Richard Feynman (1918-1988), premio Nobel per la fisica nel 1965, è stato uno degli scienziati più popolari della seconda metà del XX secolo, noto per le sue ricerche nel campo della Elettrodinamica quantistica, ma anche apprezzato divulgatore, acuto e perspicace. Sono tradotte in lingua italiana le sue opere La legge fisica (Boringhieri, Torino 1971) e QED. La strana teoria della luce e della materia (Adelphi, Milano 1989). Feynman è stato capace di esporre al grande pubblico un’immagine realistica e non mistificata della scienza, della cui razionalità e metodologia egli è sempre stato strenuo difensore, vedendo in essa un modello di rigore intellettuale da prendere come esempio in molti aspetti della vita umana, culturale e sociale. Il breve volume intitolato Il senso delle cose raccoglie tre conferenze pronunciate nel 1963 presso l’Università di Washington: nel loro insieme, questi interventi offrono una visione d’insieme della posizione dell’A. nei confronti della vita morale, dei valori umanistici, dei rapporti fra scienza e società. La posizione intellettuale di Feynman merita, al riguardo, alcune precisazioni. La sua non è una visione riduzionista perché l’etica, la riflessione filosofica e la religione hanno diritto di cittadinanza nella vita degli uomini e non se ne potrebbe fare a meno. La loro, tuttavia, non è una conoscenza in senso stretto: si tratta di ambiti che coinvolgono la sfera privata e non riguardano necessariamente delle proposizioni comunicabili e da tutti condivisibili. Anzi, le scienze umane e la stessa religione devono fare attenzione a molte delle loro affermazioni perché, a dire di Feynman, tradiscono spesso uno scarso rigore logico e scientifico. In questa critica l’A. associa il presunto significato della preghiera e dei miracoli. In realtà, siamo dell’opinione che Feynman abbia della religione una idea piuttosto limitata – più vicina a quanto potremmo chiamare devozione o sentimento religioso – e non mostra di conoscere sufficientemente né la dimensione filosofico-teologica della fede, né la ricchezza della rivelazione biblica. Le sue riflessioni più interessanti riguardano pertanto non i rapporti con la religione, bensì l’immagine della scienza. Egli ne mette in luce un itinearario trasparente, che procede per prove ed errori, ne riconduce la portata conoscitiva all’interno di un giusto ambito, limitato e concreto, ne sottolinea l’apertura costitutiva verso la scoperta, la ricerca della verità, lo stupore. La scienza si presenta dunque essa stessa come impresa dall’alto valore umano e morale.