Non è comune trovare un testo che sappia inquadrare il contemporaneo dibattito sull’intelligenza artificiale anche in termini di teologia morale. Normalmente, l’inquadramento fornito dalla maggior parte degli autori riguarda l’ambito etico-filosofico, all’interno del quale vengono ospitati diversi orientamenti. Il volume di Alessandro Picchiarelli, ingegnere informatico e delle telecomunicazioni che ha successivamente conseguito gradi accademici in teologia all’Istituto teologico di Assisi e poi alla Pontifica Università Gregoriana, si dedica con competenza e profondità a spiegare il “funzionamento” degli algoritmi che guidano le scelte automatiche, passo previo ad ogni possibile valutazione morale.
Gli algoritmi informatici, osserva l’A. stanno sempre più prendendo decisioni per l’uomo, sull’uomo e con l’uomo, diventando pervasivi anche in contesti in cui le decisioni erano riservate alla razionalità umana. Ciò avviene anche quando non c’è una risposta giusta o sbagliata, da poter trovare in modo analitico e formale, ma le cose dipenderebbero invece dalla sensibilità e dalle condizioni del soggetto coinvolto. Si assiste, inoltre, ad una modellizzazione della realtà che, pur precisa ed accurata, non sarà mai perfettamente completa: perciò essa non sarà mai neutra ma sempre legata alla comprensione della realtà di chi la realizza.
Appare così evidente, segnala Picchiarelli, che gli algoritmi informatici non sono strumenti neutri, ma risentono della comprensione del mondo e della realtà di chi li sviluppa, influenzando così la comprensione del mondo e della realtà che essi veicolano. Ne deriva che la profilazione algoritmica genera nuovi interrogativi morali e questo porta a riflettere sull’approccio che anche la teologia morale deve avere nell’affrontare le questioni che poste nella contemporaneità. Infatti, se gli algoritmi prendono decisioni sull’uomo o anche al suo posto, di chi è la responsabilità per le scelte fatte? Non sempre è così immediato stabilirlo. Basti pensare agli algoritmi che man mano che apprendono dalla realtà, sono in grado di auto modificarsi e di produrre risultati che sono totalmente imprevedibili per colui che li ha pensati. Inoltre, supponendo che un algoritmo sia responsabile delle sue azioni, possiede anche diritti e doveri che vanno riconosciuti e tutelati? Verrebbe immediato rispondere di no ma allora cosa fare con l’androide Sophia che nel 2017 ha ricevuto la cittadinanza saudita? Come risolvere i problemi di giustizia sociale e di equità sociale (discriminazione, razzismo, sessismo, digital divide…) che emergono dai tanti casi che semplicemente navigando in Internet possiamo incontrare? Come garantire che la dignità umana e la sua specificità non vengano lese?
In questo testo, L’A. cerca di rispondere proprio a queste domande rileggendo la realtà nella quale viviamo attraverso la definizione di una governance etica coerente con le sfide poste e che tuteli la dignità e lo sviluppo integrale dell’essere umano, senza mortificare lo sviluppo tecnologico e ponendosi in dialogo con la tecnica e l’ingegneria informatica affinché gli algoritmi siano sempre più “etici”. Il lavoro presentato in questo libro accoglie l’invito di papa Francesco rivolto ai teologi e agli ingegneri informatici di impegnarsi in uno sviluppo etico degli algoritmi, di farsi promotori di un nuovo campo dell’etica per il nostro tempo: l’algor-etica. Completano il volume una prefazione firmata da Paolo Benanti e un ricca bibliografia.