Dell’opera di Étienne Gilson, tradotta solo di recente in lingua italiana, il lettore può trovare una recensione completa nella Rubrica “Sul mio scaffale” di questo Portale. Scopo del saggio è mostrare la presenza di un pensiero finalista già nella filosofia aristotelica, suggerendo che la proposta di un’Evoluzione Biologica può essere letta in un’ottica non necessariamente legata al caso e alla negazione di ogni finalismo, come invece voluto dalla classica concerzione darwiniana. Nonostante la distanza di tempo che ci separa dalla sua stesura, il libro di Gilson resta un classico nel suo genere ed aiuta a penetrare, in un’ottica sia storica che teoretica, all’interno di quel complesso intreccio di concetti, la cui attualità è tuttora attestata dagli innumerevoli dibattiti sul rapporto fra creazione ed evoluzione. La sua lettura è particolarmente consigliata a coloro che vogliono accostarsi alla tematica con categorie rigorose e non semplicemente mutuate dal dibattito mass-mediatico. Oltre a presentare un’accurata lettura storica di come le diverse concezioni fissiste, trasformiste ed evoluzioniste si siano avvicendate nel corso dell’interpretazione scientifica della morfologia dei viventi, l’A. dedica ampie pagine ad un’analisi critica del pensiero di Darwin, basato, come è noto, su tre principi fondamentali: la selezione naturale; la variazione spontanea e causale dei caratteri; la lotta per l’esistenza (idea questa che Darwin “fonda” sull’idea malthusiana di sproporzione crescente tra popolazione e risorse). È in particolare sul concetto di modificazione delle specie, che Gilson fa i suoi penetranti rilievi critici. Egli mostra come il concetto di specie sia una nozione che Darwin stesso ammette essere confusa e poco chiara, fino a riconoscere che si tratti di una pura astrazione utile. Ma se le specie non esistono, che senso ha cercarne la loro origine? L’evoluzione resta per Gilson un termine etimologicamente poco chiaro, usato per indicare una teoria ancor meno chiara, un termine che ha avuto soprattutto «la funzione di mascherare l’assenza di un’idea» (p. 143). L’opera ha l’indubbio merito di mostrare quanto poco scientificamente siano spesso usati i concetti di “creazione”, “fissismo”, “evoluzione” e “darwinismo”. È possibile che una mente geniale come Darwin possa pensare che la verità della religione cristiana includa l’ipotesi fissista? E ancora, è possibile credere che la verità di una “mutazione” e una storia delle specie, possa implicare la negazione del concetto di “creazione”? Si tratta di una dialettica nata da un totale fraintendimento dei concetti di generazione e creazione. Già in ottica aristotelica, in cui si distinguono mutazione sostanziali e accidentali, era possibile affermare che una certa specie subisce nel tempo delle mutazioni accidentali. Ma evidentemente Darwin riteneva di aver dimostrato che nel tempo si fossero avute mutazioni sostanziali da una specie all’altra, e riteneva che le “nuove” specie non potevano essere create da Dio.
Biofilosofia. Da Aristotele a Darwin e ritorno
Scheda del libro nella sezione Sul mio scaffale