In questo lavoro è stata ricostruita la vicenda galileiana attraverso l’analisi degli eventi avvenuti durante i sei viaggi a Roma che Galilei compì durante tutto l’arco della sua vita. Gli autori di questo libro sono William R. Shea, titolare della Cattedra Galileiana di Storia della Scienza all’Università di Padova, e Mariano Artigas, docente di Filosofia della Scienza all’Università di Navarra, Spagna. Nel primo capitolo, "Job Hunting and the Path to Rome" (pp. 1-18), vengono descritti i primi approcci di Galilei al mondo scientifico; tra questi suoi primi contatti, notevole importanza ebbe il rapporto con i Gesuiti del Collegio Romano. In seguito alle sue prime scoperte col telescopio, nel 1611 Galileo si recò nuovamente a Roma ove illustrò le novità celesti a diversi alti prelati e personaggi vicini alla curia. È questo l’argomento del cap. 2, "The Door of Fame Springs Open" (pp. 19-48). L’unanime riconoscimento che ottenne in quell’occasione gli valse anche l’amicizia di Federico Cesi e la nomina a membro dell’Accademia dei Lincei. Gli eventi relativi alla prima messa al bando delle tesi copernicane nel 1616 sono illustrati nel cap. 3, "Roman Clouds" (pp. 49-93). «Se Galileo fosse stato in grado di dimostrare la verità della teoria copernicana, tutto si sarebbe concluso positivamente». È questa una delle tesi centrali degli autori di questo libro, che, in questa sezione, discutono anche il significato della nota lettera del cardinale Roberto Bellarmino a Paolo Antonio Foscarini. Trattasi di un documento fondamentale per capire la posizione ufficiale della Chiesa circa la nuova teoria astronomica. La sua rilevanza è stata sottolineata, come è noto, anche da alcuni storici della scienza che hanno riconosciuto la validità dell’impostazione bellarminiana. Galilei concluse il suo successivo soggiorno romano, avvenuto nel 1624, con la speranza di poter ottenere il consenso alle sue idee da parte delle autorità ecclesiastiche, soprattutto dopo l’elezione al soglio pontificio del cardinale Maffeo Barberini, che aveva accolto con entusiasmo alcune scoperte galileiane. Nel quarto capitolo dell’opera, "Roman Sunshine" (pp. 94-122), oltre ai fatti svoltisi durante questo soggiorno, gli autori si soffermano brevemente a descrivere le indagini effettuate dal Santo Uffizio sul contenuto del Saggiatore, inizialmente ritenuto contrario al dogma della transustanziazione. Dopo aver narrato nel cap. 5, "Star Crossed Heavens" (pp. 123-157), il tentativo di Galilei di pubblicare il Dialogo sopra i massimi sistemi a Roma, nell’ultimo capitolo del libro, "Foul Weather in Rome" (pp. 158-200), gli AA. si dedicano al racconto dettagliato dei fatti che hanno portato alla condanna del 1633. Dal momento che la pubblicazione dei Discorsi e dimostrazioni intorno a due nuove scienze, avvenuta nel 1638, non rientra nelle vicende dei viaggi romani di Galilei, i contenuti di quest'opera non sono stati analizzati. Essi, tuttavia, non riguardavano la questione copernicana e gli autori precisano che, per questa ragione, la Chiesa non ne ostacolò in nessun modo l'edizione e la diffusione. Shea e Artigas sono riusciti a presentare la vicenda galileiana da un punto di vista senza dubbio originale. A questi studiosi, inoltre, va riconosciuto il merito di aver offerto una valida ricostruzione dei fatti senza entrare troppo in dettagli di difficile lettura per un pubblico non specialista.