I pilastri del tempo. Sulla presunta inconciliabilità fra fede e scienza

Quest’opera rappresenta il tentativo del grande paleontologo Stephen Jay Gould (1941-2002) di conciliare due campi di indagine posti tradizionalmente in contrapposizione. È possibile, si chiede l’A., armonizzare in termini non mutuamente esclusivi indagine scientifica e prospettiva religiosa? La risposta è affermativa. È infatti in questa sede che viene stabilito il famoso principio dei magisteri non sovrapposti: il NOMA (Non Overlapping MAgisteria, MNS nella traduzione italiana) vuole sancire la divisione e l’autonomia tra queste due aree del sapere. Scienza e religione non sono in conflitto tra di loro, perché si occupano di campi separati del sapere, e lo fanno con strumenti di indagine diversi. Non si possono screditare a vicenda; ma soprattutto, non possono compiere le loro indagini incrociando i rispettivi strumenti di ricerca. Il libro contiene una ampia digressione storica sui momenti cardine dello scontro tra scienza e fede: ci si concentra in particolar modo sulle problematiche sorte in terra nordamericana, a causa degli attacchi neocreazionisti alla teoria dell’evoluzione (“Il creazionismo: una violazione tipicamente americana dei MNS”). Si tratta di una battaglia vissuta in prima persona dall’autore, conclusasi in sede legale con il riconoscimento dell’autonomia dell’indagine scientifica rispetto a qualunque credo religioso. In quest’opera l’A. sostiene che uno dei meriti di Darwin sia stato quello di sancire definitivamente laneutralità della natura rispetto ad ogni normazione etica: si tratta della “doccia fredda” della natura, che trova in se stessa il proprio motivo di essere; dopo Darwin, non è più possibile risalire al Dio-orologiaio. L’orizzonte dell’etica, come quello della morale sono pertinenza esclusiva della nostra specie. E la religione, non la scienza, è in grado di rispondere agli interrogativi di senso profondi che l’uomo si pone. Per l’A. il senso religioso è caratterizzato sostanzialmente da una operazione di introspezione profonda: si tratta cioè di cercare in noi stessi, e non nella natura fuori di noi, quei valori e quei significati che, dopo Darwin, sono ormai indeducibili dall’orizzonte naturale. Il principio dei NOMA e le prese di posizione dell’A. nei riguardi di scienza e religione hanno fatto discutere moltissimo, esercitando una notevole influenza su molti autori; in tal senso, I pilastri del tempo rappresenta un importante episodio storico a questo riguardo. È comunque opportuno segnalare che la soluzione proposta da Gould individua una strada facile, ma non la più soddisfacente, almeno se non viene chiarito che il diverso oggetto formale delle due analisi riguarda un medesimo oggetto materiale, l’universo fisico e biologico, oggetto delle scienze e in tutto dipendente, per la fede, da un Dio creatore. Il NOMA diviene pertanto una soluzione di “pronto intervento”, ma presenta dei limiti. Resta infatti vero che, grazie ai risultati delle scienze, i teologi possono fare una migliore teologia e che, grazie alla prospettiva filosofico-teologica, l’attività scientifica può comprendere meglio la portata e la verità ultima del proprio oggetto.