Qualche giorno fa mi trovavo a Venezia per visitare una mostra sull’affascinante storia delle infografiche [1]. Curiosando tra gli espositori riflettevo sull’istinto dell’essere umano, le cui prime testimonianze risalgono a circa 45.000 anni fa [2], di mappare la conoscenza e renderla visibile. Mappe stellari, schemi anatomici, diagrammi statistici e visualizzazioni di dati complessi, sono tutti tentativi, talvolta rudimentali, di dare forma a ciò che la mente comprende e ordina, esprimendolo con un gesto creativo. Si tratta, in fin dei conti, di un lavoro che unisce il rigore dell’osservazione, alla libertà dell’immaginazione, alla dimensione del gioco. Tutti aspetti del pensiero umano, riflettevo, su cui la filosofia e la teologia hanno sostato lungo la propria storia. In questo gesto incessante di rendere intelligibile il mondo, di tradurre dati in immagini, si riflette una delle parti più nobili del lavoro umano: la capacità di creare strumenti intelligenti, cioè artefatti che ampliano lo sguardo, collegano saperi, aprono possibilità nuove di comprensione. Ed è proprio da questa capacità che vorrei offrire qualche pensiero sul senso del lavoro umano, sul nostro essere co-creatori, artisti del possibile, chiamati a partecipare attivamente al piano divino sull’universo. La prossima celebrazione del 60º anniversario di Gaudium et spes (GS, i.e. la “Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo” promulgata dal Concilio Vaticano II l’8 dicembre del 1965) ci presenta un’ulteriore occasione per riflettere sul senso dell’attività umana di fronte alle sfide del mondo moderno. Accogliendo nel suo seno una riflessione teologica di lunghissima tradizione [3], il documento affronta temi come lo sviluppo economico, la giustizia sociale, il progresso scientifico e il senso del lavoro umano. Fin dalle sue prime sezioni, Gaudium et spes ribadisce un principio fondamentale: «L’uomo infatti è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale» (GS, n. 67). In altre parole, l’economia deve essere al servizio della persona umana, non viceversa. A distanza di sessant’anni, questa prospettiva si presenta con rinnovata attualità in un contesto sfidante – in particolar modo dinanzi alla rivalutazione del rapporto uomo- macchina suscitato dal recente diffondersi di tecnologie di Intelligenza Artificiale (IA), alla minaccia concreta di crisi ecologiche ed economiche globali. Tutti ambiti in cui a essere chiamata in causa è l’attività dell’essere umano e la sua capacità di trasformare ed essere trasformato dall’ambiente in cui vive [4].
Gaudium et spes e la dignità del lavoro umano
Uno dei “fili rossi” di Gaudium et spes è sicuramente l’affermazione della dignità del lavoro umano, tema già affrontato dalla Rerum novarum di Leone XIII (1891), e che sarà poi ripreso in diversi documenti successivi dal magistero pontificio. In un’epoca segnata da rapide trasformazioni industriali, il Concilio sottolineò che il lavoro non è una mera merce o un ingranaggio dell’economia, bensì un’attività intrinsecamente legata alla dignità della persona. «Il lavoro umano, con cui si producono e si scambiano beni o si prestano servizi economici, è di valore superiore agli altri elementi della vita economica, poiché questi hanno solo valore di strumento» dichiara il n. 67 di Gaudium et spes. Vale a dire: il capitale, la tecnologia e le risorse sono mezzi, mentre il lavoratore – l’essere umano – è il fine. Ogni attività lavorativa onesta consente alla persona di contribuire non solo al bene proprio e della società, ma addirittura di essere collaborare con Dio, un “co-creatore” secondo la celebre definizione del teologo luterano Philip Hefner [5]. Il testo conciliare afferma che, attraverso il lavoro, l’essere umano «imprime nella natura quasi il suo sigillo… e collabora attivamente al completamento della divina creazione», giungendo perfino ad affermare che egli, «offrendo a Dio il proprio lavoro, si associa all’opera stessa redentiva di Cristo» (GS, n. 67). Se ci si pensa, è un’affermazione di portata straordinaria: il falegname, il contadino, lo scienziato, l’insegnante – ognuno nel suo lavoro quotidiano – può unirsi spiritualmente a Cristo che lavorò con mani umane a Nazareth, conferendo al lavoro una elevatissima dignità (cf. GS, n. 22). L’antropologia cristiana del lavoro ci invita a riscoprire il senso profondo del “fare” umano: non affatto maledizione o mera fatica per sopravvivere, ma una vera e propria “vocazione”, un “servizio”, un prolungamento dell’opera creatrice e redentrice di Dio nel mondo.
Creatività umana e immagine di Dio
Per comprendere il nesso tra creatività ed esperienza religiosa, occorre partire da un dato fondamentale della teologia cristiana: l’essere umano è creato “a immagine di Dio” (Gen 1,27). Tra i tanti significati di questa affermazione vi è la capacità umana di ragione, amore e creatività come riflesso della sua origine divina. Dio è creatore, e l’essere umano – in modo finito ma reale – partecipa di questa creatività. Papa Francesco ha usato un’espressione poetica ed efficace: «Ogni uomo e donna è “poeta”, capace di fare creatività» [6]. In ogni persona c’è un germe di originalità e di inventiva, una scintilla dell’immagine divina che si esprime nell’arte, nella scienza, nel lavoro quotidiano e nelle relazioni interpersonali. Non sono solo i geni o gli artisti a essere “creativi”: anche il piccolo imprenditore che avvia un’attività, l’agricoltore che innova metodi sostenibili, il genitore che educa con fantasia i propri figli esercitano forme di creatività che rispecchiano la libertà e la capacità progettuale donate da Dio. In questa luce, creatività e spiritualità non sono affatto in contrasto: al contrario, le capacità inventive dell’essere umano – in campo economico, tecnico, artistico – sono viste come parte della sua vocazione di “coltivare e custodire” il mondo (cfr. Gen 2,15). La creatività umana, dunque, non è solo un fattore biologico o un fatto culturale, ma affonda le sue radici nell’identità dell’homo imago Dei. Proprio perché creato ad immagine di un Dio creativo, l’essere umano trova nel creare – sia un’opera d’arte, un’innovazione scientifica o un progetto imprenditoriale giusto – la propria realizzazione e… persino un’esperienza spirituale. Verifiche di questa affermazione sono la riscoperta del valore spirituale del lavoro, e le variopinte reazioni alla desolazione e alla perdita di senso e significato che l’essere umano sperimenta quando nel proprio lavoro vengono mortificati creatività e progettualità (es. il quiet quitting, o le “grandi dimissioni”), fenomeni che le continue “crisi del lavoro” sembrano indicare come mancanza (o dimenticanza) dell’ingrediente “segreto” del lavoro, di ciò che lo rende pienamente “umano” [7].
Economia, giustizia e custodia del creato
Il dialogo tra insegnamento magisteriale ed economia ha fatto passi significativi negli ultimi decenni, specialmente con lo sviluppo della Dottrina Sociale della Chiesa. Gaudium et spes già insisteva sul dovere di orientare l’attività economica al bene dell’uomo e dell’intera società, sottolineando la vocazione integrale della persona. Il denaro e il profitto, pur legittimi, non possono diventare idoli a cui sacrificare la dignità umana. Purtroppo, come osservava Papa Francesco, una “mentalità che pone al centro il denaro” genera sfruttamento, diseguaglianze e “scarta” tanti lavoratori come fossero strumenti senza volto [8]. Contro questa logica, la visione cristiana propone un modello economico dal volto più “umano”. Negli ultimi anni, tale discorso si è allargato fino ad abbracciare la questione ecologica, culminando dieci anni fa nella pubblicazione dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco del 2015 (LS), nella quale il Santo Padre invita a una “conversione ecologica”. Non è possibile dissociare l’economia dalla cura del creato: la crisi climatica e le crescenti disuguaglianze mondiali sono frutto di un medesimo paradigma tecnocratico ed utilitaristico. Eppure, Laudato si’ non propone di “frenare” lo sviluppo o il progresso; al contrario, auspica che l’inarrestabile creatività umana possa essere incanalata verso modelli di sviluppo più sostenibili ed equi (cf. LS, nn. 131 e 192). Esemplare, in tal senso, è il movimento internazionale “Economy of Francesco”, promosso da Papa Francesco per coinvolgere giovani economisti e imprenditori nella progettazione di un’economia nuova che promuova uno sviluppo integrale, attento agli ultimi e alla cura della terra come casa comune.
Tecnologia, intelligenza artificiale e sfida alla creatività
Nell’odierno “villaggio globale” (M. McLuhan) ipertecnologico, la relazione tra creatività umana ed economia passa inevitabilmente per la tecnologia. Viviamo in un’era in cui l’IA e l’automazione stanno rivoluzionando il mondo del lavoro e sollevando interrogativi cruciali per l’essere umano: qual è il posto dell’uomo se le macchine possono svolgere compiti sempre più complessi? L’IA può davvero “creare” come un essere umano, o c’è qualcosa di unico nella creatività dell’essere umano? La scienza e la tecnica, ricorda Laudato si’, non sono da demonizzare ma «sono un prodotto meraviglioso della creatività umana, che è un dono di Dio» (LS, n. 102). Come avvertiva profeticamente Romano Guardini nelle Lettere dal lago di Como (1925), non è tanto la tecnica che va frenata, bensì l’umanità che deve crescere: l’obiettivo non è diventare schiavi di ciò che produciamo, ma preservare la nostra libertà e responsabilità, usando la tecnologia come strumento finalizzato alla vita, non all’alienazione. L’avvento di sistemi di IA capaci di generare testi, immagini, musiche (le cosiddette IA generative) mette alla prova la nostra comprensione della creatività. È innegabile che algoritmi sofisticati possano imitare processi creativi, fino a produrre opere difficilmente distinguibili da quelle umane. Ma la tradizione umanistica e spirituale sottolinea una differenza qualitativa: la vera creatività implica intenzionalità e coscienza. La recente nota congiunta dei Dicasteri vaticani (Dottrina della Fede e Cultura) del 2025, da noi presentata e commentata, afferma che creatività e intelligenza pienamente umane «presuppongono una soggettività personale per realizzarsi compiutamente» [8]. Infatti, un LLM (Large Language Model) può combinare algoritmi, dati e pattern con abilità straordinarie, ma non possiede un “io” interiore, non conosce il perché del suo operare, né può orientare liberamente le proprie capacità a fini etici o estetici trascendenti. L’IA può allora diventare una potente alleata dell’uomo – ad esempio sollevandolo da lavori usuranti o ottimizzando processi complessi – ma non deve mai ridurre gli esseri umani a meri ingranaggi di un sistema tecnico-economico (cf. AeN, n. 70). In definitiva, la sfida davanti a noi non è opporre l’uomo alla macchina, bensì sviluppare una cultura di integrazione fra tecnologia e attività umana che non annulli la creatività, la libertà e la dignità del lavoratore umano. Ciò richiede scelte etiche e politiche coraggiose: la formazione continua delle persone, la tutela dei diritti nel lavoro digitale, una governance dell’IA orientata al bene comune. In una parola, “sapienza”, cioè una sintesi di
conoscenza scientifica e valori umani che guidi l’innovazione tecnica verso un guadagno in umanità, e un suo deterioramento.
Creatività economica e partecipazione al disegno divino
L’anniversario di Gaudium et spes ci ricorda allora quanto profetico sia stato quell’appello al dialogo tra la Chiesa e il mondo. Oggi, di fronte alle sfide inedite poste dallo stesso progresso umano, siamo chiamati a un dialogo ancor più profondo tra economia, creatività e fede. La tradizione cattolica ci invita a vedere il lavoratore come un artefice di comunione: con gli altri, costruendo una società più giusta, e con Dio, partecipando al lavoro creatore e redentore di Dio. La creatività economica presente in ogni lavoro umano diventa così creazione di significato: non solo dunque “fare cose”, ma contribuire a dare senso e futuro all’umanità, a “trasformare il mondo” in una casa per tutte le creature.
Note:
[1] [https://www.fondazioneprada.org/project/diagrams/]
[2] Quale sia effettivamente la “prima infografica” della storia è oggetto di discussione tra gli archeologi. Qui con “infografica” intendo qualsiasi rappresentazione visiva di informazioni, dati o conoscenze, progettata per esprimere concetti complessi in modo chiaro, conciso e accattivante, ma l’espressione potrebbe essere anche estesa in generale a tutti i dispositivi artificiali di conservare la memoria di alcuni dati. Nel senso più restrittivo, si possono consid rare come “infografiche” le prime mappe geografiche, risalenti a diversi millenni prima di Cristo.
[3] Ne ho parlato recentemente in C. Tagliapietra, Teologia delle realtà terrene. Fondamenti e prospettive, Rubbettino, Soveria Mannelli 2025.
[4] Cf. C. Tagliapietra e I. Colagè (2025). Transforming the World: The Science and Theology of Human- Environment Complementarity. Theology and Science, 1–16.
https://doi.org/10.1080/14746700.2025.2526074
[5] Cf. P. Hefner, The Human Factor: Evolution, Culture, Religion, Fortress Press, 1993.
[6] Cf. Francesco, Discorso alle ACLI in occasione del 70mo anniversario di fondazione, 23 maggio 2015. [https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/may/documents…-
francesco_20150523_acli.html]
[8] Le indagini della società Gallup stanno da anni evidenziando un preoccupante trend di disaffezione al lavoro [https://www.gallup.com/workplace/349484/state-of-the-global-workplace.a…], e una buona parte della letteratura si sta interrogando sul senso di questa fenomenologia, senza però trattarne l’aspetto spirituale. Cf. D. Graeber, Bullshit Jobs: A Theory, Simon & Schuster, New York 2018; F. Coin, Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita, Einaudi, Torino 2023; S. Zanella, Basta lavorare così. Come trovare un equilibrio felice tra vita e lavoro, Bompiani, Milano 2025.
[7] Cf. Francesco, Discorso in occasione degli auguri del corpo diplomatica accreditato presso la Santa Sede, 12 gennaio 2015
[https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/january/docum…-
francesco_20150112_corpo-diplomatico.html]
[8] Cf. DDF e DCE, Antiqua et nova. Nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, 14 gennaio 2025
[https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_dd…-
nova_it.html]