Scienza e Sapienza. Scienza e Teologia in dialogo

Jürgen Moltmann è una delle figure più rappresentative della teologia protestante del nostro tempo. Appassionatosi agli studi teologici durante la prigionia in un campo di concentramento inglese al tempo della seconda guerra mondiale, egli ha percorso una lunga e prestigiosa carriera universitaria conclusasi presso la Facoltà evangelica dell’Università di Tubinga. Autore di numerose e fortunate pubblicazioni, Moltmann è considerato il capofila di due importanti correnti, che vanno sotto il nome di “teologia della speranza” e di “teologia della Croce”. Accanto a queste due linee speculative, e intrecciato con esse, il teologo tedesco ha coltivato un forte interesse per il dialogo con le scienze naturali. Il libro Scienza e sapienza. Scienza e teologia in dialogo, raccoglie dodici interventi dal 1963 al 2000, di cui tre inediti. Gli scritti esprimono in fondo un convincimento, quello «che i teologi potrebbero conoscere qualcosa di più su Dio se leggessero, oltre che la Bibbia, anche il libro della natura»(p. 5). Questa raccolta di saggi, afferma l’A. nella prefazione, «va considerata un contributo al dialogo che s’impone, per quanto debole e incerto, fra teologi e scienziati della natura. Mi sono occupato di tali questioni non per fornire una spiegazione religiosa delle acquisizioni d’ordine scientifico, ma per continuare anche in questo campo la riflessione teologica e mostrare la compatibilità fra teologia e scienze della natura» (pp. 5-6). Il volume va apprezzato come un serio tentativo di mostrare la percorribilità della strada che riporta la conoscenza della natura entro le fonti della riflessione teologica, in opposizione al veto barthiano di ogni teologia della natura. Moltmann ha il merito di entrare in tutti i temi di più vivo interesse, senza scansare il maggiore lavoro speculativo che ne deriva. Fra i titoli dei contributi segnaliamo: “Far teologia nel mondo delle moderne scienze della natura”, “La creazione come sistema aperto”, “Prospettive escatologiche sul futuro dell’universo”, “Dio e spazio”, “Scienza e sapienza”. Al tempo stesso, i saggi del pensatore tedesco si snodano secondo una prospettiva teologica spesso presente nelle opere di autori di tradizione riformata: la conoscenza dogmatica della Rivelazione viene sovente presentata secondo una dimensione problematica, l’appello al credente orientato soprattutto verso la prassi e l’emergenza della questione etica, il giudizio sulla vicenda della filosofia di ispirazione cristiana formulato in termini piuttosto severi. Non condividiamo la posizione dell’A. circa la praticabilità della visione teologica di Giordano Bruno, né sulla convenienza di riferirsi al Tao cinese per una migliore comprensione della teologia della creazione. Sono altri gli spunti di interesse del volume, anche se sarà compito del lettore più esperto saperli mettere in luce e valorizzare. Fra questi va senza dubbio citata la comprensione della creazione come azione kenotica di Dio, che ripropone una visione già presente in un’importante tradizione dell’ebraismo e nella teologia cristiana ortodossa. Merita particolare interesse, infine, l’appello dell’A. circa la necessità di riscoprire e praticare una sapienza alla quale anche l’uomo di scienza può accedere attraverso il suo lavoro di ricerca, comprendendone le esigenze sul piano etico ed esistenziale. Fede e ragione possono ritrovarsi insieme nella casa comune della sapienza, dove contribuire, ciascuna con il proprio apporto, alla costruzione di una cultura della vita. «La phronesis comprende insieme sapere e morale, e aiuta dunque gli esseri umani ad usare saggiamente le loro conoscenze e a riferire realisticamente la loro morale alla realtà conosciuta. Non ogni sapere favorisce la vita, non qualsiasi conoscenza rende più saggi [...] La rivoluzione scientifica moderna ha estrapolato le scienze da tale contesto e concepito la ragione scientifica come “ragione strumentale”, la via che porta al dominio sulla natura e sulla stessa vita» (p. 31).