Filosofia della mente

Andrea Lavazza, research fellow al Centro universitario internazionale di Arezzo, è studioso di scienze cognitive, filosofia della mente e, in particolare, di neuroetica. L’A. definisce la filosofia della mente come «una disciplina centrale dai confini aperti». Tale disciplina sorge intorno alla metà del Novecento grazie al pensiero di Wittgenstein, Russell e Ryle, con lo scopo di superare il dualismo cartesiano. Il libro si propone come una introduzione sulla filosofia della mente che comprende una sintesi delle principali questioni e tematiche affrontate, in particolare in contesto anglo-americano. I contenuti dei capitoli sono i seguenti: I. La mente e il mentale - II. Contenuto mentale, percezione e coscienza - III. Dualismo e teorie non fisicalistiche - IV. Il fisicalismo riduzionistico ed eliminativistico - V. Il funzionalismo e la sopravvivenza - VI. Altre teorie sul mentale.

Nel primo capitolo, lo studioso si sofferma sul rapporto tra filosofia della mente e metafisica. Poiché la prima si occupa dello “statuto ontologico dei soggetti di esperienza”, «presuppone una cornice metafisica al cui interno interpretare i propri dati sperimentali, implica cioè una coerente concezione generale della realtà per unire teorie e osservazioni» (p. 21). Nel secondo capitolo, Lavazza si occupa del concetto di intenzionalità, uno dei maggiori problemi all’interno della filosofia della mente. L’A. chiarisce come numerose teorie naturalistiche cerchino di giustificare l’intenzionalità sulla base degli stati fisico-biologici dell’organismo (teoria dell’interpretazione di Quine e Davidson; teoria del ruolo concettuale di Searle; teorie causali di Fodor e Dretske; biosemantica di Garrett Millikan; teoria strumentalista di Dennett). L’A. si sofferma quindi sui concetti di coscienza e autocoscienza come aspetti centrali del mentale.

Il terzo capitolo analizza le varie declinazioni del dualismo a partire da quello cartesiano (mente/corpo; mentale/fisico; mente/cervello), e delinea la questione fondamentale di come la mente non fisica possa interagire con il mondo fisico. Il quarto capitolo, espone la tesi del fiscalismo secondo la quale la scienza è il metodo più affidabile per comprendere il mondo. L’A. descrive le teorie più rilevanti fino al secolo scorso per quanto concerne il rapporto tra fiscalismo riduzionistico e filosofia della mente (comportamentismo di Watson; teoria dell’identità psiconeurale di Feigl, Place e Smart; teoria dell’eliminativismo materialistico di Quine, Rorty e Churchland). Il quinto capitolo affronta la tesi filosofica secondo la quale l’importanza del cervello sta nella sua natura di macchina computazionale (Fodor); come i computer, le menti sarebbero “motori semantici”. Dopo aver posto in luce le obiezioni fatte a tale impostazione, l’A. espone la teoria della “sopravvenienza” (non si dà alcuna differenza mentale senza la presenza di una differenza fisica). Il sesto capitolo si occupa delle altre teorie sul mentale, riattualizzate alla luce delle nuove conoscenze scientifiche. (ontological idealism, neutral monism, teoria ilemorfistica, modello della estended mind).

E. P.