Sebbene il fisico inglese Stephen Hawking ritenga che il numero di lettori di un libro di argomento scientifico indirizzato al grande pubblico sia destinato a dimezzarsi ogni volta che compare un'equazione, questa non doveva essere l'opinione di Abraham Pais (1918-2000), importante fisico teorico, professore all'Institute for Advanced Study di Princeton e alla Rockfeller University di New York, e vincitore del Premio Oppenheimer nel 1979. Subtle is the Lord…, infatti, non solo contiene molte formule matematiche, che spaziano dal calcolo tensoriale alla meccanica quantistica e alla fisica statistica, ma in certi capitoli propone dei veri e propri condensati di fisica teorica avanzata (che però possono essere saltati senza compromettere la comprensione generale). Ciononostante, rimane un libro accessibile a qualsiasi lettore, purché preparato ad affrontare un testo impegnativo e molto denso di informazione. In effetti, salta all'occhio fin dalle prime pagine che non si tratta di una semplice biografia, ma piuttosto di una biografia scientifica, nel senso che i tempi della narrazione sono dettati più dallo sviluppo delle ricerche di Einstein che non dall'avvicendarsi degli eventi. Se, infatti, i capitoli sulla fisica statistica e sulle teorie della relatività ristretta e della relatività generale si succedono secondo un ordine pressappoco cronologico, la discussione della teoria dei quanti impone al lettore un significativo salto a ritroso nel tempo. Questo taglio decisamente scientifico, tuttavia, non impedisce al libro di essere anche un avvincente racconto della vita di uno dei personaggi più affascinanti e cruciali del ventesimo secolo. Ne emerge un ritratto di Einstein a tutto tondo: uno scienziato unico ed essenzialmente solitario — "tutte le sue memorie più importanti sono firmate da lui solo" — ma anche un uomo che, conscio della sua autorità, si batte per i suoi ideali politici, essendo "negli anni venti un fautore del disarmo generale e dell'unità europea", mentre "dopo la seconda guerra mondiale propugnò soprattutto l'idea di un governo mondiale e la necessità di un uso esclusivamente pacifico dell'energia atomica". A complemento di un libro estremamente ricco di riferimenti bibliografici e sostanzialmente completo, alcune preziose appendici forniscono informazioni curiose e, al tempo stesso, illuminanti. Così impariamo che Einstein fu candidato al Nobel ininterrottamente dal 1910 al 1921, quando il premio gli fu assegnato per i suoi lavori in fisica quantistica e non per la teoria della relatività. Oppure che egli stesso propose per il Nobel per la fisica una ventina di colleghi, la maggiore parte dei quali lo vinse, ma anche che avanzò o appoggiò sette candidature al Nobel per la pace e una a quello per la letteratura (lo scrittore di origine austriaca Herman Broch, che non lo vinse). E, infine, che non appoggiò una candidatura eccellente, facendo notare come fosse "discutibile se i risultati di uno psicologo come Freud rientrino nell'ambito del Nobel per la medicina, che, presumibilmente, è l'unico da prendere in considerazione".