Asimov è stato, senza ombra di dubbio, uno dei più grandi e prolifici scrittori di fantascienza e un importante divulgatore scientifico. Nell’anno del centenario della sua nascita, proponiamo ai nostri visitatori una riflessione sul rapporto tra realtà e fantascienza nei romanzi dello scrittore statunitense.
Isaac Asimov nacque in Bielorussia esattamente cento anni fa, il 2 gennaio 1920, da una famiglia ebraica che emigra negli Stati Uniti nel 1923, a Brooklyn. Il padre di Isaac prende in gestione un emporio di dolciumi e giornali ed è proprio tra quelle mura che il futuro scrittore iniziò ad appassionarsi di fantascienza, divenendo un lettore assiduo delle riviste che arrivavano all’emporio del padre. Si laurea in chimica e in filosofia e dopo l’esperienza nell’esercito durante la seconda guerra mondiale, esperienza che gli permetterà di partecipare al primo esperimento atomico del dopoguerra, a Honolulu. In seguito sarà docente di Chimica alla School of Medicine dell’Università di Boston e durante quegli anni inizia a pubblicare i primi romanzi fino a lasciare del tutto la professione accademica nel 1958 per dedicarsi interamente alla scrittura. La produzione letteraria di Asimov è vastissima, si parla di più di 500 romanzi scritti di suo pugno. Ciò che però colpisce maggiormente è la varietà delle sue produzioni, dalla fantascienza all’attività divulgativa. Dagli anni Sessanta in poi, Asimov si dedicherà sempre più all’attività di divulgazione scientifica, con l’intento di spiegare, attraverso libri e articoli, le leggi della chimica, della fisica e dell’astronomia al grande pubblico. Quest’ultimo aspetto sembra essere in netto contrasto con la sua principale attività di scrittore di romanzi di fantascienza, di narratore di mondi immaginari in un futuro lontano. È solo un apparente contrasto: la fantascienza, denominata in lingua inglese “science fiction” di cui scrive Asimov ha alla base la scienza, le leggi fisiche e matematiche e diventa, quindi, uno strumento efficacissimo per invogliare i giovani a intraprendere gli studi scientifici.
Ancora oggi Asimov è considerato uno dei più importanti scrittori di fantascienza. La fantascienza, secondo la definizione che ne danno i dizionari è “una letteratura di idee, che tende a interpretare con inquietanti, paradossali estrapolazioni la realtà contemporanea o che diviene critica, spesso angosciata, nei confronti dei limiti della ricerca scientifica più avanzata, premonitrice di catastrofi cosmiche o ecologiche. La narrativa diviene pretesto per allegorie parafilosofiche e metafore politico-sociali” (Voce fantascienza, Enciclopedia Treccani, 2018). Da questa definizione appare chiaro che la fantascienza sia principalmente una letteratura di idee, che prenda spunto dai limiti della ricerca scientifica per predire scenari di un futuro devastante per l’umanità intera. Paradossale come, invece, Asimov, considerato uno dei massimi scrittori di fantascienza abbia non solo raccontato di idee fantastiche ma abbia saputo sapientemente coniugare l’immaginazione con le verità scientifiche, sapendo spiegare la scienza in maniera semplice e attraente, creando così dei romanzi che sono al tempo stesso fantastici e verosimili, dei veri e propri “specchi di un futuro possibile”. Asimov fu tra i primi a puntare tutto sulla plausibilità scientifica delle sue storie, senza escludere le riflessioni sociologiche sul destino e sul futuro dell’umanità e riuscendo a trasformare una letteratura che finora era stata considerata, principalmente, narrativa di consumo, infatti i racconti di fantascienza trovavano ampio spazio nelle riviste denominate “pulp magazine”, a letteratura di livello al cui interno si trova una miniera di contenuti divulgativi e didattici.
Abbiamo precedentemente accennato alla vasta produzione letteraria di Asimov, veniamo più nel dettaglio: nel 1950 esce il suo primo romanzo, Paria dei cieli (Pebble in the sky). Successivamente è la volta della pubblicazione della raccolta Io, robot e del suo primo libro di saggistica. L'anno dopo nasce il figlio David. Tra il 1951 e il 1953 escono i romanzi Il tiranno dei mondi, Le correnti dello spazio e Abissi d'acciaio, oltre alla famosa Trilogia della Fondazione. Nel 1952 viene pubblicato Lucky Starr, la storia di un vagabondo dello spazio, primo della fortunata serie su Lucky Starr pubblicata con lo pseudonimo di Paul French, che si concluderà nel 1958. Nel 1953 esce l'antologia La terra è abbastanza grande. Nel 1955 nasce Ribyn Joan, la sua seconda figlia, e viene nominato di professore associato di biochimica. Tra il 1955 e il 1957 alterna l'attività di professore a quella di romanziere con l'uscita di La fine dell'eternità e Il sole nudo.
Il suo ultimo contributo letterario per molto tempo risale al 1959 con l'uscita dell'antologia Nine Tomorrows, che presenta racconti scritti negli anni Cinquanta. Da questo momento in poi sarà l'attività divulgativa a prendere la maggior parte del suo impegno. L'unica eccezione di questo periodo è Viaggio allucinante, ispirato all'omonimo film, pubblicato nel 1966. Nel 1970 esce Neanche gli dei, il romanzo preferito di Asimov, vincitore di un premio Hugo e di un Nebula.
Nel 1974 inizia il ciclo dei Vedovi Neri, le storie di un club di amici che si cimentano nell'investigazione, con la raccolta I racconti dei Vedovi Neri. Il ciclo si concluderà postumo con la pubblicazione di The Return of the Black Widowers (2003). Nel 1976 esce l'antologia The Bicentennial Man and Other Stories, (per la ricorrenza del bicentenario della Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America) dal cui racconto principale “L'uomo bicentenario”, è stato tratto l'omonimo film nel 2000 con protagonista Robin Williams.
Isaac Asimov morirà nel 1992 a causa del virus HIV che contrasse durante una trasfusione di sangue fatta nel 1983.
Prima della scrittura di romanzi, Asimov si era cimentato, durante gli studi universitari, nella scrittura di racconti per la rivista di fantascienza “Astounding science fiction” diretta da John W. Campbell. Uno dei più bei racconti di Asimov, che gli valse nel 1968 il riconoscimento da parte del comitato degli scrittori di fantascienza d’America come più bel racconto mai scritto, è Notturno del 1941. Pare che l’idea del racconto nacque tra una discussione tra Asimov e l’editore Campbell a proposito di una citazione del filosofo Ralph Waldo Emerson: “Se le stelle apparissero una sola notte ogni mille anni, gli uomini potrebbero credere e adorare, e serbare per molte generazioni la rimembranza della città di Dio”. Emerson si era posto una questione del tutto filosofica partendo però da un’ipotesi scientifica: un mondo in cui il cielo fosse fatto di una lunga oscurità, in cui fosse possibile vedere le stelle solamente una notte ogni mille anni. Asimov nel suo racconto si serve della speculazione scientifica per fare della fantastoria e rispondere al quesito di Emerson con una conclusione diametralmente opposta:
«Cosa accadrebbe se gli uomini potessero vedere le stelle una sola volta ogni mille anni?» «Impazzirebbero».
Le storie narrate da Asimov raccontano le vicende dell’umanità a partire dal periodo della robotizzazione e informatizzazione della società, fino ad arrivare a circa 50.000 anni nel futuro, con la colonizzazione del sistema solare, l’espansione della vita umana nello spazio, la fondazione di un Impero Galattico, il suo crollo e la successiva rinascita ad opera delle Fondazioni, sempre sotto la guida dei numi tutelari dell’umanità, ovvero le I.A. (intelligenze artificiali). La fantascienza di Asimov, caratterizzata da una prosa asciutta ed elegante, è nettamente diversa da quella a cui siamo oggi abituati: una fantascienza senza alieni, senza epiche battaglie intergalattiche, senza misteriose forze sovrannaturali. Ognuna delle numerose avventure che vedranno protagonista la Fondazione toccherà problemi assolutamente conosciuti anche alla nostra realtà quotidiana: religione, mercato, politica, diplomazia sono i temi che Asimov utilizza per dipingere il futuro della storia dell'umanità. È lo stesso scrittore a delineare le caratteristiche di un buon racconto di fantascienza che “non deve essere profetico, narrare qualcosa che succederà veramente per poter essere importante. Non deve nemmeno narrare qualcosa che possa accadere nella più remota delle ipotesi. L’esistenza del cambiamento, il fatto di accettare il cambiamento è di per sé sufficiente”.
Ed è forse in questo passaggio che ci si può interrogare sulle domande poste dalla letteratura di fantascienza e su come queste domande possano dialogare, entrare in relazione con le domande sull’esistenza di Dio, di un Creatore. In fondo anche la letteratura di fantascienza fa riferimento all’idea di redenzione del mondo e del cosmo, con le dovute differenze di contesto e di linguaggio rispetto alla religione. Nei racconti fantascientifici appare costante la ricerca di risposta ai quesiti che da sempre accompagnano l’uomo, del tipo: “Chi siamo?”, “Verso dove andiamo?”. La fantascienza sembra quindi rappresentare un terreno fecondo di dialogo e prospettive diverse sulle tematiche antropologiche per eccellenza.
Asimov era uno strenuo difensore della verità scientifica e allo stesso tempo era convinto che l’immaginazione occupi un ruolo fondamentale nella scienza. Quando si trova ad affrontare un problema serio, uno scienziato deve fare ricorso a tutta la sua immaginazione, spesso deve persino lavorare di fantasia, ipotizzare scenari che non sono tanto diversi da quelli che si possono trovare in un racconto di fantascienza.
Una macchina per quanto sofisticata e intelligente possa essere resta comunque un strumento creato dall’uomo per servire l’uomo. Da persona razionale qual era, Asimov riteneva che sarebbe bastato far soggiacere le macchine a regole precise e tassative per tenere gli uomini al riparo da qualsiasi rischio. Da qui le tre leggi della robotica: Legge numero uno: Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. Numero due: Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge. Numero tre: Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.
Curioso e interessante osservare come nel 1983 Isaac Asimov ragionasse sul funzionamento del mondo nel 2019, anno in cui secondo lo scrittore l’informatizzazione avrebbe dominato la vita degli uomini e sarebbe diventata ancora più essenziale per ciascuno, nella propria quotidianità professionale e domestica.
Gli uomini del 2019, quindi, si sarebbero occupati della progettazione, della fabbricazione, dell’installazione, della manutenzione, della riparazione e della comprensione di quelle macchine intelligenti e dei settori in cui avrebbero operato. Asimov aveva però capito quanto avrebbe influito l’elemento della velocità in questa transizione. La vera rivoluzione del 2019, per Asimov, è legata al mondo della conoscenza. Un buon insegnante, in epoca moderna, non dà informazioni ai propri alunni ma instilla la curiosità e la sete di conoscenza. Le nozioni arrivano grazie al computer, direttamente da casa. “Ci sarà finalmente l’opportunità per ogni giovane di imparare ciò che egli più desidera a modo suo, con i suoi tempi e la velocità di cui ha bisogno”. L’educazione, improntata sulla scoperta, “sarà divertente perché risplenderà all’interno di ogni animo e non sarà forzata dall’esterno”. I computer e i robot, secondo Asimov, faranno sì che il mondo sembrerà “correre da solo” e noi “avremo molto tempo libero per dedicarci alle nostre passioni”. Avremmo costruito una stazione per studiare il suolo del satellite e per usarlo come materiale per sviluppare altre colonie spaziali da collocare in orbita e attorno alla Terra. “Sarà un prototipo di una centrale elettrica solare attrezzata per raccogliere energia, trasformarla e inviarla sul nostro Pianeta”. Il primo passo di una rivoluzione energetica che avrebbe portato pace e serenità. Il punto di partenza per una rivoluzione industriale planetaria e per vincere l’annoso problema dello smaltimento dei rifiuti: “La Terra sarà in grado di liberarsi dagli effetti collaterali dell’industrializzazione. Le fabbriche se ne andranno, non lontano, solo a poche miglia verso l’alto”.
Chi più di Isaac Asimov in persona saprebbe spiegare il ruolo della fantascienza nella realtà quotidiana? Come conclusione proponiamo una sua pagina, che merita di essere letta per intero, sul senso della fantasia e dell’immaginazione come motori di creazione per ogni uomo profondamente appassionato al mondo in cui vive:
“La fantascienza ha già influenzato il mondo? Qualcosa che gli autori di science fiction hanno scritto ha talmente influenzato veri scienziati, o ricercatori, o uomini politici o industriali da scatenare veri cambiamenti? Perché non parlare dei voli nello spazio, dei viaggi sulla luna?
Indubbiamente gli scienziati e i tecnici che hanno cominciato a dare solide basi alla missilistica avevano letto fantascienza; ed è risaputo che uomini come Robert Goddard e Werner von Braun conoscevano la fantascienza. Il che non significa che la science fiction abbia insegnato loro qualcosa di missilistica. A dire il vero, Wells usava, per arrivare sulla Luna, un ritrovato anti-gravità, e Verne un cannone, e si tratta di due soluzioni molto poco pratiche per raggiungere la luna. In ogni caso, quei due autori hanno eccitato l’immaginazione degli scienziati. Tutto questo è servito a preparare la mente di un numero sempre maggiore di persone all’idea di viaggi del genere. Ne consegue che al tempo della seconda guerra mondiale, quando i missili sono stati creati come armi, non mancavano certo gli sperimentatori che li vedevano come strumenti di esplorazione scientifica, come mezzi per voli orbitali, per viaggi sulla Luna e oltre.
Al giorno d’oggi, i robot industriali appaiono nelle catene di montaggio con frequenza sempre maggiore. Cosa ancora più importante, i robot vengono costruiti sempre più versatili, capaci e “intelligenti”. È tutt’altro che azzardato dire che nel giro di un paio di decenni la robotica avrà cambiato per sempre l’aspetto della società. Esiste qualcuno a cui si possa attribuire il merito di questo cambiamento? È difficile mettere un merito del genere su un solo paio di spalle, ma forse il paio che meglio se lo merita appartiene a un uomo che si chiama Joseph F. Engelberger, il presidente dell’Unimation, l’industria che produce un terzo di tutti i robot in attività e che ne ha installati più di chiunque altro. Engelberger ha fondato l’Unimation alla fine degli anni Cinquanta, e secondo voi come mai l’ha fondata? Stando alla sua testimonianza, qualche anno prima, quando ancora studiava all’università, si è entusiasmato all’idea dei robot leggendo “Io, Robot” di Isaac Asimov. Vi assicuro che negli anni Quaranta quando scrivevo i miei racconti sui robot positronici, le mie intenzioni erano chiare e semplici. Volevo soltanto scrivere un po’ di racconti, venderli a qualche rivista, guadagnare un po’ di soldi per pagarmi l’università e vedere il mio nome stampato. Se avessi scritto qualcosa di diverso dalla fantascienza, non sarebbe successo niente di più. Però scrivevo fantascienza; e così, adesso sto cambiando il mondo”. (I. Asimov – The Influence of Science Fiction – “The Isaac Asimov’s Science Fiction Magazine” 8-1981).