Jacques Arnould, nato nel 1961, è sacerdote domenicano, ingegnere e dottore in teologia. In questo volume, dal titolo pungente ed inconsueto, l’A. si propone di esaminare quale modo la teologia della creazione e l’antropologia teologica debbano tener conto del dato scientifico dell’evoluzione biologica, con speciale riferimento alla storia dell’uomo e alla sua origine. La prima parte, “L’evoluzione del vivente”, presenta un sommario del paradigma darwiniano e dei suoi successivi sviluppi nella biologia del XX secolo, che hanno spinto gli stessi scienziati ad operarne una parziale revisione. Lo studio dei viventi torna così ad avvantaggiarsi di un approccio teleologico, sebbene la maggior parte dei biologi contemporanei amino precisare che si tratta della riscoperta di «una finalità senza finalismo». La parte seconda, intitolata “La creazione del vivente”, espone le principali problematiche che la teologia della creazione incontra quando è chiamata ad interpretare la vita, quella umana in particolare, in termini evolutivi, e riporta le soluzioni, o talvolta le semplici riflessioni, suggerite da alcuni pensatori cristiani, sia cattolici sia di tradizione riformata. In questa esposizione si nota la preferenza dell’A. verso “letture della natura” che non ricorrano necessariamente ad un quadro filosofico di tipo metafisico (lo si può notare sia dallo scarso interesse rivolto alle nozioni di legge di natura e di causalità, sia da una certa intercambiabilità fra la nozione di male e quella di contingenza). La terza parte, dal titolo “La drammatica umana”, intende affrontare «lo sforzo di dire qualcosa sul peccato originale alla luce delle conoscenze scientifiche attuali, vale a dire all’interno del paradigma darwiniano» (p. 264). Il lettore potrà trovarvi riferimenti, tra gli altri, alla posizione di Rahner, Martelet, Teilhard de Chardin, e il tentativo di armonizzare la valenza storica del peccato originale con la sua portata metastorica (come nel caso di A. Léonard o G. Martelet). La profondità delle questioni suscitate fa sì che gli interrogativi aperti, ed esplicitamente lasciati tali, restino probabilmente maggiori delle domande di partenza. La quarta ed ultima parte, “Il Dio dell’alleanza”, intende essere quella più propositiva. L’A. si serve sostanzialmente di due strumenti concettuali. Il primo di essi è il cristocentrismo della tradizione cristiana, con la sua origine in san Paolo e nella teologia dei Padri, che Arnauld ama rileggere nella prospettiva cristologica di Pierre Teilhard de Chardin (dal quale assume la dizione “Cristo cosmico”, non scevra di qualche problematicità). La seconda è considerare l’unità, in Cristo, dei piani della creazione e della redenzione, dell’alleanza e della salvezza, interpretando la logica dell’evoluzione, e delle conseguenze circa la concezione della vita che ne deriva, come partecipazione della natura ad una storia che ha bisogno anch’essa di essere redenta. Ambedue le riflessioni costituiscono senza dubbio i binari sui quali una teologia della creazione dopo Darwin deve ragionevolmente muoversi (e in questo Arnauld ha ragione), ma le riflessioni offerte nel volume paiono limitarsi ad indicare la direzione verso cui muoversi, senza offrire sviluppi che rappresentino degli autentici guadagni teoretici. Resta in tal senso bisognosa di approfondimento l’idea di un’alleanza fondata su una storia libera (dell’uomo, ma in certo modo anche del cosmo), quando tale libertà parrebbe non normata da una verità conosciuta o da un principio di creazione. Può forse sorprendere il giudizio un po’ troppo indulgente formulato nei confronti di Monod, del quale si apprezza la capacità di superare il determinismo e tematizzare l’enigmaticità della morte, ma sul cui nichilismo e riduzionismo si sorvola. Il testo di Arnauld ha il merito di essere senza dubbio una delle poche opere che compiono l’impresa di scandagliare il pensiero biblico e quello teologico, classico e contemporaneo, alla ricerca di fonti di ispirazione e di autori che aiutino ad affrontare il tema dell’evoluzione della vita e della lotta per la sopravvivenza con rigore e serietà. Il lettore non esperto avverte tuttavia la mancanza di un certo orientamento che lo aiuti a discernere fra le varie proposte degli autori citati, al fine di riconoscere le più valide ed evitare quelle meno fondate. Il volume comprende una bibliografia con i testi che più direttamente si sono occupati del rapporto fra evoluzione biologica e pensiero religioso.