Un punto di vista innovativo del rapporto tra scienza e religione viene offerto in questo lavoro di Mikael Stenmark, docente di Filosofia della Religione all’Università di Uppsala. Fin dall’Introduzione (pp. X-XX) di questo volume, l’autore mantiene una posizione equilibrata tra diverse prospetttive e afferma esplicitamente la necessità di adottare un sistema che integri diverse concezioni in merito. “In questo modo, invece di correre il rischio di stabilire una relazione di tipo unidimensionale tra scienza e religione, si propone un approccio multidimensionale che tende ad identificare e valutare diversi livelli di possibile interazione” (p. XV).
Il Capitolo 1, “Contemporary Darwinism and Religion” (pp. 1-15) introduce il lettore negli argomenti generali di questo lavoro, mettendo in luce le opinioni di alcuni biologi allo scopo di indicare la via verso un approccio multidimensionale comprendente le dimensioni sociale, teleologica, epistemologica e teorica. Nel Capitolo 2, “The Social Dimension of Science and Religion” (pp. 16-27), la dimensione sociale viene vista come qualcosa di più di un semplice elemento parte del dialogo tra scienza e religione. Per cogliere in pieno il significato di questo rapporto, infatti, “si dovrebbe prendere in considerazione gruppi diversi di persone” (p. 27). La dimensione teleologica è stata illustrata nel Capitolo 3, “The Goals of Science and Religion” (pp. 28-51), nel quale l’autore considera le finalità epistemologiche e pratiche come due momenti inseparabili di questo rapporto. È possibile, inoltre, individuare, all’interno del gruppo di persone che mettono in pratica attività che riguardano scienza e religione, un livello individuale ed uno sociale, così come scopi espliciti e latenti.
Ogni singolo aspetto della dimensione teleologica è strettamente correlato con quella epistemologica che è alla base dei successivi tre capitoli di questo libro (pp. 52-136). In questa sezione, l’autore dissente dal principio sostenuto da Stephen Jay Gould e denominato NOMA (Non Overlapping Magisteria). Si tratta dell’affermazione di una distinzione essenziale dei rispettivi campi di indagine, sostenuta anche da un ricercatore come Vincent Brummer che rifiuta ogni tipo di “epistemologia della religione modulata scientificamente” (p. 61). L’autore, pertanto, giudica questo tipo di posizioni restrittive, sostenendo una necessaria interazione come passo fondamentale per l’avanzamento della conoscenza nel campo e per affermare una prassi interdisciplinare che superi i limiti intrinseci ai singoli ambiti scientifici e teologici. L’autore precisa, tuttavia, come l’adozione dei modelli di relazione scienza-teologia comporti la presenza di posizioni molto diversificate e porta come esempio l’errata impostazione dei teologi pragmatisti che si basano solo sugli aspetti morali e politici di questo rapporto.
L’analisi delle istanze connesse con la dimensione teorica inizia con il Capitolo 7 “The Inquires of Science and Religion. Overlapping Concerns?”, nel quale l’esposizione prende avvio dalla critica di alcune visioni che risulterebbero errate, dal momento che non esiste un legame logico con i fondamenti scientifici che esse pongono come base. Un esempio è dato dal pensiero di Gordon Kaufmann, secondo cui l’evidenza scientifica dello sviluppo della vita non si accorda con l’idea di una personalità creatrice divina. Questi argomenti anticipano il contenuto del Capitolo 8, “A Science Shaped by Religion” (pp. 171-208) nel quale vengono affrontate le modalità in base alle quali la religione può essere considerata parte del discorso scientifico. L’analisi di alcune correnti di pensiero mostra chiaramente come sia insostenibile l’idea di un’oggettività scientifica indipendente dagli influssi del contesto socio-culturale. La trattazione di questo argomento prosegue nel capitolo successivo, “Should Religion Shape Science?” (pp. 209-249), nel quale viene evidenziato come la risposta ad un simile interrogativo comporti un necessario chiarimento del concetto di scienza. L’autore distingue quattro fasi all’interno della ricerca scientifica e pone particolare attenzione alla “Justification Phase of Science”, vale a dire quel momento nel quale gli scienziati tentano di convincere il resto della comunità scientifica ad accettare i modelli che essi hanno sviluppato ed adottato. L’indipendenza della scienza dai presupposti, comunque, non riguarda solo la teologia ma anche le stesse impostazioni alla base della ricerca che spesso, come nel caso del naturalismo scientifico, conducono a conclusioni non accettabili scientificamente.
L’autore specifica la sua personale opinione relativa al rapporto tra scienza e religione nell’ultimo capitolo di questo lavoro, “How to Relate Science and Religion” (pp. 250-269), diviso in due parti. Nella prima viene re-interpretato il modello proposto da Ian Barbour e vengono individuate cinque modalità per mettere in relazione scienza e religione (The Monist view – the Contact View – The Independence View – The Complete Scientific Expansionist View – The Complete Religious Expansionist View). Nella seconda parte, l’autore illustra la “Multidimensional Tipology of Science and Religion”, approfondendo il significato della Contact View in modo da definire al suo interno un’ulteriore distinzione (teleological, methodological and theoretical Contact View). È proprio questa complessa struttura che rappresenta il rapporto tra scienza e religione “a multidimensional model”.
La visione dell’autore è il risultato di uno studio attento delle principali idee maturate negli ultimi tempi in questo settore della ricerca. I suoi contenuti ribadiscono l’alto livello di specializzazione raggiunto in questo campo ed il definitivo superamento di tutte quelle impostazioni del pensiero contemporaneo che hanno preteso di inquadrare il rapporto tra scienza e religione mediante un approccio rigido ed unilaterale. Questo volume, di conseguenza, costituisce una buona lettura specialistica per studiosi che già da tempo si occupano di queste tematiche. Oltre a proporre un modello interpretativo di sicuro interesse, infatti, la sua lettura può essere utile per conseguire una conoscenza delle principali visioni espresse di recente e del loro rapporto con lo sviluppo della ricerca scientifica.