleno l’amico, il cavallo che nitrisce quelli del giovane intemperante. La formica laboriosissima presenta comportamenti atti a stimolare l’indolente e il neghittoso. Perciò la Sacra Scrittura, per rimproverare uno che passava la gioventù nell’ozio, gliel’additò come maestra – un animale senza ragione! –, dicendogli: «Va’ dalla formica, o pigro; guarda, emulane i comportamenti e diventa più saggio di essa» [Cf. Pr 6, 6.]. Quando perciò vedi la formica che mette da parte a suo tempo il nutrimento, imitala e anche tu riponi i frutti delle opere buone per i secoli futuri. La Sacra Scrittura aggiunge: «Va’ dall’ape, e impara da quanto è laboriosa»[ Cf. Pr 6, 8.]. Come essa, volando su ogni sorta di fiori, ne raccoglie il miele a tua utilità, anche tu percorrendo le divine Scritture raccogli il miele della salvezza, sì che gustandone pienamente possa dire: «Quanto sono dolci alla mia gola le tue parole! Per la mia bocca sono migliori del miele e del favo» »[ Cf. Sal 119 (118), 103.].
14. Gli animali ci danno un’idea del Creatore
Non hai dunque motivo di lodare ancor di più il Creatore? Benché tu non conosca tutti gli animali cui Dio ha dato l’esistenza, puoi dunque pensare che egli non li abbia creati per uno scopo? Tu certo non puoi conoscere le virtù d’ogni pianta né i vantaggi che arreca ogni animale. Ma sai che dalle stesse vipere velenose proviene l’antitodo che salva la vita agli uomini. Mi dirai che il serpente è terribile, se temi il Signore potrà non nuocerti; che lo scorpione ferisce, se tu temi il Signore non ti colpirà; che il leone è avido di sangue, se temi il Signore si accovaccerà accanto a te come fece con Daniele »[ Cf. Dn 16, 18.]. Piuttosto sono da ammirare veramente le doti degli animali: lo scorpione ha come arma aculei forniti di pungiglione, certuni hanno la loro forza nei denti, altri combattono con le unghie, il basilisco ha la sua forza nello sguardo. Tanta varietà di doti create ti dia un’idea della potenza del Creatore.
15. La struttura dell’uomo rivela la sapienza del Creatore
Ma forse non sai nulla di quel che riguarda gli animali perché non credi di avere qualcosa in comune con essi. Rientra allora in te stesso, e a partire dalla tua natura fatti un’idea del suo artefice. Cosa trovi nel tuo corpo di strutturato in modo riprovevole? Se dominerai te stesso, da tutte le tue membra non ti potrà venire alcun male. In principio Adamo se ne stava nel paradiso nudo assieme ad Eva, ma non ne fu scacciato per via delle sue membra. Causa del peccato quindi non sono le membra, ma chi di esse si serve malamente. Il Creatore delle membra è sapiente!Chi ha preparato le cavità dell’utero per la procreazione dei figli? Chi ivi infonde l’anima nel seme inanimato? Chi ci intesse di tendini e ossa, vi sovrappone carne e pelle »[ Cf. Gb 10, 11.], e intanto fa scaturire dalle mammelle fonti di latte per il neonato? Come il bimbo crescendo si fa fanciullo, giovane e poi uomo, quindi diventa vecchio, senza che alcuno possa con esattezza avvertirne il mutamento giorno per giorno?Come mai poi parte del nutrimento diventa sangue, parte viene espulsa dagli intestini e parte si trasforma in carne? E ancora, chi dà al cuore un continuo movimento, e chi protegge gli occhi delicati con saggezza coprendoli per via delle palpebre come con un velo? Sulla struttura varia e mirabile degli occhi a malapena parlano infatti i voluminosi libri dei medici. Chi infine ci fa respirare distribuendo un solo soffio vitale per tutto il corpo? Puoi qui farti un’idea dell’Artefice, del sapiente Creatore.
16. Adoriamo il Creatore nelle sue creature
Questi gli argomenti che nella presente istruzione ho cercato di proporti, lasciandone tantissimi altri specie circa le cose incorporee e invisibili, allo scopo di farti rifuggire da coloro che bestemmiano contro l’Artefice sapiente e buono. Da quanto abbiamo detto o letto, e da quello di cui hai potuto tu stesso renderti conto o farti un’idea, sei risalito per via analogica dalla grandezza e bellezza delle creature alla contemplazione del Creatore [Cf. Sap 13, 5.]; ora piega devotamente le ginocchia davanti a lui autore di tutte le cose, sia materiali che spirituali, sia visibili che invisibili, e innalza a Dio il tuo inno con lingua grata e benedicente, con le labbra e con il cuore mai stanchi, dicendo: «Quanto sono mirabili, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con sapienza» [Sal 104 (103), 24.]. Perché a te spetta onore, gloria e magnificenza ora e per i secoli dei secoli. Amen.
Cirillo di Gerusalemme, Le Catechesi, trad. it. di Calogero Riggi, Città Nuova Editrice, Roma 1993, pp. 169-179.