Professore di Chimica-fisica all’università di Manchester e poi di Studi sociali presso la medesima università, Michael Polanyi (1891-1976) rappresenta una delle più interessanti figure di scienziati del XX secolo a motivo del suo itinerario intellettuale che lo ha condotto dalla ricerca scientifica all’epistemologia e alle scienze umane.
Fra i suoi meriti vi è quello di essere stato interprete di una filosofia capace di sorgere da una riflessione interna alle scienze, fino a porne in discussione alcuni dei paradigmi dominanti. A Polanyi si deve la tematizzazione della componente personale e della componente tacita presenti in ogni conoscenza scientifica, gettando così una luce nuova sul modo di intendere l’attività dello scienziato: non più solo oggettivante e impersonale, ma anche coinvolgente e normata dalle molteplici espressioni della sua esperienza umana. Leggiamo infatti: «La scienza funziona per l’abilità dello scienziato ed è attraverso l’esercizio di questa abilità che egli modella la sua conoscenza scientifica. Perciò noi possiamo cogliere la natura della personale partecipazione dello scienziato, esaminando la struttura delle abilità. [...] Ad esempio, il fattore decisivo per il quale chi nuota si mantiene a galla è il modo col quale regola la respirazione; egli mantiene il galleggiamento ad un livello maggiore evitando di vuotare i polmoni quando espira e gonfiandoli più del solito quando inspira: eppure in genere i nuotatori non sanno questo. Uno scienziato ben conosciuto che da giovane aveva dovuto dare lezioni di nuoto per vivere, mi disse come fu per lui imbarazzante quando cercò di scoprire che cosa lo faceva galleggiare: qualunque cosa cercasse di fare nell’acqua, stava sempre a galla» (p. 135). In modo filosoficamente rigoroso, Polanyi restituisce alla scienza la dimensione personalista che le appartiene. I suoi sforzi teoretici furono dedicati in larga parte allo studio delle caratteristiche e della giustificazione della conoscenza scientifica, fino a coinvolgere l’intera vita del pensiero nella società, dato che la nostra visione del mondo risulta modificata in profondità proprio dalla nostra concezione della conoscenza. Egli propose una riformulazione innovativa della conoscenza scientifica ma non priva di supporti in autori precedenti: rifiutatane l’interpretazione neutrale perché illusoria, sostenne che è conoscenza personale, intendendo riconciliare la scienza con la persona non più solo nei fatti ma anche da un punto di vista filosofico. L’importanza dell’impresa polanyiana, pur non priva di tensioni, consiste nel non aver esaltato unilateralmente né la persona come soggettività a danno dell’universalità, della verità e della razionalità della scienza né viceversa, tendendo piuttosto a conservare ed esaltare entrambi i poli.
Il volume si divide in quattro parti: L’arte di conoscere; La componente tacita; La giustificazione della conoscenza personale; Conoscere ed essere. Nell’ultima parte la riflessione di Polanyi si spinge fino all’epistemologia delle scienze della vita e alla considerazione dell’emergenza sulla natura dello stesso soggetto conoscente. L’edizione qui presentata, arricchita da una Premessa di Emanuele Riverso, presenta la bibliografia completa di tutte le opere dello scienziato.