Marcello Cini è un fisico che ha a lungo insegnato meccanica quantistica alla Sapienza, e che negli ultimi vent’anni si è interessato di storia della scienza e dei rapporti tra scienza, società e politica, seguendo una tradizione di pensiero legata alla sinistra italiana della seconda metà del Novecento. In questo volume l’A. critica l’immagine razionalistica della scienza tipica della modernità, giunta al suo apice nell’Ottocento, ed entrata in crisi nel XX° secolo, immagine che oggi sopravvive solo in alcuni ambiti della divulgazione scientifica. Attraverso un’analisi che si snoda lungo i vari capitoli della fisica (determinismo, indeterminismo, complessità), l’A. cerca di evidenziare il legame tra lo sviluppo dell’impresa scientifica ed il contesto storico in cui essa è stata portata avanti. La tesi di fondo è che la società orienta il cammino della scienza, tramite criteri metateorici che rendono accettabili o meno certe idee alla comunità degli scienziati del tempo. Del resto «la scienza non è una città ideale unitaria, regolata da norme metodologiche e da principi epistemologici validi per tutti i suoi abitanti, fissati una volta per tutte, ma un agglomerato di costruzioni erette in tempi diversi con stili differenti e abitata da comunità che parlano lingue diverse». Solo prendendo coscienza di ciò è possibile impostare un giusto rapporto tra la società (e la politica) e la comunità scientifica, senza intaccarne l’autonomia, ma senza neppure perdere il controllo della ricadute tecniche della ricerca. Oggi più che mai questa attenzione si rende necessaria a motivo della crisi ecologica e delle conseguenza che essa potrà avere sul futuro dell’umanità intera.