Discorso alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze: “La scienza nel contesto della cultura umana”

1. Dialogo tra la Chiesa e la scienza. 2. Contributo delle scienze al progresso della cultura intellettuale. 3. Interrogativi sui legami tra il sapere scientifico e le capacità dell’intelligenza umana. 4. Rapporti di reciprocità tra cultura e scienza. 5. L’operato della Pontificia Accademia delle Scienze. 6. Interrogativi sul significato della scienza. 7. Risposte alle sfide culturali di una nuova epoca.

 

1. È con gioia tutta particolare che saluto oggi la Pontificia Accademia delle Scienze, riunita in sessione plenaria per studiare il tema: “La scienza nel contesto della cultura umana”. Ho il piacere di accogliere dodici nuovi membri in seno a questa Accademia, così cara ai Sovrani Pontefici e che il mio predecessore Pio XI chiamava il “Senato scientifico della Santa Sede”. Porgendovi personalmente il mio benvenuto mi congratulo cordialmente con voi e vi ringrazio sin d’ora per la preziosa collaborazione che offrite all’Accademia e per il vostro contributo al suo splendore.

Come sapete, Pio XI ricostituì effettivamente la Pontificia Accademia delle Scienze nel 1936, conferendole un notevole impulso, e i Pontefici che gli succedettero la incoraggiarono costantemente. Il mio sentimento personale coincide con le loro profonde certezze circa il ruolo decisivo che la cultura e la scienza sono chiamate a svolgere nella nostra epoca, e la fecondità di un dialogo sincero tra la Chiesa e la scienza. È quindi mio vivo desiderio che l’Accademia continui a svilupparsi in armonia con la sua stessa natura e secondo le esigenze della cultura di oggi, nella quale si manifestano vivacemente le aspirazioni dell’umanità alla fraternità e a una pratica più seria della solidarietà.

Il tema della vostra sessione odierna, “La scienza nel contesto della cultura umana”, conferma il vostro intento di unire il rigore scientifico con la ricerca interdisciplinare, al fine di potenziare ulteriormente i servizi resi dall’Accademia. Questo orientamento risponde alle aspettative del Concilio Vaticano II, che ha rivolto un’attenzione molto speciale alla scienza, alla ricerca e a tutti gli aspetti della cultura. Non dimentichiamo che questo Concilio ha adottato un punto di vista illuminante sulla cultura, come testimonia la Costituzione Pastorale Gaudium et spes (cfr. n. 53). Questa prospettiva si rivela molto utile per l’analisi del vostro tema. Effettivamente, gli aspetti antropologici della cultura, messi in evidenza dal Concilio, interessano direttamente le vostre ricerche.

2. La cultura si occupa della crescita dell’essere umano, attraverso lo sviluppo dei suoi talenti e delle sue capacità intellettuali, morali e spirituali. Chi non è in grado allora di riconoscere l’eminente contributo delle scienze al progresso della cultura intellettuale? Non soltanto gli scienziati, ma tutti i nostri contemporanei si formano alla luce dei meravigliosi progressi della scienza. Essa ha profondamente modellato l’intelligenza e la mentalità dei nostri contemporanei. Certamente, accanto alle scienze matematiche, fisiche, naturali e alle loro applicazioni tecniche, bisogna riconoscere l’apporto considerevole delle discipline umanistiche, e di quelle morali e religiose. È l’insieme di queste discipline che forma progressivamente il patrimonio culturale comune.

Bisogna riconoscere con profonda ammirazione, che il progresso della scienza deriva unicamente da un impegno severo e da una applicazione costante, frutto di un’ascesi e di un’onestà che costituiscono l’onore del vero uomo di scienza. Ogni ricercatore si concentra con metodo su quella parte di realtà che indaga secondo la sua specializzazione. Nelle vostre diverse discipline, nelle specifiche ricerche, i vostri studi di specialisti riconosciuti contribuiscono grandemente ad arricchire la cultura moderna, sia con la minuzia delle analisi che con i tentativi di sintesi.

Scorrendo la lista dei membri dell’Accademia noto con piacere che in essa sono onorevolmente rappresentate quasi tutte le discipline scientifiche. Per la prima volta si uniscono a voi degli specialisti in epistemologia. Ci auguriamo che il loro contributo rafforzi gli studi epistemologici che i vostri Statuti presentano come una delle finalità dell’Accademia (cf. art. 2).

3. Effettivamente, la ricerca epistemologica si impone sempre più come esigenza indivisibile dalla cultura scientifica. Si pongono degli interrogativi fondamentali sul come e il perché della conoscenza scientifica. Nel momento in cui le discipline divengono sempre più specializzate, esse si interrogano sul significato delle conoscenze che si accumulano, sui legami che intercorrono tra il sapere scientifico e le capacità quasi illimitate dell’intelligenza umana. Ad un primo stadio, la cultura scientifica si sviluppa attraverso la somma di vari e diversi studi. Poco a poco, si viene a formare un mosaico del sapere in un determinato settore. Questo mosaico deve essere interpretato e analizzato, in modo da poter rispondere alle nuove esigenze di legittimazione razionale che ogni disciplina costituita pone. Non è forse manifestazione di maturità da parte di una scienza, l’interrogarsi su se stessa e sui suoi rapporti con l’ordine più generale della conoscenza?

Consentitemi di sottolineare ancora una volta la grande stima che la Chiesa nutre per le vostre ricerche specializzate che si estendono alla riflessione epistemologica sul significato della scienza. I vostri studi testimoniano lo sforzo compiuto dalla ragione umana per meglio indagare la realtà e scoprire la verità in ogni sua dimensione. È questo un servizio necessario e urgente. Contro le correnti antiscientifiche e irrazionali che minacciano la cultura odierna, gli stessi scienziati devono illustrare la validità della ricerca scientifica e la sua legittimazione etica e sociale. La difesa della ragione è l’esigenza prima di ogni cultura. E gli scienziati non troveranno, in questa lotta, un alleato migliore della Chiesa.

Per la Chiesa, infatti, niente è altrettanto fondamentale della conoscenza della verità e della sua proclamazione. Il futuro della cultura dipende da essa. È quanto ho recentemente ricordato alle Università Cattoliche nella Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae (1990): “La nostra epoca, infatti, ha urgente bisogno di questa forma di servizio disinteressato, che è quello di proclamare il senso della verità, valore fondamentale senza il quale si estinguono la libertà, la giustizia e la dignità dell’uomo”. È questa la missione principale della Chiesa, perché essa è serva di Colui che si è proclamato come la Via, la Verità e la Vita. La Chiesa si fa continuamente avvocata dell’uomo, in grado di accogliere tutta la verità. Allo stesso modo, essa incoraggia la ricerca che indaga ogni tipo di verità, nella convinzione che tutte convergano verso la gloria dell’unico Creatore, egli stesso verità suprema e luce di tutta l’umanità, passata, presente e futura.

4. Questo ci riporta a un altro aspetto della cultura considerato dal Vaticano II: la cultura viene percepita dagli uomini della nostra epoca come realtà sociale e storica. Il mondo scientifico, nel suo complesso, prende vivamente coscienza del dovere di assumere una posizione critica nel cuore dell’evoluzione delle culture del nostro tempo; perché gli uomini di oggi invitano esplicitamente i rappresentanti della scienza ad assumersi le responsabilità che competono loro, di fronte all’esigenza di pace, sviluppo di tutti i popoli, tutela della vita umana e della natura. Questa nuova coscienza che il grande pubblico ha delle responsabilità che gli uomini di scienza debbono assumersi, è uno dei tratti caratteristici della cultura moderna, e contiene una chiara direttiva per la Pontificia Accademia delle Scienze.

Noto con soddisfazione che avete già orientato decisamente i vostri lavori in questo senso. Senza minimamente trascurare le vostre particolari discipline, avete dato vita recentemente a numerosi progetti che sottolineano i rapporti di reciprocità esistenti tra la cultura e la scienza di oggi. Avete analizzato metodicamente complessi problemi scientifici ed etici, come lo sviluppo, la pace, gli effetti di una guerra nucleare, l’ambiente, l’alimentazione, la bioetica, la qualità della vita, la salute, il senso della morte, i rapporti tra la scienza e il mondo moderno, la responsabilità della scienza. Coraggiosamente, avete intrapreso studi sulle esperienze scientifiche del passato, e in particolare sul caso di Galileo, problema che ho chiesto di esaminare sotto tutti i suoi aspetti e senza alcuna riserva. Tutte queste ricerche suppongono una comprensione molto vasta delle problematiche studiate, in cui gli aspetti empirici, storici ed epistemologici raggiungono molto spesso una dimensione filosofica e teologica. In questo modo, voi rispondete ad uno degli obbiettivi formulati dai vostri Statuti (art. 3), quando esigono che vengano studiati i problemi scientifici e tecnici legati allo sviluppo dell’uomo, e che vengano approfondite, grazie al vostro contributo specifico, le implicazioni morali, sociali e spirituali.

Seguendo il mio incoraggiamento in occasione della celebrazione del vostro cinquantesimo anniversario, avete saputo estendere l’area delle vostre ricerche, associando ad esse altri organi della Santa Sede, come i dicasteri, le università, e le istituzioni culturali. Vi incoraggio a proseguire questa fruttuosa collaborazione.

5. Di tutto cuore, incoraggio quindi la Pontificia Accademia delle Scienze perché sviluppi la sua attività secondo le sue direttive già tracciate, vale a dire, il proseguimento di studi specializzati di qualità e l’apertura interdisciplinare delle ricerche. Queste due strade dovranno condurre l’Accademia ad un costante riesame del suo operato specifico, tenendo conto dei profondi mutamenti che contraddistinguono il mondo di oggi. In particolare, vi invito nuovamente a rivolgere la vostra attenzione ai problemi urgenti presentati dallo sviluppo integrale dell’uomo e dalla solidarietà fraterna tra tutti i popoli.

Tutto lascia presagire che l’umanità si avvicini a una svolta storica. Grazie alla scienza e alla tecnica moderne, la comunicazione istantanea tra tutte le parti del mondo ha permesso alla comunità dei popoli di conoscersi meglio e ha risvegliato ovunque un desiderio immenso di libertà e dignità. Gli uomini e le donne di scienza svolgeranno un ruolo fondamentale nello sforzo comune che si impone alla nostra generazione, per rendere la terra più vivibile, più fertile, più fraterna. L’obbiettivo che deve essere realizzato può sembrare utopico e generare un certo fatalismo, ma è nostro dovere reagire con vigore contro questo errore e questa tentazione. Al contrario, è questo il momento di sollecitare un’alleanza tra tutti gli individui e i gruppi di buona volontà.

Dobbiamo unire le forze vitali della scienza e della religione per preparare gli uomini del nostro tempo a raccogliere la grande sfida dello sviluppo integrale, che richiede competenze e qualità al tempo stesso intellettuali e tecniche, morali e spirituali. Il vostro contributo, uomini e donne di scienza, è indispensabile e urgente. Vi invito ad esplorare questa problematica con tutto il vostro talento e tutta la vostra energia. La Pontificia Accademia delle Scienze potrà così, ne sono sicuro, offrire una testimonianza esemplare a tutta la comunità scientifica.

6. Ciò che è in gioco, in ultima analisi, è il significato profondo della vostra vocazione di scienziati nella società di oggi. A cosa serve la vostra scienza? In quale modo essa contribuisce al progresso dell’umanità, alla cultura, intesa nel suo significato più alto? Nel porre questo interrogativo, non dimentico il valore indispensabile della ricerca fondamentale. Davanti alla moderna scienza, che suscita tanta ammirazione, ma che risveglia anche tanti timori, la Chiesa si interroga insieme a voi e invita gli spiriti migliori a rispondere alle domande che coinvolgono il futuro della cultura e dell’uomo stesso. Confido anche a voi quanto ho recentemente detto alle Università Cattoliche: “È in gioco il significato della ricerca scientifica e della tecnologia, della convivenza sociale, della cultura, ma più in profondità ancora, è in gioco il significato stesso dell’uomo” (Ex corde Ecclesiae). Quindi, Signore e Signori, il tema da voi trattato quest’anno, “La scienza nel contesto della cultura umana”, mi sembra estremamente pertinente e promettente. Non è soltanto una scelta di circostanza, ma piuttosto un programma che sarà necessario continuare ad esplorare con metodo. Voi vi proponete, d’altronde, di approfondirlo ulteriormente con la collaborazione del Pontificio Consiglio per la Cultura, e io vi incoraggio vivamente in questo senso.

7. Sin dall’inizio del mio pontificato, ho dichiarato che il dialogo tra Chiesa e cultura è un fattore decisivo per il futuro dell’umanità. Più di una volta, ho ribadito questa mia convinzione e ho fatto appello a tutte le istituzioni della Chiesa affinché il loro operato a fianco della cultura sia sempre più illuminato, vigoroso e fruttuoso.

So che la Pontificia Accademia delle Scienze procede a una costante rivalutazione della sua missione, nel rispetto della sua natura costitutiva e della sua specificità. I vostri sforzi e il vostro lavoro in questo senso, godranno di tutto il mio sostegno.

Cercate in che cosa i vostri programmi, metodi e obbiettivi potrebbero essere riveduti, affinché l’Accademia risponda sempre meglio alle necessità e alle aspirazioni della cultura di oggi, come pure ai ripetuti auspici della Santa Sede. Mi auguro che la realizzazione di questa revisione sia legata a quell’analogo rinnovamento che dovrà essere perseguito da tutte le Accademie Pontificie, in uno spirito di rigore scientifico e di collaborazione interdisciplinare.

Dopo cinquant’anni di grandi servizi resi alla comunità scientifica e alla Santa Sede, la Pontificia Accademia delle Scienze può guardare al futuro con la rinnovata determinazione di rispondere alle sfide culturali di una nuova epoca.

È questo l’augurio che rivolgo all’Accademia e a ognuno di voi, esprimendovi ancora una volta la mia viva gratitudine, e invocando su di voi la benedizione di Dio Onnipotente, che è Verità e Amore.