Armonie cosmiche e musica delle sfere: scienze, filosofia e religione

Marco Nicolella
Andreas Cellarius: Harmonia macrocosmica seu atlas universalis et novus, totius universi creati cosmographiam generalem, et novam exhibens, Tav. 3 (1660).
In pillole
  • La dottrina della “armonia delle sfere”, di origine arcaica, associa ai movimenti delle sfere celesti la produzione di accordi musicali di grande intensità e bellezza.
  • Tale concezione è una delle manifestazioni dell’idea, radicata nella cultura umana, che l’intero universo sia un “cosmo” ordinato, una sinfonia risultante dal concorso armonico di più elementi.
  • I pitagorici, gli orfici e successivamente Platone, indicarono la connessione tra l’armonia delle sfere e l’ordine matematico dell’universo.
  • Secondo i Padri della Chiesa e gli autori medievali, l’ordine musicale dell’universo rivela l’intelligenza e la bontà di un Creatore intelligente.
  • Agli albori della scienza moderna, prima Keplero e poi Newton riprendono l’idea di un ordine armonico-musicale del cosmo.

La musica è una realtà profondamente antropologica che ha accompagnato lo sviluppo umano sin da epoche remote. La vita umana è scandita e accompagnata dall’attività musicale, che ne costituisce una peculiare forma espressiva. Questa caratteristica musicalità, non confinata al mero esercizio pratico, è stata fin dall’antichità proiettata anche sulla sfera celeste. Si chiedeva infatti Scipione l’Emiliano: «“Che cos’è? Che musica è questa così intensa e così piacevole, che riempie le mie orecchie?” […] “È quella prodotta dall’energia che muove le sfere stesse” – rispose Scipione l’Africano – “composta da note emesse a intervalli ineguali, ma tuttavia distribuiti ciascuno sulla base di un rapporto razionale; ne deriva una precisa varietà di armonie”» (Cicerone, De re publicaSomnium Scipionis, 18). Con queste parole, Marco Tullio Cicerone (106 a.C. - 43 a.C.) definisce il concetto di “Armonia delle sfere”, già secolare – e, forse, addirittura millenario – ai suoi tempi. Con esso, egli intendeva una particolare proprietà dell’universo che, attraverso i movimenti delle sfere celesti produceva un accordo musicale di grande intensità e bellezza.

Questo tema, che certamente non in molti hanno ascoltato o studiato tra i banchi del liceo, è incredibilmente uno dei più presenti e costanti nell’intera storia del pensiero occidentale. Ciò, naturalmente, non si deve al suo aspetto fenomenico – i pianeti “sonori” che, tutti insieme, producono un grande accordo consonante – bensì alla teoria metafisico-teologica che sta alla base di questo risultato acustico che possiamo riassumere, in maniera semplicistica ma efficace, in questo modo: l’intero universo è un “cosmo”, ovvero una manifestazione “ordinata” di elementi tra loro differenti.

La scuola pitagorica, da quanto risulta, fu la prima a presentare con chiarezza e organicità l’argomento, ed è per questo che a essa è ricondotta la paternità dell’idea; tracce, in ogni caso, si trovano anche in alcuni inni orfici e, addirittura, Macrobio (370-430) la intravide in alcuni passi di Esiodo, motivo per cui alcuni dubbi sono sorti riguardo la sua reale provenienza. Ma se sulle sue origini possono esservi alcuni dubbi, non così per il suo significato più intimo, appena accennato, e la sua fortuna storica. 

Secondo quanto riportano numerosissimi autori, l’idea che il mondo fosse ordinato da una volontà superiore e buona era concetto fondamentale fortemente ribadito dal pitagorismo, ma presente anche in epoche precedenti. L’intero universo risultava composto da “enti numerici”, rivelati nei suoi plurimi elementi che, nonostante le loro evidenti differenze, riuscivano a convivere e rapportarsi generando l’intera realtà. Una Harmonia, perciò, era alla base di tutto ciò che esiste ed essendo questo manifestato attraverso le realtà numeriche, risultava essere idealmente indagabile attraverso le matematiche, che in periodi successivi furono sistematizzate nelle loro branche più importanti nel cosiddetto quadrivium (aritmetica, geometria, musica, astronomia).

Platone, condividendo in larga parte queste nozioni, nel dialogo la Repubblica, citò l’argomento attraverso la narrazione del Mito di Er, nel quale, però, il supremo concerto è realizzato da sirene cantanti, poste al di sopra dei pianeti. Con un così importante rappresentante, la dottrina non sarebbe potuta finire nel dimenticatoio. Attraverso la scuola medioplatonica l’insegnamento iniziò infatti un viaggio destinato a durare fino a periodi incredibilmente recenti. Raccolto nel periodo tardo antico dalle scuole neopitagoriche e neoplatoniche, esso si ritrova nei testi dei più importanti autori del periodo e successivi (MacrobioMarziano Capella e Boezio, ad esempio), ovvero pensatori che scrissero testi di riferimento per la successiva età cristiana medievale. 

In epoca cristiana, anche i Padri della Chiesa erano d’accordo con l’idea di un mondo costruito secondo ordine e proporzione, concezione d’altra parte rintracciabile nelle sacre Scritture (Cfr. Salmo 88,6; Giobbe 38,4-7; Sapienza 11,21). Ambrogio, ad esempio, nel suo Hexameron (III, 2), offre un esempio di questa dottrina. Così, per tutto il Medioevo, le teorie della proporzione e dell’armonia furono tramandate sia attraverso glosse e commentari ai testi antichi, come il Commento a Marziano Capella di Remigio d’Auxerre, sia in veri e propri trattati di molteplice natura, di autori quali Giovanni Scoto Eriugena, Aureliano di Reomé, Regino di Prum, Onorio Augustodunense, Jacobus di Liegi, Ugolino di Orvieto, sia infine grazie ai riferimenti presenti in alcuni dei più abili e famosi autori d’ogni tempo, come Dante Alighieri (cfr. Commedia, Paradiso I, 76-84). Il periodo Rinascimentale, immediatamente successivo, perpetrò l’idea dell’ordine del mondo – e perciò del “concerto planetario” – attraverso gli scritti di Marsilio FicinoPico della MirandolaFrancesco Zorzi o Giordano Bruno, arrivando a influenzare anche grandi umanisti come Jean Bodin

Il tema, oltre che nei testi di filosofi ed eruditi, fu approcciato anche da uomini dediti allo studio della “scienza”, tra i quali non può che risultare al di sopra degli altri il nome del grandissimo astronomo Giovanni Keplero. Questi, nell’Harmonices Mundi, come suggerisce lo stesso titolo, non si limitò a parlare dell’universo dal solo punto di vista tecnico-meccanico, ma anche filosofico-armonico – tematica, nel mondo astronomico, che trova il suo massimo riferimento nell’opera di Tolomeo denominata gli Armonici. Riprendendo numerosi spunti dalle più importanti scuole sapienziali filosofiche e cristiane, l’astronomo tedesco arrivò a trattare il tema dell’anima e del suo rapporto con il cosmo poiché, proprio come quest’ultimo, essa era, in accordo con la tradizione platonica, costruita da rapporti che derivavano da legami di natura armonica secondo la stessa volontà del Creatore. Parlare di armonia delle sfere era perciò inevitabile, e il modello proposto da Keplero può considerarsi tra i più innovativi a causa delle orbite planetarie ellittiche. Di conseguenza, l’astronomo affermò che il suono sarebbe stato acuto o grave secondo la velocità di spostamento del pianeta, la quale dipendeva dalla sezione d’ellissi percorsa durante il moto di rivoluzione intorno al sole (la cosiddetta Seconda legge di Keplero). Così, è immaginabile che i corpi celesti, durante il loro spostamento, non avrebbero prodotto un singolo e supremo accordo, ma una dinamica e variabile sinfonia. L’idea dell’armonicità tra le velocità planetarie lo indusse anche alla scoperta della sua famosa Terza Legge.

Un universo sommamente ordinato e divinamente armonizzato, si aggiunga rapidamente, non si ritrovò nelle scuole di pensatori solo occidentali, ma si diffuse anche in altri contesti storici e culturali, come il mondo arabo ed ebraico. In tali contesti, infatti, il tema richiamò le attenzioni di pensatori come Hunayn ibn Ishaq, Al-Hasan al-Katib, Isaac Ben Abraham ibn Latif, Isaac Ben Haim.

Il concetto di “accordo celeste”, fu inoltre assunto e trattato da numerosi e celebri alchimisti, come Robert FluddMarin Mersenne o Athanasius  Kircher, così come dai fondatori della scienza moderna, come Isaac Newton (1642-1727), per il quale lo sfondo metafisico della realtà non restava che l’unica e fondamentale causa prima a partire dalla quale le matematiche si dispiegavano divenendo punto di riferimento per la comprensione dell’ordine universale. 

È certo, però, che a un tratto, nel corso della storia moderna, vinse la sensibilità empirica della non-percezione dei suoni planetari, e non si cercò più di attribuire a questo concetto una qualche realtà. Sebbene scomparso in quella che potremmo definire la “filosofia dominante”, il tema non è però stato mai completamente accantonato. La teologia cristiana, infatti, prendendo come riferimento alcuni passi già citati delle sacre Scritture, e insistendo sulla fondamentale tematica del Logos Creatore e ordinatore, non ha mai abbandonato la dottrina del canto dell’universo, riconoscendola nella metafisica visione dei cori angelici, di cui si trovano riferimenti importanti anche negli scritti di Joseph Ratzinger (cfr. Teologia della liturgia. La fondazione sacramentale dell’esistenza cristianaOpera Omnia, LEV, Città del Vaticano 2010, vol. XI, p. 149)

Come far confluire queste importanti eredità di pensiero nell’ambiente scolastico, ad esempio in una classe di liceo? Inizialmente, si potrebbe scorgere qualche difficoltà a trovare una giusta collocazione, per un argomento apparentemente così specifico, all’interno degli abituali programmi scolastici. Ci si potrebbe domandare, inoltre, se esso possa presentare una qualche utilità “pedagogica” al di là di un mero nozionismo. A nostro avviso la risposta non può che esser affermativa, e per diverse ragioni: affrontare il tema dell’armonia cosmica, infatti, significa necessariamente toccare un’enorme quantità di autori e argomenti, appartenenti a diverse materie. La prospettiva, si comprende immediatamente, sarà quella dell’interdisciplinarità, nella quale, a partire da uno sfondo comune, è possibile mettere in relazione informazioni, personaggi ed eventi anche lontani nel tempo e nello spazio, perché posti nella stessa linea di pensiero che attraversa la cultura umana.

Ad esempio, non si può parlare con cognizione di causa di armonia cosmica se non si considera la prospettiva teologica dell’intelligenza e della bontà del Creatore, di cui potrebbe occuparsi l’insegnamento della religione cattolica, oltre che della filosofia. Secondo l’insegnamento platonico, infatti, adottato anche in epoche successive, ciò che è Buono si adopera per la creazione e il mantenimento dell’Ordine; nella cultura e nella tradizione cristiana, come accennato, manifestazione massima di questo discorso restano i “cori angelici”.

La storia della filosofia ne risulterà coinvolta, essendo l’idea dell’armonia delle sfere nata appunto all’interno della scuola pitagorica e mantenuta, come detto, con incredibile costanza per (quasi) l’intera storia del pensiero. Riferimenti non potranno mancare nella geografia astronomica, dato che molto spesso i nostri commentatori riportavano la dottrina insieme a particolari disposizioni planetarie o strutture dell’universo (dunque storia dell’astronomia), oltre al fatto che, alcuni anni fa, la Nasa ha realizzato un CD con una “vera musica delle sfere”, ricavata da vibrazioni prodotte dall’urto dei corpi celesti con le radiazioni solari e registrate attraverso un complesso sistema di conversione chiamato Data Sonification (questo perché, naturalmente, nello spazio vuoto non può esserci diffusione sonora). Di grande interesse anche il tema dell’armonia e della proporzione nella storia dell’arte, che spesso è stata ispirata dall’imitazione dell’ordine presente nella natura, nel cielo in particolare.

Si tratta, dunque, di un percorso estremamente versatile, avendo esso a che fare con una concezione che, come poche altre volte è accaduto, ha potuto accordare uomini e culture di epoche diverse, lungo la nostra storia.

Tracce di lavoro: 

Laboratorio interdisciplinare: A partire dall’idea di musica delle sfere, docenti di diverse discipline guidino una riflessione sulle valenze non meramente acustiche (simboliche, linguistiche, filosofiche, sentimentali, teologiche) della musica. Perché più di altre forme artistiche la musica sembra ‘dire’ qualcosa al di là della sua manifestazione fisica?

Discutiamone insieme: Partendo dal presupposto che l’armonia è il risultato della sintesi prodotta da suoni diversi, il docente rifletta con gli studenti sulla necessità di una “regola” per ottenere un risultato armonico (musica tonale vs musica atonale). Si può quindi discutere, in collaborazione con un docente di filosofia, se la presenza di un’armonia cosmica (o anche di un’armonia sociale) sia un dato che emerge in modo naturale oppure sia il frutto di una visione culturale e ideale (non esiste alcuna armonia nelle cose, ma la impone il soggetto). 

Approfondisci e rifletti: La metafora della natura come un coro sinfonico, una musica, è stata fra le più diffuse lungo il pensiero umano. Quali differenze vi sono, secondo te, rispetto alla visione della natura come un orologio oppure come un libro? Quali sono le diverse conseguenze per la nostra conoscenza della natura e per la concezione della natura in sé?

Approfondisci e rifletti: Ascolta gli esempi di suoni cosmici realizzati col sistema Data Sonification della Nasa e offri i tuoi commenti, riflessioni, osservazioni.

Per approfondire

Giuseppe Tanzella-Nitti, Laws of Nature

voci tratte da DISF e INTERS