John Polkinghorne (1930), fisico delle particelle e sacerdote anglicano, è uno degli studiosi contemporanei che maggiormente hanno indagato i legami tra la scienza e la religione. Fellow della Royal Society e Professore di Fisica matematica all'Università di Cambridge, presidente del Queens' College di Cambridge, ha pubblicato numerosi saggi e libri, alcuni dei quali tradotti in italiano. Il saggio The faith of a physicist (La fede di un fisico) è tratto dalle Gifford Lectures tenute dall’A. nell'anno accademico 1993-94 all'Università di Edimburgo e il cui oggetto era "La conoscenza di Dio". La tesi principale che lo studioso sostiene lungo tutto il corso del libro, è che la ricerca (quest) di una comprensione motivata è uno scopo e un metodo di lavoro condiviso sia da chi fa scienza, sia da chi sviluppa la conoscenza della fede, e che ambedue i tipi di ricerca sono «viaggi di scoperta intellettuale» che partendo entrambi dall'osservazione e dall'esperienza, si devono poi aprire ad un approfondimento e a un'eventuale correzione. Polkinghorne imposta e organizza le sue riflessioni con il metodo proprio di uno scienziato quale egli è: attraverso un esame completo (bottom-up) delle credenze cristiane, dalla creazione alla resurrezione di Gesù Cristo, enunciate lucidamente nella versione del Credo di Nicea (325 d.C.) —al quale l’A. fa esplicito riferimento citandone numerosi passi— si vogliono fornire prove, o comunque basi razionali in grado di sostenerne la ragionevolezza. Per fondare il suo discorso, lo studioso si basa, oltre che sulle Sacre Scritture, sui "fenomeni" naturali, ossia su ciò che è maggiormente e più facilmente visibile per tutti —si trova, infatti, al gradino più basso (bottom) della scala d'ascesa a Dio, ma può permettere di salire fino alla cima (up) - sui contesti storici e sulle teorie scientifiche, nonché sulla natura umana e i suoi sentimenti, che sono descritti in altre fonti, tra cui letteratura, filosofia e psicologia. Dopo aver analizzato anche la parte finale del Credo, riguardo allo Spirito Santo, alla Chiesa e all'escatologia, e averne anche valutato le visioni alternative proposte da altre religioni, Polkinghorne conclude nell'epilogo, citando S. Anselmo, che la fede può essere oggetto d'indagine razionale e di meditazione continua da parte di ciascuno in quanto fides quaerens intellectum. Dunque, scienza e fede non sono campi incompatibili, ma in realtà sono ambedue ricerche verso la verità in cui «restano molti enigmi riguardo ai quali scienziati e teologi possono lavorare assieme nel tentativo di capire, scopo perseguito con sincerità, scrupolosità e umiltà, nella consapevolezza del grande oceano di verità che si estende, non ancora scoperto, di fronte a noi» (p. 193).