Theology and the Scientific Imagination è l’opera più nota di Amos Funkenstein (1937-1995), in cui lo studioso esplora le strette relazioni che sono intercorse fra la teologia cristiana e lo sviluppo delle scienze tra medioevo ed età moderna.
Amos Funkenstein inizia la sua trattazione prendendo nota della differenza nella concezione della teologia nel periodo che va dal XIII al XVI secolo; il XIII secolo fu infatti il momento storico in cui si sedimentò una certa nozione di teologia, concetto che in precedenza aveva avuto un significato meno rigido, come disciplina molto specifica, che poteva essere studiata solo da accademici specializzati e membri del clero. Già solo tre secoli dopo Funkenstein osserva come il cambiamento nella concezione della teologia era notevole, con la comparsa di una “teologia secolare”, esercitata cioè da laici, come Galileo, Cartesio, Leibniz o Newton, che parlavano di concetti teologici senza essere teologi di professione, e il cui discorso era diretto ad altri laici.
Partendo da questo quadro iniziale, Funkenstein si pone la questione non solo del come è cambiata storicamente la concezione della teologia da parte del mondo accademico, ma anche come questo cambiamento sia proceduto in parallelo con lo sviluppo del pensiero scientifico, che proprio nel XVI e XVII secolo raggiunse un grado di fusione con le discipline della filosofia e della teologia mai eguagliato né prima né dopo.
In particolare, lo studioso sceglie di analizzare questo cambiamento attraverso le modifiche nel modo di concepire tre particolari attributi divini: l’onnipresenza, l’onnipotenza, e la provvidenza divina. L’analisi di questi attributi coinvolge non solo uno studio dei maggiori pensatori del tempo, ma anche un’analisi della storia politica, economica e sociale dei secoli presi in considerazione. La trattazione procede per concetti, esaminandone ognuno in un capitolo separato, ma dando anche il giusto spazio alle sovrapposizioni che necessariamente si creano.
Nonostante il percorso di Funkenstein parta dalla volontà di analizzare l’evoluzione di concetti propriamente teologici, una gran parte del suo studio è rivolto all’analisi di concetti prettamente filosofico-scientifici. Ciò deriva dalla specifica situazione che lo studioso si ritrova ad analizzare, quella del pensiero del XVI e XVII secolo. Per questo motivo uno degli aspetti più innovativi e tuttora interessanti della sua analisi risiede proprio nella sua capacità di dimostrare che in quel determinato secolo si era diffusa fra i filosofi una forma specifica di discorso, in cui argomenti teologici venivano espressi in termini secolari, mentre a loro volta temi scientifici potevano essere esposti con un linguaggio teologico. Funkenstein si trova a mostrare come la teologia e le altre scienze naturali divennero in quel determinato periodo storico quasi un’unica disciplina.
Quest’opera di Amos Funkenstein è un testo denso, che tratta nel dettaglio di concetti filosofici complessi, ma fu un lavoro pioneristico nel momento della sua prima pubblicazione, e mantiene tuttora la sua validità per comprendere l’evoluzione della storia delle idee in un periodo storico di estrema vivacità intellettuale, in cui sia il pensiero scientifico che quello teologico gettarono le basi per la nostra comprensione del mondo.