La grande domanda. Perché non si può fare a meno di parlare di scienza, di fede e di Dio

Alister McGrath pastore anglicano, teologo e biologo è attualmente professore di Science and Religion ad Oxford. Gode di una significativa autorità, in ambiente anglosassone, tra coloro che si occupano del rapporto tra scienza e fede ed è interlocutore critico dei maggiori esponenti del “nuovo ateismo” (Dawkins, Dennet, Hitchens). In questo testo invita a riflettere sul rapporto tra conoscenza scientifica e conoscenza religiosa. Il contenuto del libro è facilmente comprensibile ed efficace in una prospettiva divulgativa. L’A. si propone di mostrare come scienza e religione possano interagire in un «dialogo creativo» di cui entrambe potrebbero beneficiare. In particolare, come evidenziato nel terzo capitolo (La teoria, la prova e la dimostrazione: alla ricerca della verità), la fede può rappresentare un cambiamento di mentalità, una visione delle cose in grado di illuminare la realtà stessa. L’A. descrive come il conflitto scienza-religione sia stato storicamente e culturalmente amplificato e alimentato nelle narrazioni, spesso a causa di un pregiudizio anti-religioso. Il quinto capitolo (Darwin e l’Evoluzionismo. La scienza e la fede di fronte a nuovi interrogativi) è dedicato alla descrizione e all’analisi delle teorie evolutive e delle loro possibili letture filosofiche. L’A. critica l’interpretazione di Dawkins secondo la quale le teorie darwiniane renderebbero superflua la fede, interpretazione che ignora il rapporto metafisico fra Causa prima e cause seconde e la modalità moderna con cui sant’Agostino interpretava la Genesi assai prima che Darwin formulasse le sue teorie. Nell’ultimo capitolo (Scienza e fede: dare un senso al mondo, trovare il significato della vita), richiamando la teorie delle “finestre multiple” di Mary Midgley, McGrath approfondisce la propria convinzione secondo la quale l’uomo è antropologicamente portato a vivere all’interno di una trama di narrazioni interconnesse. L’A. fa quindi riferimento alla possibilità di sposare un criterio di pensiero secondo il quale «la scienza e la fede possono fornirci mappe diverse ma potenzialmente complementari dell’identità umana» (p. 28)

E. P.