Si può parlare di un’origine cristiana della scienza moderna?

Alessandro Giostra
Christ Curch College (1546), uno dei collegi costituenti l'Università di Oxford.

Gli studi storici mostrano che il pensiero scientifico moderno trova le sue origini all’interno di una cultura e di un contesto segnati dalla teologia cristiana. La scienza contemporanea è il risultato di un graduale sviluppo avviatosi nel XIII secolo, il cui momento decisivo fu costituito dalla Rivoluzione scientifica del XVII secolo. La svolta moderna avvenne in un contesto cristiano e i suoi protagonisti condivisero l’idea di un universo razionale, effetto di un’Intelligenza creatrice. La teologia cristiana della creazione, inoltre, ha favorito l’idea di una natura non più divina, ma conoscibile per induzione e regolata da leggi intelligibili.

Quando e dove prende avvio il metodo scientifico?

Il metodo scientifico moderno può essere ridotto a due componenti fondamentali: la fiducia nel modello matematico applicato alla realtà naturale e l’adozione della procedura sperimentale fondata sulla quantificazione. Entrambe queste componenti giungono a piena maturazione durante la Rivoluzione scientifica, anche se le loro origini possono essere rintracciate negli sviluppi della filosofia naturale durante la fase della filosofia scolastica. In altre parole, per quanto riguarda non solo i contenuti, ma anche la metodologia della scienza, la svolta moderna ha avuto degli essenziali antecedenti nei secoli precedenti. Durante l’epoca medievale, grazie anche al notevole sviluppo delle Università, lo studio dei fenomeni naturali registra un deciso incremento. In aggiunta a ciò, in questa stessa fase inizia a prendere piede un approccio quantitativo allo studio della natura che poi culminerà nel periodo moderno. Anche se i medievali non usarono il formalismo matematico introdotto soprattutto con Galileo e poi con la meccanica newtoniana, nella loro opera può essere rintracciata l’origine dell’impostazione che poi caratterizzerà l’impresa scientifica. La quantificazione della natura e la riproducibilità dei fenomeni sono strettamente connesse con i principi della teologia cristiana, che affermano l’esistenza di un universo razionale, opera del Logos Creatore. Il principio di un mondo razionale e riproducibile si abbina, inoltre, al rifiuto di ogni prospettiva animista e panteista, che viene sempre più abbandonata e relegata nel novero della superstizione. Si è trattato, anche in questo caso, di un processo non immediato, ma che ha gradualmente liberato la ricerca da una serie di presupposti che oggi chiameremmo a ragione anti-scientifici. La scoperta delle origini medievali del metodo scientifico è relativamente recente e rimanda alle ricerche svolte all’inizio del XX secolo dallo scienziato e filosofo francese Pierre Duhem (1861-1916), le cui indagini hanno evidenziato un nesso di continuità tra i metodi adottati dalla fisica moderna, e quelli propri della tarda scolastica. Più precisamente, la metodologia sviluppata all’interno delle scuole dei “fisici parigini” o dei “calculatores” della scuola di Oxford si è dimostrata essere essenziale per le conquiste successive.

Quali sono le ragioni alla base della tesi che la teologia cristiana abbia favorito il sorgere della scienza in Occidente?

Innanzitutto bisogna porre attenzione a una considerazione essenziale: non è possibile separare qualsivoglia movimento o impostazione di pensiero dal suo generale contesto culturale. Da tale asserzione occorre maturare una riflessione a partire da un dato storico incontestabile: la scienza, nella sua accezione contemporanea, nasce in quel periodo della storia del pensiero denominato Rivoluzione scientifica. Quest’ultima si definisce come la serie di concezioni sviluppatesi nell’intervallo di tempo che va dalla pubblicazione del De Revolutionibus Orbium Coelestium (1543) di Copernico, a quella dell’opera Philosophiae Naturalis Principia Mathematica di Newton (1687). La Rivoluzione scientifica, pertanto, è avvenuta in un contesto culturale cristiano e non all’interno di altri contesti intellettuali, pure presenti nei secoli precedenti. Se si pensa alle antiche civiltà, come quelle egiziana, mesopotamica, indiana o cinese, nonostante i loro evidenti progressi nel campo matematico o dell’ingegneria civile, non è al loro interno che sono state formulate le equazioni fondamentali relative al moto dei corpi. Allo stesso modo, in questi ambienti non è stata concepita una visione unificata dell’universo fondata sulla riduzione matematica dei fenomeni, cioè quella che nel mondo occidentale ha trovato piena espressione nel lavoro di autori come Copernico, Keplero, Galilei e Newton. Tutti i principali protagonisti della svolta scientifica dell’era moderna, inoltre, hanno basato le loro indagini sul principio di un universo creato da Dio secondo precisi rapporti matematici. Nel loro pensiero, l'essere umano, fatto a immagine e somiglianza del Creatore, pur essendo a Lui inferiore condivide le idee matematiche alla base del disegno della creazione. Secondo la teologia cristiana, l’esistenza di leggi di natura e la comprensibilità matematica dell’universo sono parte integrante della rivelazione di Dio nella natura. Grazie alla matrice cristiana, solo la ricerca sviluppatasi in Occidente è riuscita a eliminare ogni presupposto panteista o animista, avviando un percorso mirato all’indagine quantitativa, supportata da un metodo sperimentale basato sulla precisione matematica e sulla riproducibilità dei fenomeni.

Cosa ha generato la persuasione che il cristianesimo abbia ostacolato lo sviluppo della scienza? Hanno influito, nella sua genesi, le vicende legate ad autori come Giordano Bruno, Galileo Galilei e Charles Darwin?

L’idea secondo cui il cristianesimo avrebbe ostacolato la scienza ebbe origine nella cultura illuminista, i cui principi deisti comportavano il rifiuto del cristianesimo e delle religioni rivelate in genere. In questa fase i progressi ottenuti con la Rivoluzione scientifica contribuirono a vedere nella scienza e, complessivamente nel sapere empirico, l’unica forma di conoscenza plausibile. Si affermò così una concezione meccanicista della natura, nella quale Dio veniva negato, o comunque relegato nel ruolo di una sorta di ingegnere a riposo. Questa svalutazione della dimensione religiosa venne ripresa dal positivismo, i cui principali rappresentanti sostennero che l’acquisizione di una vera mentalità scientifica presupponesse prendere le distanze da una qualsivoglia prospettiva religiosa. L’esempio più noto di tale impostazione fu probabilmente la Legge dei tre stadi di Auguste Comte. Secondo il filosofo francese, l’umanità passa attraverso tre stadi di sviluppo, dei quali il primo è quello teologico (o fittizio); il secondo è quello metafisico (astratto) che precede quello scientifico (positivo), l’unico foriero di vera conoscenza. Il positivismo può essere considerato parte di tutte quelle filosofie del XIX secolo che, pur nella loro diversità, rientrano in un’impostazione naturalista. Quest’ultima, affermando che la natura è il principio immanente, inizio e termine di ogni cosa, esclude l’esistenza di un Creatore trascendente. Il vitalismo di Schopenhauer, l’immanentismo hegeliano e il materialismo storico-dialettico marxista, anche se non ebbero come obiettivo peculiare la conoscenza scientifica, contribuirono a diffondere il principio di un superamento della fede cristiana, equiparata a visione ingenua o superstiziosa, e dunque di ostacolo per il conseguimento della vera conoscenza. Episodi storici come la condanna di Giordano Bruno e la vicenda di Galilei, o le discussioni intorno alla teoria darwiniana, nell’interpretazione che di esse fornì la storiografia dominante, rafforzarono questo pregiudizio, incentivando la convinzione che il pensiero cristiano, o più specificamente gli insegnamenti della Chiesa cattolica, avessero contrastato la ricerca della verità. La storiografia successiva ha tuttavia precisato che Bruno sostenne una visione animista dell’universo, lontana dalla prospettiva scientifica, e che Galilei difese la teoria copernicana in base a felici intuizioni, ma non riuscì a dimostrarla su basi scientifiche. Per quanto riguarda Darwin, la sua teoria non ostacola l’idea di un Creatore e le maggiori opposizioni nei suoi confronti oggi provengono dalle concezioni “creazioniste” (creazione immediata di tutte specie biologiche), rifiutate dalle principali confessioni cristiane.

  

Visita anche il Percorso Tematico Il contributo del cristianesimo alla formazione della cultura occidentale

    

Glossario: 

Il termine, anche in generale, “Scolastica”, indica l’elaborazione del pensiero cristiano, filosofico e teologico, durante il periodo fra i secoli XI-XV, sviluppato soprattutto mediante l’integrazione dell’aristotelismo nelle università medievali. Il metodo scolastico favoriva la speculazione e l’approfondimento teoretico mediante lo sforzo per presentare le questioni in ambito didattico, cioè scolastico, con chiarezza espositiva, rigore logico e precisione terminologica.

Proposta nel Corso di Filosofia positiva (1842), la legge afferma che, al pari delle fasi della conoscenza dei singoli uomini, anche l’umanità nel suo insieme passa attraverso 3 stadi: quello religioso-teologico, in cui i fenomeni vengono visti come prodotti dell’azione diretta e continua di agenti soprannaturali; quello metafisico-filosofico, in cui i fenomeni vengono spiegati a opera di essenze, idee o concetti astratti; e, infine, quello positivo-scientifico, in cui l’uomo, riconoscendo l’impossibilità di ottenere conoscenze assolute, rinuncia a domandarsi quale sia l’origine e il destino dell’universo o le cause ultime dei fenomeni, per cercare soltanto di scoprire le loro leggi effettive, cioè le relazioni quantitative oggetto della conoscenza scientifica.

Nome con cui nella tradizione ebraico-cristiana si indica la Parola-Verbo, seconda Persona della Trinità divina, nella quale e per mezzo della quale sono state create tutte le cose. La dottrina teologica sul Logos creatore recupera l’ampia riflessione filosofica che pone all’origine e a fondamento del mondo la ragione dandogli il volto della Sapienza divina (ebraismo) e del Verbo, conosciuto nella sua Incarnazione nella storia (cristianesimo). Le rappresentazioni artistiche che illustrano le pagine bibliche della Genesi (ad esempio i mosaici bizantini della Basilica di Monreale o di San Marco a Venezia) raffigurano il Logos con le sembianze del Cristo, Verbo incarnato.

Consiste nella duplice fiducia nell’efficacia esplicativa della matematica e nella struttura matematica dell’universo. Di conseguenza, la scienza naturale, che ha la stessa necessità della matematica, procede tramite una sperimentazione centrata sulla misurazione esatta dei fenomeni e sulla loro riproducibilità.

Gruppo di filosofi naturali che, continuando sulla via intrapresa da Ruggero Bacone e Roberto Grossatesta, iniziarono nel XIV secolo a indagare gli aspetti quantitativi della realtà, soprattutto per quanto riguarda il moto dei corpi.