Il nome di Stanley Jaki (1924-2009), di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, è legato alla storia e alla filosofia della scienza, in modo particolare alle origini cristiane del pensiero scientifico. Questo ambito di studi prese corpo nei primi anni del XX secolo, grazie alle riflessioni dello scienziato e filosofo francese Pierre Duhem, che ebbe il merito di far superare il pregiudizio, tipico del naturalismo contemporaneo, che vedeva nella dottrina cristiana un ostacolo per lo sviluppo della scienza. L’opera di Jaki, sacerdote benedettino ungherese e dottore in fisica, si inserisce in questa corrente di pensiero, consegnandoci numerosi scritti dedicati ad esplorare principalmente il rapporto tra scienza e fede.
Nato a Győr nel 1924, Stanley Ladislas Jaki segue la vocazione al sacerdozio ed entra nell’Ordine benedettino all’età di 18 anni. Nel 1947 viene inviato dal suo ordine a completare la formazione teologica nel Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma e l’anno successivo riceve l’ordinazione sacerdotale ad Assisi. Nel 1950 ottiene il dottorato in teologia con una tesi, pubblicata nel 1957 con il titolo Les Tendances Nouvelles de l’Ecclesiologie, un lavoro recensito ed apprezzato dall’allora cardinale Ratzinger, il futuro Papa Benedetto XVI. Mentre in Ungheria si afferma il totalitarismo comunista, Jaki alla fine del 1950 approda negli Stati Uniti, dove inizia a insegnare francese e teologia sistematica presso un seminario in Pennsylvania. Il carattere interdisciplinare della teologia, tuttavia, lo spinge ad interessarsi alle materie scientifiche; per questa ragione si iscrive alla facoltà di matematica e fisica ed ottiene prima la laurea nel 1954, poi il dottorato in Fisica nel 1957 presso la Fordham University di New York, sotto la direzione di Victor Franz Hess, premio Nobel per la Fisica nel 1936. Durante il periodo del dottorato, in seguito a un banale intervento di tonsillectomia, Jaki rimane quasi senza voce per circa dieci anni, ma questa limitazione non gli impedisce la continuazione degli studi e il suo lavoro successivo. Trasferitosi in California con altri benedettini per fondare una scuola, dal 1958 al 1960 è ricercatore di Storia e Filosofia della Fisica presso le università di Stanford e di Berkeley, mentre nel biennio successivo è Visiting Fellow all’università di Princeton per un programma di ricerca nella stessa disciplina. Nel 1965 diviene docente presso l’università cattolica di Seton Hall, nel New Jersey.
Sono quelli gli anni in cui Jaki matura le sue tesi sulla natura della scienza che saranno poi alla base di tutte le sue più note pubblicazioni. Risale al 1970 il libro Brain, Mind and Computers che gli è valso il conferimento del Lecomte de Nouy Prize nello stesso anno. Da quel momento Jaki si concentra soprattutto sulla storia dell’astronomia e i suoi sforzi culminano con l’edizione di Science and Creation (1974), il suo lavoro più importante. L’analisi delle teorie cosmologiche formulate dall’antichità fino all’era contemporanea rivela le ragioni per cui la scienza è nata nel contesto cristiano, nonostante nelle antiche civiltà le conoscenze astronomiche e matematiche fossero molto avanzate. Per sostenere le sue tesi, Jaki si rifà alle conclusioni già raggiunte da Duhem che aveva individuato nella teoria dell’impetusdel filosofo scolastico Giovanni Buridano una prima formulazione del principio di inerzia, cioè la prima delle leggi fondamentali della fisica newtoniana.
La rilevanza dei suoi risultati gli consente nel 1987 di conseguire il Premio Templeton, un traguardo che acquisisce ancora più significato se si pensa che lo stesso riconoscimento è stato conferito a persone del calibro di Madre Teresa e Chiara Lubich. Gli intellettuali cristiani che avvertono l’esigenza di un approfondimento del rapporto scienza-fede hanno trovato in Stanley Jaki un autore di riferimento dagli studi davvero innovativi, soprattutto in una società, come quella contemporanea, in cui la presunta opposizione tra queste due aree è ciò che lo stesso Jaki ha definito un overused clichè. Un’ulteriore conferma del valore dell’opera del benedettino ungherese giunge nel 1990, con la nomina a Membro Onorario della Pontificia Accademia delle Scienze. Anche la comunità scientifica internazionale ha riconosciuto lo spessore delle sue ricerche, come dimostra la corrispondenza mantenuta con personaggi come Arno Penzias, Steven Weinberg e Karl Popper. Jaki ha scritto anche opere riguardanti il rapporto tra scienze naturali ed esegesi biblica, come Bible & Science (1996) e Genesis 1 Through the Ages (1992). Molti dei suoi libri sono disponibili in Italiano e il lavoro di traduzione è ancora in corso. Un elenco dettagliato delle sue opere tradotte in varie lingue è presente nel sito http://www.sljaki.com/, che offre anche numerosi testi on line, disponibili al pubblico. Fra le opere più importanti vanno ricordate, ancora The Relevance of Physics (1966), The Road of Science and the Ways to God (1978), che raccoglie le Gifford Lectures date ad Edimburgo nel biennio 1974-1976, Cosmos and Creator (1980), The Savior of Science (1988), Scientist and Catholic: Pierre Duhem (1991). Stanley Jaki morirà per le conseguenze di un attacco cardiaco all’età di 85 anni, il 7 aprile 2009 a Madrid, dove si era recato per tenere una conferenza.
Il nostro autore è sempre stato un deciso sostenitore del realismo di origine tomista. Per lui la conoscenza consiste in una presa d’atto della realtà da parte di una mente che, a sua volta, è separata dalle cose. In altre parole, per riportare una delle sue affermazioni, il percorso dalla metafisica alla scienza è una “strada a senso unico”. All’interno di tale concezione, la scienza non è altro che la descrizione quantitativa della realtà e ciò presuppone l’esistenza di un universo (unum in diversis), cioè un insieme coerente di fenomeni in interazione tra loro. La ricerca scientifica presuppone l’assunzione di alcuni principi metafisici, come l’intellegibilità della natura, la sua semplicità e la reciprocità dei fenomeni. La costanza e la regolarità dei fenomeni stessi trova riscontro nelle leggi universali di natura e ciò giustifica la credenza in un Creatore che ha impresso al mondo una “logica” che sovrintende al suo funzionamento. La scienza esatta nasce nel periodo della cosiddetta Rivoluzione Scientifica, durante il quale i protagonisti di questa svolta epocale hanno postulato l’esistenza di un universo come globale armonia matematica creata da Dio, e di un uomo, fatto a Sua immagine e somiglianza, che è stato dotato dal Creatore degli archetipi matematici per poter comprendere il funzionamento del mondo come parte della rivelazione. A ciò si aggiunga che il dogma della creazione dal nulla ha escluso ogni forma di animismo e panteismo, respingendo così tutte quelle visioni che oggi la scienza relega nel novero delle superstizioni.
Per l’emergere della scienza esatta, dunque, è stato necessario un contesto culturale determinato da una religione monoteista che prevede la creazione dal nulla di un universo da parte di un Dio trascendente. Inoltre, secondo Jaki, tra le tre grandi religioni monoteiste solo il cristianesimo ha potuto originare un genuino discorso scientifico. Nella rivelazione cristiana, infatti, Cristo è l’Unigenito, cioè l’unica realtà generata da parte del Padre. Questa verità fondamentale ha del tutto escluso la possibilità di vedere un mondo come una struttura generata e, dunque, di natura divina. Jaki precisa che nelle culture ebraica e islamica gli studiosi non sono riusciti a formulare il principio di inerzia e le leggi essenziali sul moto dei corpi, proprio a causa dei residui panteisti delle loro cosmologie, derivate dalle influenze neoplatoniche e aristoteliche. La scienza, pertanto, è nata in un contesto cristiano e non poteva sorgere in tutte le antiche civiltà che hanno preceduto l’avvento del cristianesimo di molti secoli e che hanno sviluppato un livello molto elevato di conoscenze matematiche. Queste antiche civiltà, dunque, hanno dato vita a quelli che Jaki chiama “gli aborti spontanei della scienza”, cioè concezioni che, caratterizzate da un panteismo di base, non sono approdate alla formulazione delle leggi sul moto dei corpi.
La dimensione quantitativa della scienza e la dimensione salvifica della religione escludono la possibilità di una loro opposizione irriducibile; tra queste due discipline c’è stato in passato qualche scontro, ma non un conflitto insanabile. Le Scritture non contengono alcuna nozione scientifica e tutti gli episodi che nella storia hanno evidenziato un’incomprensione tra scienza e fede si devono alla mancata consapevolezza della natura peculiare di questi due ambiti del sapere. Come già detto, uno sguardo obiettivo alla realtà storica non può non rilevare che la scienza, nella sua accezione moderna, si è originata nel contesto cristiano. A Jaki spetta il merito di aver precisato molti dettagli che spiegano le ragioni di tale evidenza.
Bibliografia sulla vita e le opere di Stanley Jaki
P. Haffner, Creation and Scientific Creativity: A Study in the Thought of S.L. Jaki, Leominster, Gracewing, 2009.
S. Trasancos, Science Was Born of Christianity: The Teaching of Fr. Stanley Jaki, Titutsville, The Habitation of Chimham Publishing Company, 2014.
L. Guerra Menéndez, R. Pascual, A. Colombo (eds.), Proceedings of the Summer Course “Science and Faith in Stanley Jaki” (Madrid, July 11-13, 2011), Roma, Ateneo Pontificio Regina Apostolorum; IF Press, 2017.
Alessandro Giostra, Stanley Jaki: Science and Faith in a Realist Perspective, Roma, Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, 2019.
R. Pascual, A. Colombo (eds.), L'eredità di Padre Stanley L. Jaki, a dieci anni dalla sua scomparsa - The Legacy of Fr. Stanley L. Jaki, ten years after his death, Roma, Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, IF Press 2022.