I volti della creatività: un invito alla lettura

Ivan Colagè
Stefano Oliva

L’attuale sviluppo tecnologico, segnato dalle sfide (anche etiche) legate all’intelligenza artificiale, ci impone  di ripensare in profondità il ruolo dell’essere umano nel mondo, confrontandone le specifiche abilità rispetto ad altre forme di vita animale da un lato, e dall’altro distinguendo ciò che la macchina può replicare da ciò che rimane una prerogativa dell’essere umano. È questa la riflessione che propone Federico Faggin, fisico e imprenditore “padre” del microprocessore, nel libro Silicio (2019), individuando nella coscienza il tratto distintivo dell’intelligenza umana rispetto all’intelligenza artificiale.

In genere, cercando ciò che vi è di propriamente umano nella nostra forma di intelligenza, uno fra i temi cruciali che viene in primo piano, tanto nei dibattiti culturali quanto nelle ricerche più specialistiche, è quello della creatività. Termine polisemico, che merita un’attenta riflessione filosofica e un lavoro di ricerca finalizzato a una definizione rigorosa, come dimostra l’articolo di Mark Runco e Garrett Jaeger (2012), che individuano due criteri per la creatività: in primo luogo l’originalità, dunque un carattere di novità, e in secondo luogo quella che chiamano effectiveness, vale a dire una forma di efficacia pragmatica che qualifichi ciò che ci appare come originale, esplicitandone positivamente il carattere vantaggioso.

La “definizione standard” proposta da Runco e Jaeger, che senz’altro ha il merito di cogliere alcuni aspetti rilevanti della creatività, non consente tuttavia di distinguere la forma propriamente umana – se c’è – rispetto ad altre forme di creatività che possono interessare il mondo animale e la sua evoluzione. In fondo l’idea di uno slancio vitale (élan vital) intrinsecamente creativo, capace di animare e dirigere dall’interno lo sviluppo evolutivo era stata già teorizzata dal filosofo Henri Bergson ne L’evoluzione creatrice (1907). Il carattere non deterministico dell’evoluzione secondo Bergson, lontano tanto da un modello meccanicista quanto da un ingenuo finalismo, consentiva di cogliere nello sviluppo naturale una continua produzione di novità cui difficilmente potrebbe essere negato l’appellativo di creatività.

L’elaborazione del pensiero scientifico e filosofico in merito al tema dell’evoluzione della vita pone domande anche alla riflessione teologica, che non a caso – come ci mostra il brano di Karl Rahner (1984) – si interroga sul rapporto tra creazione divina ed evoluzione. Il teologo tedesco esplicita in questo modo il quesito: «Un’evoluzione generale del cosmo, ci domandiamo quindi, dalle sue parti costitutive più semplici e originarle fino all’odierna differenziazione e complessità anche nel campo del vivente, è ammissibile per la fede cristiana come tesi o ipotesi delle scienze naturali soltanto da inquadrarsi, al massimo successivamente, in un’immagine cristiana del mondo? La nostra risposta è: sì» ed elabora la sua posizione di compatibilità tra creazione ed evoluzione valorizzando il concetto di auto-trascendenza.

Una simile concezione consente allora di ampliare la nostra idea di creatività all’intero universo, visto – come suggerisce il cosmologo, matematico e astrofisico John D. Barrow (1997) – come opera d’arte e fonte cosmica della creatività umana. Una simile prospettiva, capace di riavvicinare il rigore scientifico e la sensibilità umanistica, coglie la dimensione propriamente estetica che anima ogni avventura conoscitiva e ogni ricerca sul reale. La bellezza diventa allora impronta dell’opera di Dio nel creato secondo i credenti e fonte d’ispirazione e di meraviglia per il ricercatore scientifico, che nell’ordine e nell’equilibrio del cosmo – come per esempio nella Tavola periodica degli elementi, secondo Alessandro Giuliani (2011) – riesce a rintracciare regolarità che soddisfano tanto la ragione quanto il senso estetico.

Ma esiste anche una forma specifica di “creatività” teologica, ed è quella che il cardinale Joseph Ratzinger (1998) attribuisce ai profeti. Dietro un grande teologo, capace di sistematizzare un pensiero secondo linee argomentative razionali, vi è sempre prima un grande profeta, sostiene il futuro papa: nella capacità di anticipazione dei tempi e nella ricchezza carismatica del profeta si può rintracciare quel carattere di novità che è proprio di una “creatività” spirituale.

D’altra parte, ci piace condividere con i nostri lettori il fatto che questi, e altri, temi legati alla creatività umana in prospettiva interdisciplinare sono al cuore delle attività del Centro di Ricerca DISF da alcuni anni – come mostra, ad esempio, un Quaderno Monografico del 2023 per la Rivista Acta Philosophica incentrato specificamente sui rapporti tra creatività umana, animale e artificiale – proprio per la loro profondità antropologica, l’attualità culturale, e le implicazioni etiche e sociali. Il Centro DISF è anche coinvolto in un progetto di ricerca, promosso e sostenuto dalla Pontificia Università della Santa Croce, proprio su questa tema, e che vede concludersi proprio in questi giorni il suo primo anno di realizzazione. Il fulcro del progetto sta nell’idea che la creatività umana intesa come capacità di introdurre reali novità nel mondo trasformandolo intenzionalmente possa cogliere aspetti fondamentali della specificità umana, e persino del suo essere – secondo quanto sostiene la rivelazione ebraico-cristiana – imago Dei. Questa attenzione alla creatività si riflette anche nelle iniziative proposte dalla SISRI, la scuola interdisciplinare promossa dal Centro di Ricerca DISF. L’attuale biennio di seminari nazionali verte proprio su I volti della creatività, e affronta il tema attraverso le lenti, di volta in volta, di discipline come la biologia, l’archeologia, l’AI, la riflessione politica, l’estetica, la matematica, la filosofia teoretica e la teologia. Anche lo scorso Workshop annuale ha affrontato il tema della creatività dal punto di vista del “nuovo”, e del rapporto tra paradigmi e innovazione nelle scienze.

Abbiamo quindi, con questo Speciale e con questa stessa Introduzione, voluto mettere al corrente i nostri lettori di questa priorità del Centro di Ricerca DISF, oltre ad offrire loro, come di consueto, un’occasione per letture autorevoli, interdisciplinari e stimolanti.