Tra le diverse e importanti presentazioni del Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede, una su tutte riempie di commozione e raccoglie nella sua immagine il senso del lavoro svolto: i due curatori, Strumia e Tanzella-Nitti che offrono i due volumi a Giovanni Paolo II. La cultura unita alla fede, nella persona del Pontefice che ha molto amato la Scienza e tanto ha fatto per favorire il dialogo tra la ragione e la fede, basti ricordare,un’opera su tutte, la Fides et Ratio, che tratta e invita ad esplorare proprio questi temi.
L’occasione di questo felice incontro è stata l’Udienza che Sua Santità Giovanni Paolo II ha concesso ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze, lunedì 11 novembre 2002. Durante l’incontro i proff. Alberto Strumia e Giuseppe Tanzella-Nitti hanno potuto così consegnare a Giovanni Paolo II una copia del Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede.
In quella giornata i lavori dell'Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze hanno avuto come tema "Il valore culturale della scienza" (The Cultural Value of Science). Riferendosi alla conoscenza scientifica, il Santo Padre ha affermato: «Questa conoscenza rappresenta un valore profondo e straordinario per tutta la famiglia umana e ha anche un significato incommensurabile per le discipline della Filosofia e della Teologia, mentre proseguono lungo il cammino dell'intellectus quaerens fidem e della fides quarens intellectum e aspirano a una comprensione sempre più completa della ricchezza del sapere umano e della rivelazione biblica. Se oggi la Filosofia e la Teologia comprendono meglio che in passato cosa significa essere un essere umano nel mondo, lo devono in gran parte alla scienza, perché quest'ultima ci ha mostrato quanto numerose e complesse siano le opere della creazione e quanto similmente sia infinito il cosmo».
Riferendosi al ruolo degli scienziati, Giovanni Paolo II ha aggiunto: «"A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto" (Lc 12, 48). Gli scienziati, quindi, proprio perché "sanno di più", sono chiamati a "servire di più". Poiché la libertà di cui godono nella ricerca dà loro accesso al sapere specializzato, hanno la responsabilità di utilizzare quest'ultimo saggiamente, per il bene di tutta la famiglia umana. [...] All'inizio di questo nuovo secolo, gli scienziati devono chiedersi se non possono fare di più a questo proposito. In un mondo sempre più globalizzato, non possono forse fare di più per aumentare i livelli di istruzione e migliorare le condizioni di salute, per studiare strategie per una distribuzione più equa delle risorse, per facilitare la libera circolazione dell'informazione e l'accesso di tutti a quel sapere che migliora la qualità della vita, elevandone il livello? Non possono forse far udire la propria voce più chiaramente e con maggiore autorità per la pace nel mondo? So che possono farlo e so che potete farlo anche voi, cari membri della Pontificia Accademia delle Scienze! Mentre vi apprestate a celebrare il quarto centenario dell'Accademia il prossimo anno, trasmettete queste sollecitudini e queste aspirazioni alle agenzie internazionali che lavorano con l'ausilio del vostro operato, portatele ai vostri colleghi, portatele nei luoghi nei quali vi impegnate nella ricerca e insegnate».
F. G.