ll Figlio, immagine di Dio Padre, è riflesso dalla natura creata

Eusebio di Cesarea (265-340 circa) è stato un vescovo e uno scrittore greco antico. Fu allievo di Panfilo nella scuola teologica aperta da Origene a Cesarea. nel 318 partecipò al Concilio di Nicea, convocato dall'imperatore Costantino I per raggiungere un accordo su una concezione comune della natura di Cristo, svolgendo un ruolo da protagonista. Nella formulazione del Concilio, Cristo fu definito come “Dio da Dio, Luce da Luce, Vita da Vita”. A tale definizione furono aggiunte successivamente le attribuzioni “Dio vero da Dio vero” e “generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”. Quest'ultima proposizione conteneva il concetto di homooùsios (consustanziale).
In questo brano Eusebio di Cesarea argomenta a favore dell'esistenza di un'unica potenza divina e di un unico creatore, il Logos, grazie al quale estono tutti gli esseri e tutte le loro caratteristiche, come ritmo, bellezza, armonia, ordine. Lo dimostrerebbe l'"affinità degli elementi", ovvero l'ordine e l'armonia che dimorano nel cosmo, come l'alternarsi del giorno e della notte o il ciclo delle stagioni. Continua mostrando come l'uomo ha un'unica anima e un unico intelletto, che lo guida verso tutte le sue azioni. Prosegue poi nel suo ragionamento mostrando la necessità di un'intermediazione divina tra l'"incolmabile distanza dalla potenza del Padre altissimo" e l'umanità, rappresentata dal suo Unigenito, che rimane sempre in dialogo strettissimo con il Padre, con sui è su un piano di eguaglianza, ma allo stesso tempo permette di "vedere i fulgori del sole" anche a chi ne è più distante.

5. Noi ammettiamo che le potenze divine generate siano molte, mentre parlando teologicamente diciamo che quella del Figlio è l'unica, nella quale è resa presente l'immagine di Dio Padre.

 

Perciò bisogna senz'altro contemplare, al di sopra dell'insieme delle cose create, un'unica potenza divina, e non già ammetterne più di una. Assolutamente una sola, infatti, è la potenza creatrice del cosmo e uno solo il Logos creatore all'inizio presso Dio, poiché: In principio era il Logos, e il Logos era presso Dio e il Logos era Dio [Gv 1,1]. Costui, in verità, deve essere preso in considerazione, adorato e onorato in maniera degna di lui, proprio perché per mezzo di lui tutte le cose [Gv 1,3] si formarono, non solo all'inizio del tutto ma per sempre sono state fatte e sono, e senza di lui niente fu fatto [Gv 1,3b]. Se infatti vi è una vita negli esseri – ciò che fu in lui era la vita [Gv 1,4a], da lui infatti, e per lui [Cfr. Rm 11,36] è la vita e il respiro di tutto – se vi è ritmo, bellezza, armonia, ordine, aggregazione, sostanza, qualità, grandezza, tutte queste case le tiene unite e le ordina l'unico Logos del tutto, e a capo di tutto il cosmo è posta l'unica potenza di Dio creatrice. Come, infatti, nel nostro corpo grande e varia è la diversità fra le membra, ma unica è la potenza organizzatrice dell'insieme – dal momento che non fu una potenza di Dio a creare la natura del capo, un'altra quella degli occhi, un'altra quella delle orecchie, e un'altra quella dei piedi – così anche a presiedere tutto il cosmo è assolutamente un'unica stessa divina potenza, creatrice del cielo e degli astri, degli animali dell' aria, della terra e del mare, degli elementi come genere e presi singolarmente, e anche delle nature di ogni specie in generale e singolarmente. Non c’è inoltre, una potenza creatrice del fuoco, e un'altra creatrice dell'acqua o della terra o, ancora, dell'aria. Unica è la Sapienza artefice [Cfr. Sap. 7,21b] di tutte le case e unico autore del cosmo è colui che noi, teologicamente, chiamiamo col nome di Logos di Dio creatore. Testimonianza di ciò è la reciproca affinità degli elementi che, con la mescolanza delle aggregazioni, dimostra che la natura del tutto proviene da un'unica origine e ha in sé un principio di affinità ed è, per così dire, opera di un unico costruttore. La terra, facendo galleggiare l'elemento pesante sulle acque senza farsi trascinare al fondo per la densità della natura, ma rimanendo sempre in alto senza sprofondare, rende testimonianza al Logos di Dio, alla volontà e alla potenza di Dio. La coesistenza della sostanza umida col secco senza che si mostri corruzione, e senza che il tutto si copra di acqua, ma rimanendo esso saldo per un cenno misterioso di Dio, ci fa vedere ancora una volta lo stesso unico Logos di Dio. Che dire poi? Il fuoco che, sebbene di natura ardente e distruttiva, rimane nondimeno latente nel legno e mescolato a tutti i vari corpi animali, commisto in quanto elemento alla terra, all'acqua e all'aria, e che quindi provvede a tutti il necessario, secondo calcolo e misura, per quanto possa essere utile a ciascuno, quasi dimentico della propria forza, non ti sembra forse anch'esso obbedire al Logos di Dio e alla sua potenza? E se si considerano i movimenti alternati del giorno e della notte, il crescere e il diminuire delle era e delle stagioni, i cicli annuali e i periodi temporali, i movimenti circolari degli astri, i percorsi del sole, le fasi della luna, la simpatia e l'antipatia di tutte le cose e l'unico cosmo composto da tutte queste cose, è forse giusto pensare che dimostrino l'irrazionalità e l'esistenza di un'origine fortuita e casuale, o non si deve piuttosto proclamare veramente il Logos di Dio e la sapienza di Dio e la potenza di Dio, unica e non molteplice?

Nell'uomo, inoltre, un'unica anima e un'unica facoltà razionale può essere autrice di molte cose contemporaneamente; sempre la stessa, infatti, si accingerà, dopo avere appreso molte nozioni, sia all'agricoltura, sia alla costruzione delle navi, sia alla navigazione, sia all'arte di costruire le case. Così appunto nell'uomo un unico intelletto e un unico ragionamento possono produrre le scienze di molte cose: lo stesso intelletto infatti sarà geometra e astronomo, insegnerà la grammatica e si manifesterà nei precetti della medicina e in quelli di discipline affini. Eppure nessuno ha finora pensato che in un corpo ci siano più anime, né ha ammirato molte potenze in un uomo per il fatto che egli conoscesse molte scienze. Se qualcuno, dopo aver trovato un'informe massa di creta, dopo averla lavorata con le mani, le darà la figura di animale, plasmando in un modo la testa, in un altro le mani e i piedi, e ancora in un altro gli occhi e così le guance, le orecchie, la bocca, il naso, il petto e le spalle con l'arte plastica, forse, perché sono state fatte molte forme e membra e parti per un corpo, bisognerà pensare che altrettanti siano anche gli autori, o non forse lodare colui che ha fatto tutto l'insieme, costruendo il tutto con un unico ragionamento e un'unica potenza? E allora per l'intero cosmo, che è uno ma formato da più parti, bisogna pensare che ci siano molte potenze creatrici e nominare molti dei? O non forse ammettere come unica quella che veramente è potenza di Dio e sapienza di Dio [Cfr. 1Cor 1,24], che sta alla base di tutte le cose e le vivifica allo stesso tempo con un'unica potenza e un'unica virtù, e che produce da se stessa per tutti un variegato governo? Così anche la forza della luce del sole è unica e contemporaneamente illumina l'aria, risplende agli occhi, riscalda al contatto, rende feconda la terra, fa crescere le piante, presiede alla scansione temporale, governa gli astri, fa volgere il cielo, abbellisce il cosmo, rende chiara la potenza di Dio che è nel tutto, e compie ognuno di questi compiti in un unico momento. Anche la natura del fuoco purifica l'oro, fonde il piombo, scioglie la cera, asciuga la creta, brucia la legna, compiendo tutte queste cose con l'unica sua forza ardente.

Così anche il Logos celeste di Dio, il Creatore del sole, del cielo e di tutto il cosmo, che è presente in tutte le cose con potenza creatrice e che compenetra di sé tutte le cose, riversa la luce della propria perenne potenza sul sole, sulla luna e sugli astri. Egli governa in eterno il cielo che ha costituito fin dall'inizio come immagine più adatta della propria grandezza. Egli colma le potenze che sono al di sopra del cielo e del cosmo, potenze angeliche e spirituali e sostanze intelligibili e razionali, di vita, di luce, di sapienza, di ogni virtù, di ogni nobiltà, traendole dai suoi scrigni con un'unica arte creatrice. Né mai cessa di trasmettere agli elementi le loro sostanze, ma distribuendo variamente mescolanze, temperamenti, generi, forme, figure e numerose qualità in animali e piante, nelle anime e nei corpi razionali e irrazionali, e reggendo ogni cosa con un'unica potenza, col dono, fatto a tutti gli uomini, di un intelletto capace di conoscere e di contemplare la sua propria sapienza, indicandolo a tutti e a ciascuno, mostra che l'unico cosmo è opera di un unico Logos creatore del cosmo. Il Dio altissimo, Dio e Padre anche di questo artefice, ha generato, come primo di tutte le realtà, proprio questo artista, Figlio unigenito del suo volere e artefice dell'universo, avendo costituito per mezzo di lui e in lui le ragioni creatrici di tutte le cose che saranno, e seminando in lui i semi dell'esistenza e del governo di tutte le realtà. Non vedi forse coni tuoi occhi l'intero cosmo, contenuto da un unico cielo, e intorno a questo numerosi movimenti circolari e rivoluzioni di astri? E ancora: un unico sole, e non molti, ricopre col vigore della sua luce lo scintillio di tutti gli altri astri. Così dunque, poiché il Padre è uno, bisogna che uno sia anche il Figlio. Se poi uno dovesse lamentarsi perché non ce ne sono molti considera che dal momento che non ci sono molti soli e lune e cosmi e altre cose del genere, sarebbe un'impresa da folli sconvolgere ciò che nella natura è retto e in ordine.

 

6. Come, dall'inizio della creazione del tutto, il Cristo di Dio sia invisibilmente a capo delle anime delle persone religiose

 

Così dunque, come fra le realtà visibili un unico sole illumina l'intero cosmo, esattamente allo stesso modo nelle realtà intelligibili, solo il Logos perfetto di Dio spande i suoi raggi sulle potenze immortali e incorporee, sostanze intelligibili e razionali, numerose come gli astri e le luci del cielo. Bisogna, infatti, che una sia la legge che governa su tutto, e uno il Logos di Dio che procede in tutti e per tutti, perché anche in ciò sia conservata la similitudine di immagine col Padre in tutto, sia nella virtù, sia nella potenza e nella sostanza, sia nel numero semplice e unico. Varia infatti e multiforme sarebbe stata la sostanza che, in futuro, avrebbe fatto da sostrato alle cose create. Essa sarebbe stata sottoposta a numerosi e diversi mutamenti, in momenti diversi, a causa della propria fragilità, e sarebbe rimasta a una incolmabile distanza dalla potenza del Padre altissimo per l'assoluta superiorità della natura ineffabile e immensa in confronto a ogni altra natura. Essa non avrebbe potuto in alcun modo essere messa a parte di una divinità ingenerata e senza limiti – essa invece è una realtà generata – e guardare a sua volta in alto e fissare lo sguardo verso gli ineffabili riverberi della luce immortale. Era dunque evidentemente necessaria che l'ottimo Padre e conservatore dell'universo ponesse come realtà intermedia la potenza divina, invincibile e santissima del suo Unigenito e Primogenito, perché la natura, che stava allora per venire all'esistenza, mancando della comunione con lui, non fosse del tutto privata dei sommi beni. Questa divina potenza è, da un lato, in dialogo fittissimo e strettissimo col Padre, poiché è capace di attingere ai suoi misteri su un piano di eguaglianza; dall'altro invece discende con somma benignità e si adatta a quanti sono lontani dal vertice e per la loro debolezza sono bisognosi del rinvigorimento e dell'aiuto da parte della seconda ipostasi divina: solo per suo tramite, infatti essi potranno vedere i fulgori del sole, che dolcemente e mitemente si posano su di noi, altrimenti incapaci, a causa della debolezza del corpo, di godere dalla schietta potenza della luce. Se dunque, come per ipotesi, il sole splendente, sceso dal cielo, venisse a stabilirsi sulla terra con gli uomini, nulla di quanto è sulla terra rimarrebbe intatto, poiché tutti gli esseri viventi e inanimati insieme perirebbero a causa della violenza della luce. Subito renderebbe ciechi gli occhi degli astanti, divenuto autore di danno e di rovina per tutti piuttosto che di utilità, dal momento che questo è, per natura, il suo compito, e non è atto a far sì che quanti, per la propria debolezza, sono incapaci di sostenerlo, si avvantaggino della sua vampa violenta. Allora, ti stupisci quando apprendi cose analoghe a riguardo di Dio, del quale sono opera il sole l'intero cielo e il cosmo?

Infatti, nessuna realtà esistente ha comunanza con questa misteriosa e ineffabile potenza e sostanza eccetto una sola: colui che il Padre stesso ha formato con provvidenza universale, prima dl tutti gli altri. Egli volle così che la natura delle cose create non andasse del tutto in rovina a causa della propria debolezza e impotenza, lontana dalla ingenerata e incomprensibile sostanza del Padre, ma permanesse e crescesse e si nutrisse, giovandosi di quel nutrimento mediano che l'unigenito Logos di Dio non fa mai venir meno e per mezzo del quale, diffondendosi in ogni luogo e attraversando tutte le cose, provvede tutti di uguale salvezza, sia le sostanze razionali sia quelle irrazionali, le cose mortali e immortali, le realtà celesti e terrestri, le potenze divine e invisibili, e, insomma, tutte quante quelle realtà che per mezzo di lui hanno parte all'essere, e in modo speciale la natura intelligibile e razionale, per la quale non disdegnò affatto il genere umano; lo onorò e di esso veramente si preoccupò, a causa della familiarità e della vicinanza che, per il pensiero, aveva con esso; tanto è vero che, nelle sacre Scritture è detto che l'uomo fu formato secondo la sua immagine[Gen 1,26-27].

Il Logos, da parte sua, in quanta Logos di Dio, pone la propria immagine a fondamento di tutta la sostanza intellegibile e razionale all'inizio di tutta la creazione. Ha posto così l'uomo come elemento di governo ed elemento regale su tutti gli esseri viventi e lo ha mandata libero e autonomo nella propria scelta fra il bene e il suo contrario. Questi, però, non avendo correttamente usato della propria autonomia, uscito dalla retta via, si è avviato in quella contraria, senza darsi cura né di un Dio né di un Signore né di alcuna cosa santa e pia, ma intraprendendo un modo di vita ferino con ogni azione sconsiderata e sfrenata. Facendo dunque azioni degne di sé, il santissimo e sovrano Dio supremo dell'universo, perché gli uomini sulla terra non fossero nel disordine e nell'ignoranza come animali, pose degli angeli divini quali loro guardiani e sorveglianti, proprio come pastori e bovari, dopo aver messo a capo di tutti e al di sopra di tutti il suo Logos unigenito e primogenito. Così delimitò, come sua parte scelta, gli angeli e gli arcangeli, le potenze divine, gli spiriti immateriali e celesti e, naturalmente, anche le anime pie di coloro che sono sulla terra, chiamate con i nomi ebraici di Giacobbe e Israele.

   

Eusebio di Cesarea, Dimostrazione evangelica, tr. it. di Paolo Carrara, Paoline, Milano 2000, pp. 346-354.