1. Il contrassegno della mascolinità e della femminilità. 2. Diversità e complementarietà dei sessi. 3. La benedizione della fecondità. 4. La prima forma di comunione di persone. 5. Relazione essenziale con la verità. 6. Intrinseca relazione al bene. 7. Capacità di accogliere o di opporsi a Dio. 8. Dio «pose lo sguardo nei cuori» degli uomini. 9. La libertà, «segno altissimo dell’immagine divina». 10. L’uomo chiamato all’Alleanza con Dio. 11. Il fondamento della chiamata divina.
1. «Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Gen 1,27).
L'uomo e la donna, creati con uguale dignità di persone come unità di spirito e di corpo, si diversificano per la loro struttura psico-fisiologica. L'essere umano porta infatti il contrassegno della mascolinità e quello della femminilità.
2. Mentre è contrassegno di diversità, esso è anche indicatore di complementarità. E quanto si deduce dalla lettura del testo «jahvista», là dove l'uomo, vedendo la donna appena creata, esclama: «Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa» (Gen 2,23). Sono parole di contentezza e anche di entusiastico trasporto dell'uomo nel vedere un essere essenzialmente simile a sé. La diversità e insieme la complementarità psico-fisica sono all'origine della particolare ricchezza di umanità, che è propria dei discendenti di Adamo in tutta la loro storia. Di qui prende vita il matrimonio, istituito dal Creatore fin da «principio»: «Per questo l'uomo abbandonerà sua padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gen 2,24).
3. A questo testo di Gen 2,24 corrisponde la benedizione della fecondità, riportata in Gen 1,28: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela...». L'istituzione del matrimonio e della famiglia, contenuta nel mistero della creazione dell'uomo, sembra doversi collegare con il mandato di «soggiogare» la terra, affidato dal Creatore alla prima coppia umana.
L'uomo, chiamato a «soggiogare la terra» - si badi: a «soggiogarla», non a devastarla, perché la creazione è un dono di Dio e come tale merita rispetto -, l'uomo è immagine di Dio non soltanto come «maschio e femmina, ma anche in ragione della relazione reciproca dei due sessi». Questa relazione reciproca costituisce l'anima della «comunione di persone» che si instaura nel matrimonio e presenta una certa similitudine con l'unione delle Tre Persone divine.
4. A questo proposito il Concilio Vaticano II ci dice: «Dio non creò l'uomo lasciandolo solo; fin da principio "uomo e donna li creò" e la loro unione costituisce la prima forma di comunione di persone. L'uomo, infatti, per sua intima natura è un essere sociale, e senza i rapporti con gli altri non può vivere né esplicare le sue doti» [1] .
La creazione comporta così per l'uomo sia il rapporto con il mondo, sia quello con l'altro essere umano (il rapporto uomo-donna), come pure con gli altri suoi simili. Il «soggiogare la terra» delinea il carattere «relazionale» dell'esistenza umana. Le dimensioni: «con gli altri», «tra gli altri» e «per gli altri», proprie della persona umana in quanto «immagine di Dio», stabiliscono fin da principio il posto dell'uomo tra le creature. A questo scopo l'uomo viene chiamato all'esistenza come soggetto (come concreto «io»), dotato di coscienza intellettuale e di libertà.
5. La capacità della conoscenza intellettuale distingue radicalmente l'uomo dall'intero mondo degli animali, dove la capacità conoscitiva si limita ai sensi. La conoscenza intellettuale rende l'uomo capace di discernere, di distinguere tra la verità e la non verità aprendo davanti a lui i campi della scienza, del pensare critico, della ricerca metodica della verità circa la realtà. L'uomo ha dentro di sé una relazione essenziale con la verità, che determina il suo carattere di essere trascendentale. La conoscenza della verità compenetra tutta la sfera del rapporto dell'uomo col mondo e con gli altri uomini, e pone le premesse indispensabili di ogni forma di cultura.
6. Congiuntamente alla conoscenza intellettuale e alla sua relazione alla verità si pone la libertà della volontà umana, che è legata da intrinseca relazione al bene. Gli atti umani portano in sé il segno dell'autodeterminazione (del volere) e della scelta. Di qui nasce l'intera sfera della morale: l'uomo, infatti, è capace di scegliere tra il bene e il male, sostenuto in ciò dalla voce della coscienza, che spinge al bene e trattiene dal male.
Come la conoscenza della verità, così anche la capacità di scelta - cioè la libera volontà - compenetra l'intera sfera della relazione dell'uomo col mondo, e specialmente con gli altri uomini e si spinge anche oltre.
7. Infatti l'uomo, grazie alla natura spirituale e alla capacità di conoscenza intellettuale e di libertà di scelta e di azione, si trova, fin da principio, in una particolare relazione con Dio. La descrizione della creazione (cf. Gen 1-3) ci permette di constatare che l'«immagine di Dio» si manifesti soprattutto nella relazione dell'«io» umano con il «Tu» divino. L'uomo conosce Dio, e il suo cuore e la sua volontà sono capaci di unirsi con Dio («homo est capax Dei»). L'uomo può dire «sì» a Dio, ma anche dirgli «no». La capacità di accogliere Dio e la sua santa volontà, ma anche la capacità di opporsi ad essa.
8. Tutto questo è iscritto nel significato dell'«immagine di Dio», che ci presenta, tra gli altri, il libro del Siracide: «Il Signore creò l'uomo dalla terra e ad essa lo fa ritornare di nuovo. Secondo la sua natura li [gli uomini] rivestì di forza, e a sua immagine li formò. Egli infuse in ogni essere vivente il timore dell'uomo, perché l'uomo dominasse sulle bestie e sugli uccelli. Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro perché ragionassero. Li riempì di dottrina e di intelligenza e indicò loro anche il bene e il male. Pose lo sguardo nei loro cuori - si noti l'espressione! - per mostrar loro la grandezza delle sue opere... Inoltre pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita. Stabilì con loro una alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti» [2] . Sono parole ricche e profonde che ci fanno riflettere.
9. Il Concilio Vaticano II esprime la stessa verità sull'uomo con un linguaggio che è insieme perenne e contemporaneo. «L'uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà. La dignità dell'uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere...». «Nella sua interiorità, egli trascende l'universo: in quelle profondità egli torna, quando si rivolge al cuore, là dove lo aspetta Dio, che scruta i cuori, là dove sotto lo sguardo di Dio egli decide del suo destino». «La vera libertà... è nell'uomo segno altissimo dell'immagine divina» (GS 17.14.17). La vera libertà è la libertà nella verità, iscritta, da principio, nella realtà dell'«immagine divina».
10. In forza di quest'«immagine» l'uomo, quale soggetto di conoscenza e libertà, non soltanto è chiamato a trasformare il mondo secondo la misura dei suoi giusti bisogni, non soltanto è chiamato alla comunione di persone propria del matrimonio («communio personarum»), da cui ha inizio la famiglia, e conseguentemente ogni società, ma è anche chiamato all'alleanza con Dio. Infatti egli non è soltanto creatura del suo Creatore, ma anche immagine del suo Dio. E creatura come immagine di Dio, ed è immagine di Dio come creatura. La descrizione della creazione già in Gen 1-3 è unita a quella della prima alleanza di Dio con l'uomo. Questa alleanza (così come la creazione) è un'iniziativa totalmente sovrana di Dio creatore, e rimarrà immutata lungo la storia della salvezza, fino all'alleanza definitiva ed eterna che Dio concluderà con l'umanità in Gesù Cristo.
11. L'uomo è il soggetto idoneo per l'alleanza, perché è stato creato «a immagine» di Dio, capace di conoscenza e di libertà. Il pensiero cristiano ha scorto nella «somiglianza» dell'uomo con Dio il fondamento per la chiamata dell'uomo a partecipare alla vita interiore di Dio: la sua apertura al soprannaturale.
Così dunque la verità rivelata circa l'uomo, che nella creazione è stato fatto «a immagine e somiglianza di Dio», contiene non soltanto tutto ciò che in lui è «humanum», e perciò essenziale alla sua umanità, ma potenzialmente anche ciò che è «divinum», e perciò gratuito, contiene cioè anche ciò che Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo - ha di fatto previsto per l'uomo come dimensione soprannaturale della sua esistenza, senza di cui l'uomo non può raggiungere tutta la pienezza destinatagli dal Creatore.
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[1] «Gaudium et spes», 12.
[2] Sir 17,1.3-7.9-10.