Senso del divino e scienza moderna

L'opera di Thomas Torrance, professore di teologia dogmatica all'Università di Edimburgo noto per i suoi lavori di filosofia della scienza, si colloca all'interno del dibattito fra storia del pensiero scientifico e cristianesimo con una riflessione organica che evita soluzioni convenzionali ed attinge coraggiosamente alla multiforme ricchezza del Logos cristiano. Nel nucleo di tale ricchezza è sempre presente il mistero dell'Incarnazione, sorgente di un radicalismo antropologico che illumina i veri rapporti fra lo sforzo oggettivizzante dell'attività di ricerca — proprio delle scienze — e la tensione del soggetto verso i trascendentali dell'essere — propria dell'esperienza filosofico-religiosa.

Il volume, introdotto e ben curato da Giuseppe Del Re, raccoglie sotto il titolo Senso del divino e scienza moderna sette interventi del teologo scozzese aventi per oggetto il problema della conoscenza, nella sua dinamica dialogica con l'esperienza globale del soggetto e con i fondamenti metafisici del reale. Finalità espressa del curatore è quella di offrire all'ambiente culturale cattolico una migliore conoscenza del pensiero di Torrance, con la convinzione — da noi pienamente condivisa — che le riflessioni dell'A. di tradizione riformata offrano spunti di grande interesse a chiunque sappia vedere nella Creazione e nell'Incarnazione le chiavi di lettura del rapporto fra Dio e il mondo. Il lettore già introdotto allo studio di altri autori protestanti ed abituato al rifiuto barthiano di ogni teologia naturale, non troverà in Torrance questa impostazione. Vi scoprirà invece una speciale attenzione alla Parola creatrice come sorgente di razionalità e di senso, assieme alla profonda convinzione di poter ascendere dalla contingenza del mondo alla libertà di Dio, secondo un cammino che si snoda preferenzialmente attorno alla categoria dell'intellegibilità, lasciando più implicita quella della analogia entis .

I tre saggi centrali del volume, cui l'A. dedica maggiore estensione, vertono sui seguenti oggetti: un itinerario storico attraverso quegli autori la cui gnoseologia ha maggiormente influenzato la formazione del metodo scientifico (II: La formazione della mente “moderna” da Descartes a Kant ); una discussione sul ruolo dell'induzione e delle sintesi di tipo olistico nelle scienze (III: L'integrazione della forma nella scienza naturale e nella scienza teologica ); ed infine una pregevole presentazione del pensiero epistemologico di Michael Polanyi, al quale Torrance desidera ricollegarsi esplicitamente (IV: Il recupero del realismo nella moderna epistemologia e il pensiero di Michael Polanyi ). Vi si affiancano altri quattro interventi nei quali ricorre il tema del realismo e della funzione regolatrice che le esperienze del soggetto, non esclusa la fede, hanno nell'indagine conoscitiva (I:  Realismo e apertura nell'indagine scientifica e teologica ; V:  Le certezze ultime e la rivoluzione scientifica ; VI:  La scienza e il senso del divino nel pensiero di J.C. Maxwell ; VII:  La teologia cristiana nel contesto dei cambiamenti della scienza ).

Il pensiero di Torrance insiste e si sviluppa attorno a due idee centrali, certamente maturate nell'alveo della sua fede cristiana, ma che allo stesso tempo egli rintraccia in ogni approccio realista alla natura e nella stessa storia delle scienze. La prima di tali idee è che la natura si presenta all'indagine conoscitiva come un sistema aperto , cioè non pienamente formalizzabile; come conseguenza, le scienze empiriche non possono individuarlo in maniera esaustiva, ma esse devono aprirsi gerarchicamente verso un nuovo sistema più ampio, il quale non ha solo il ruolo di completarne lo studio — ad esempio mediante il ricorso ad un più ampio oggetto formale — ma soprattutto quello di fondarle da un punto di vista gnoseologico. Questo nuovo sistema, che coincide essenzialmente con i fondamenti metafisici delle scienze naturali, si apre a sua volta verso un sistema gerarchicamente più alto, che accede alla sfera dei valori ed ai perché ultimi. In tal modo, la riflessione gnoseologica ascende, nell'unità dell'esperienza intellettuale del soggetto, dall'analisi empirica della realtà (scienza), al suo fondamento epistemico (filosofia), al perché ultimo della realtà stessa (teologia). In questa struttura conoscitiva a più livelli, il ricorso alla forma ed alla prospettiva olistica svelano maggiormente la loro fecondità. Sono le proprio le domande che sanno cogliere la realtà come un tutto, infatti, ad avere maggiore penetrazione comprensiva poiché si interrogano sul fondamento stesso del sistema inferiore, e di questo ne aumentano l'intelligibilità mediante il loro accesso a quello superiore.

La seconda idea centrale, in certa continuità con la precedente, consiste nel mostrare come l'interazione fra soggetto conoscente e realtà conosciuta sia determinante tanto per la dinamica di ogni processo oggettivante, quanto per lo sviluppo del progresso scientifico. Contrariamente a quanto si possa a prima vista pensare, e come vedremo in seguito, questa prospettiva non ha nulla del soggettivismo relativista, né dell'a-priori categoriale del razionalismo kantiano, né si ricollega all'indeterminismo fenomenico che compare in alcuni aspetti delle scienze sperimentali. L'A. vuole invece sottolineare la presenza nel soggetto di una certa visione del mondo in ogni approccio alla natura, visione che nasce dal reale ed al reale conduce , e che nell'analisi delle scienze viene identificata con il ruolo della conoscenza intuitiva in quanto forgiata dall'esperienza , ciò che Polanyi chiamava The Tacit Dimension . Si sottolinea allo stesso tempo che ogni conoscenza non è isolatamente oggettiva, ma anche soggettiva, perché data in un soggetto conoscente e, pertanto, radicalmente personale : anche qui Torrance riprenderà la tesi centrale dell'opera di Polanyi, Personal knowledge . L'oggettività si pone sempre come appello alla razionalità del soggetto e nel soggetto, come un richiamo dell'essere che non può tradursi se non in una opzione per il vero; tale opzione coinvolge la persona in un rapporto dialogico impegnativo con il mondo, determinando il prosieguo dell'indagine conoscitiva, così come favorì il suo stesso nascere attraverso quella personale visione del mondo che di quell'opzione costituì il primo passo. Conoscenza personale ed oggettività.

Torrance critica il riduzionismo scientista mediante una riflessione all'interno del medesimo metodo scientifico. La critica non intende delegittimare il metodo delle scienze, ma mostrarne la sua incompletezza gnoseologica. Intento principale non è quello di richiamare la scienza all'interno dei suoi limiti — espressione tanto comune quanto infelice e fonte di incomprensioni poiché la ricerca, all'interno del suo specifico oggetto, è pur sempre illimitata  — ma mostrare piuttosto quali siano i suoi veri fondamenti. Tale intento culmina forse nella provocante argomentazione che tutte le proposizioni di controllo con le quali operiamo nella scienza sono non-confutabli e non-verificabili (pp. 283-288). Lungi dal minare la legittimità della scienza, questa affermazione vuole mettere in luce che si ha a che fare con certezze regolatrici ultime, il cui necessario riferimento ontologico, e fondante per la scienza stessa, le svincola da un giudizio formale interno al metodo scientifico.

Riteniamo ben riuscito, in definitiva, il lavoro affrontato dal curatore Giuseppe Del Re per proporre in questa edizione il pensiero del teologo e filosofo della scienza scozzese al pubblico di lingua italiana. Ad esso ci auguriamo che segua anche quello di uno sviluppo delle tematiche sollevate nell'opera. Il volume è corredato, oltre che da un indice dei nomi citati, anche da un utile indice degli argomenti e delle parole chiave.

G. T. N.