- Con l'espressione “cultura occidentale” si intende lo sviluppo culturale, scientifico, tecnico e spirituale, sperimentato nelle aree geografiche radicate nei valori della civiltà greca e romana e attraversate dall'impulso determinante del cristianesimo.
- Ospedali, Università e Monti di Pietà sono tre esempi di istituzioni di origine cristiana che hanno contribuito alla formazione del welfare state (sanità, istruzione, credito).
- Il primo ospedale fu fondato intorno al 370 in Cappadocia (odierna Turchia), su iniziativa del vescovo Basilio di Cesarea.
- Le prime università, nate nei secoli XI-XII, erano luoghi di incontro di associazioni (universitates) di studenti e docenti sostenuti da un ideale di unità del sapere.
- Il primo Monte di Pietà, fondato a Perugia nel 1462 su proposta dei predicatori francescani, erogava prestiti a tasso molto basso e aveva finalità di tipo solidaristico.
L’espressione “cultura occidentale”, sebbene largamente usata, non possiede un profilo ben definito. Con essa intendiamo di solito il risultato dello sviluppo scientifico, economico, sociale e poi industriale, ma anche artistico e culturale, che a partire dall’epoca rinascimentale e moderna ha avuto come protagonisti i Paesi centro-europei e quelli che ne hanno subito il rapido influsso, in primis l’America settentrionale. Tale prospettiva resta tuttavia riduttiva, perché le basi dello sviluppo della cultura in queste aree geografiche ha radici ben più antiche, che affondano nella civiltà greca, nel pragmatismo e nel diritto presenti nell’Impero Romano, nella visione del mondo e dell’uomo promossa dal cristianesimo.
La maggior parte degli storici è concorde nell’affermare che fra queste tre componenti originarie il cristianesimo abbia svolto un ruolo di sintesi ma anche di promozione di contenuti innovativi, e che, a motivo della sua permanenza oltre le parabole delle civiltà greca e romana, abbia determinato il progressivo affermarsi di humus culturale nel quale la “cultura occidentale”, seguendo l’idea prima introdotta, ha potuto radicarsi e svilupparsi. Secondo lo storico britannico Christopher Dawson, il contributo del cristianesimo nel corso degli ultimi duemila anni è stato più che semplicemente significativo: «Il cristianesimo costituisce la civiltà alla quale noi tutti in qualche modo apparteniamo» (Religion and the rise of the Western culture, New York 1950, p. 15).
Quali erano (e in buona parte ancora sono) gli elementi forniti dal cristianesimo a questo humus, base della civiltà alla quale, secondo Dawson, tutti apparteniamo? Fra questi andrebbero menzionati: una visione della persona umana, soggetto di libertà la cui dignità è radicata nel comune rapporto con Dio (Padre creatore e rendentore di tutto il genere umano in Cristo) al di là del diverso status sociale di ognuno (liberi, schiavi; ricchi, poveri); la progressiva affermazione dell’idea che tutti partecipano di “diritti umani” meritevoli di essere riconosciuti e difesi; la “cura dell’umano” come manifestata dalla nascita degli ospedali e delle iniziative a difesa dei più deboli; l’idea che gli esseri umani tributassero gloria a Dio anche attraverso le manifestazioni dell’arte e della cultura in genere (Divina Commedia e grandi opere letterarie di contenuto religioso, Cattedrali del Medioevo, nascita della Università, mecenatismo artistico promosso dal cattolicesimo nel Rinascimento); la promozione degli studi aventi per oggetto la natura e i suoi fenomeni, frutto della convinzione che le creature siano strada per conoscere il Creatore.
Anche lo sviluppo metodo scientifico, da tutti considerato uno dei pilastri della cultura occidentale, secondo la maggioranza degli autori, trovò nel cristianesimo degli elementi che ne favorirono l’affermazione: una natura non più divina e preda di forse irrazionali, ma disponibile invece all’indagine sperimentale; fiducia nella razionalità del cosmo e nel Logos che la presiede; l’idea di leggi di natura universali, stabili e comunicabili.
Uno o più percorsi scolastici, capaci di sollecitare diverse discipline, potrebbero essere dedicati a mettere in luce gli elementi caratteristici della “cultura occidentale”, ponendoli in rapporto con la civiltà greca, con quella romana e, infine, con la visione dell’uomo e del mondo recata dal cristianesimo. Nel percorso che qui proponiamo, esporremo in particolare tre Istituzioni, tipiche dello sviluppo della cultura occidentale, suscitate dal cristianesimo e poi diffuse in Europa e in tutto il mondo. Ci riferiamo agli Ospedali, alle Università e ai Monti di pietà: il ruolo da esse svolto è stato determinante per dare origine “alla civiltà alla quale tutti apparteniamo”. Infatti, attraverso le politiche pubbliche che regolano l’accesso alla sanità, all’istruzione superiore e al credito, i contemporanei stati occidentali possono mitigare gli effetti delle diseguaglianze economiche e sociali, e contribuire all’equilibrio e alla prosperità delle nazioni. Queste tre istituzioni furono la risposta cristiana ad alcune necessità concrete delle società in cui nacquero.
Gli ospedali nacquero in Oriente nel IV secolo come una forma organizzata di assistenza ai poveri e ai malati, dei quali lo stato iniziò a farsi carico. Il primo ospedale fu fondato intorno al 370 in Cappadocia (odierna Turchia), negli anni in cui era vescovo Basilio di Cesarea. È lo storico Sozomeno (400-450) a menzionare l’esistenza e l’operatività della «Basiliade, celeberrimo ptochotropheium costruito dal vescovo Basilio di Cesarea» (Historia Ecclesiastica, VI, 34). Basilio, che aveva sviluppato sensibilità medica durante il suo soggiorno ad Atene, e che ben conosceva il sistema di assistenza in uso presso le comunità monastiche orientali, decise di intraprendere un ambizioso progetto: fondare un istituto che si prendesse cura degli ammalati e dei bisognosi, dotato delle migliori attrezzature mediche dell’epoca, personale medico sanitario esperto, alloggi per gli anziani e gli infermi, un ostello per i viaggiatori, un ospizio per i lebbrosi cacciati dalla città, una chiesa e un monastero. Chi lavorava in questo complesso poteva disporre di cucine, refettori, bagni, magazzini e stalle. Secondo la testimonianza dell’amico di Basilio, Gregorio Nazianzeno, si trattava di una vera e propria “cittadella”.
Il paziente restava nella struttura per tutto il tempo necessario al completamento delle cure, con un tetto, un letto, del cibo, del personale che si occupava dei suoi bisogni personali. Per realizzare questa struttura Basilio impiegò le risorse della Chiesa e quelle della propria famiglia. Secondo lo storico Teodoreto di Cirro, l’imperatore Valente fu a tal punto convinto dalla bontà del progetto che per la sua realizzazione mise a disposizione degli ottimi terreni nella periferia di Cesarea. Perché lo stato nutriva interesse per un’opera simile? Dall’epoca di Costantino, le chiese e i terreni ecclesiastici erano esenti da tasse, e per giustificare l’esenzione occorreva puntare proprio sui servizi sociali offerti dalla Chiesa alla collettività, e nel caso di questo complesso si trattava della cura dei poveri. Fu così che Basilio convinse il governatore della provincia, ricordandogli che in tale “cittadella del malato” avrebbero trovato lavoro medici, infermieri, assistenti, manutentori degli edifici, personale per l’accoglienza di pellegrini e pazienti, per la gestione delle stalle e cavalli dei viaggiatori. Ci sarebbe stata una casa di preghiera, una residenza per il vescovo e il clero.
L’esenzione fu concessa, e il progetto di Basilio fu realizzato e prese il nome di “Basiliade”. Nacque così il primo ospedale della storia, che non fu un’istituzione privata ecclesiastica, ma una vera e propria istituzione pubblica in cui si intrecciavano le esistenze della Chiesa e della società secolare, la fede e la scienza medica. Lo storico contemporaneo Robert Louis Wilken ricorda che, nell’alto Medioevo, quando i monasteri occidentali si dotavano di strutture mediche, si diceva che erano stati costruiti «secondo i costumi orientali». Ebbe così inizio la storia dell’assistenza sanitaria ospedaliera in Occidente.
Le prime università sorsero in Europa occidentale nei secoli XII-XIII. Tra gli eventi che determinarono la rinascita degli studi vanno ricordati il Concilio Lateranense III (1175), che istituiva una “cattedra” teologica presso ogni chiesa cattedrale affidandola a un maestro che vi insegnasse gratuitamente a chierici e laici, e il Concilio Lateranense IV (1215). Si formalizzarono dei centri di istruzione superiore in certa misura affini a esperienze analoghe nel mondo islamico, ma sostanzialmente nuove per il loro carattere di internazionalità e lo spirito che le animava. Le università nascevano spesso come un ampliamento delle scuole cattedrali di teologia (come nel caso parigino), ma principalmente come incontro tra studenti e docenti che mancavano di locali o strutture stabili dedicate a una missione comune: lo studio e la ricerca, l’amore alla verità e l’unità del sapere.
Le prime sedi universitarie furono a Bologna, Parigi, Oxford e Cambridge, sorte sulla base di scuole già ben organizzate, ma che ricevettero in seguito da parte dell’autorità papale o imperiale il riconoscimento della loro autonomia e l’abilitazione a rilasciare il titolo accademico di “dottore”. Intorno al XIII secolo gli “incontri” tra docenti e studenti assunsero gradualmente la configurazione giuridicadi Studium, promosso da associazioni (universitates) di docenti (come nel caso parigino) o studenti (come nel caso bolognese). Tali associazioni, che riunivano studenti provenienti da diversi paesi europei, dovevano interagire con le autorità comunali locali, imperiali, ecclesiastiche, e presto di dotarono di statuti autonomi. Le universitates iniziarono così ad avere dunque una loro autonomia giuridica e giurisdizionale. Se fino al XIII secolo nello studium di Parigi si insegnava teologia, mentre in quello di Oxford si insegnavano prevalentemente logica e scienze, a partire dal secolo XIV a Bologna si affiancarono al diritto romano e canonico, anche lo studio della medicina, delle arti liberali e della teologia. A Roma, la prima vera università, lo Studium Urbis, fu istituita nel 1303 da Bonifacio VIII e corrisponde al nucleo originario dell’attuale Università «La Sapienza», passata poi al Regno d’Italia nel 1870, dopo la soppressione degli Stati Pontifici. Come a Bologna, vi si tenevano corsi di teologia, materie letterarie, diritto civile e canonico, medicina e chirurgia.
Negli studia generalia la concezione medievale di unità del sapere riservava alla teologia un ruolo privilegiato, ma non egemonico. Infatti, delle circa cinquanta sedi universitarie esistenti alla fine del XIV secolo, solo poco più della metà possedeva una Facoltà di Teologia. Secondo lo storico statunitense Brad Gregory, il processo di secolarizzazione della cultura iniziato nel XVI secolo condusse a una progressiva specializzazione della conoscenza, all’esodo della teologia dalle aule universitarie, e infine alla sua marginalizzazione all’interno degli istituti di formazione teologica e nelle università pontificie. Come risultato, si accentuò la divaricazione tra cultura secolare e sapere teologico e la frammentazione del sapere. In Italia la soppressione delle cattedre di teologia nelle Università statali avvenne nel 1873.
I Monti di Pietà furono costituiti in esito alla predicazione francescana nel XV secolo per consentire l’accesso al piccolo credito ai poveri “meno poveri”, cioè a coloro che pur trovandosi al limite della sussistenza potevano richiedere un prestito previa prestazione di un pegno a garanzia della restituzione della somma. Il tenue tasso d’interesse richiesto caratterizzava l’azione del Monte rispetto alle vigenti forme di beneficienza e alla stessa azione delle banche private di prestito. Poiché la Chiesa riteneva immorale l’attività di prestito ad interesse, consentiva che il credito privato fosse gestito da altre componenti sociali, in genere imprenditori ebrei, mediante opportune autorizzazioni. Si trattava comunque di prestiti a tasso elevato (tra il 20 e il 30%), non alla portata di tutti e molto rischioso.
Maturò così in ambiente francescano l’idea di un “Monte di Pietà” come soluzione cristiana al problema: fornire come forma sostitutiva di elemosina l’erogazione di un prestito garantito da un piccolo pegno, che consentiva a meno abbienti di ritornare a lavorare e restituire poi il prestito senza finire sul lastrico. Alcuni predicatori quattrocenteschi, come Bernardino da Feltre, iniziarono a diffondere l’idea di raccogliere denaro da cittadini e autorità per costituire un cumulo di risorse (“Monte”) da usare per l’erogazione di piccoli prestiti. L’oggetto offerto in pegno doveva avere un valore di almeno un terzo della somma chiesta a prestito. L’interesse applicato era intorno al 5%, a protezione dal rischio di insolvenza, e per l’autofinanziamento del Monte per ampliarne le possibilità di soccorso, ma in origine l’interesse era nullo in ottemperanza al principio evangelico «prestate senza sperarne nulla» (Lc 6,35). Il periodo accordato per la restituzione era abitualmente un anno, e se la somma non veniva restituita entro il termine pattuito il bene impegnato veniva venduto all’asta.
Oltre che per il tasso di interesse minore, il Monte di Pietà si distingueva da altre forme di accesso al credito per la predeterminazione della tipologia di clienti e per lo scopo solidaristico: essi potevano rifiutare di concedere il prestito se il richiedente non lo necessitava o se era dubbio l’uso che egli ne avrebbe fatto. Inoltre, chi versava nel Monte depositava delle somme con l’intesa che venissero usato a scopi di solidarietà. Il primo Monte di Pietà fu fondato a Perugia nel 1462, ma si ritiene che un’idea simile fu proposta nel 1458 ad Ascoli Piceno contestualmente alla soppressione delle banche private. Nel 1515 erano operativi 135 Monti di Pietà, nel 1562 oltre 200 in tutta l’Italia centro-settentrionale. Fra il XVIII e il XIX secolo in Italia erano operativi oltre 700 Monti. Oggi i Monti di Pietà continuano a operare sotto il nome di “monti di credito su pegno”, in seguito alla loro fusione con fondazioni bancarie e società per azioni operanti nel settore del credito.
Laboratorio interdisciplinare: Che cos’è l’Occidente e che cosa s’intende per “cultura occidentale”? Quali civiltà ne hanno costituito l’origine? Quale ruolo ha svolto il cristianesimo? Docenti di storia, materie scientifiche, religione e filosofia riflettano insieme sul tema all'interno di un evento da proporre alla comunità scolastica.
Discutiamone insieme: Il mondo occidentale è frequentemente connesso ad alcuni simboli, di origine sia antica che più recente. Il docente guidi gli studenti nell’identificare quali simboli vengono abitualmente associati alla cultura occidentale e alla sua specificità nei confronti di altre aree culturali del pianeta. Inviti in seguito gli studenti a confrontare tra loro questi simboli, chiedendosi se vi siano delle differenze tra quelli che provengono dall’ambito classico e i simboli (o loghi) che si sono imposti e diffusi nell’epoca contemporanea.
Approfondisci e rifletti: Tra le istituzioni che hanno avuto origine in seno alla cultura cristiana vi sono anche i “conservatori”, che prima di diventare istituti di istruzione musicale erano sorti nel Seicento come orfanotrofi e istituti di beneficenza. Fra questi, il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo a Napoli e l’Ospedale della Pietà a Venezia. Effettua una ricerca individuale sull’origine di queste istituzioni.
Approfondisci e rifletti: I classici del mondo antico (testi latini e greci) sono in larghissima parte giunti fino agli intellettuali del mondo moderno-contemporaneo grazie al prezioso lavoro dei monaci medievali. Approfondisci la storia dei monaci amanuensi e ricerca i termini nel linguaggio corrente a loro riconducibili (miniatura, certosino, etc.).
- Con l'espressione “cultura occidentale” si intende lo sviluppo culturale, scientifico, tecnico e spirituale, sperimentato nelle aree geografiche radicate nei valori della civiltà greca e romana e attraversate dall'impulso determinante del cristianesimo.
- Ospedali, Università e Monti di Pietà sono tre esempi di istituzioni di origine cristiana che hanno contribuito alla formazione del welfare state (sanità, istruzione, credito).
- Il primo ospedale fu fondato intorno al 370 in Cappadocia (odierna Turchia), su iniziativa del vescovo Basilio di Cesarea.
- Le prime università, nate nei secoli XI-XII, erano luoghi di incontro di associazioni (universitates) di studenti e docenti sostenuti da un ideale di unità del sapere.
- Il primo Monte di Pietà, fondato a Perugia nel 1462 su proposta dei predicatori francescani, erogava prestiti a tasso molto basso e aveva finalità di tipo solidaristico.
Bruno Atalic, Midde Ages, Science in the
Bibliografie tematiche:
Storia della scienza e pensiero cristiano
Opere in rapporto con il Percorso:
E.A. Burtt, The Metaphysical Foundations of Modern Science (1924)
C. Möller, Saggezza greca e paradosso cristiano (1948)
R. Hooykaas, Religion and the Rise of Modern Science (1972)
E. Grant, Le origini medievali della scienza moderna. Il contesto religioso, istituzionale e intellettuale (1996)
S. Cluskey, Astronomies and Cultures in Early Medieval Europe (1998)
La Chiesa cattolica e l’astronomia (in Anno internazionale dell’Astronomia)
La teologia cristiana e le origini della scienza in Occidente
The Christian Doctrine of Creation and the Rise of Modern Natural Science (1934), di M.B. Foster
La civiltà occidentale e la fede nella ragione (2005), di R. Stark
Il cristianesimo e l’origine degli ospedali (2013), di F. Agnoli
L’intreccio fra economia e religione biblica nella cultura occidentale (2019), di L. Bruni