In questo volume, l’A. si spinge ad esplorare una nozione, quella di Logos, che sembra condurre fino alle porte della teologia. Una scelta in certo modo coraggiosa, che non toglie per nulla rigore espositivo al lavoro, ma sembra piuttosto favorire lo scavo dei concetti impiegati, consentendo all’Autore di coglierne legami e radici che in altri saggi di storia della scienza restano forse troppo spesso impliciti, quando non addirittura ignorati. Sia la scelta di esplorare tali radici a tutto campo, sia l’ampia schiera di interlocutori con i quali l’Autore dialoga, fanno di questo volume un ottimo esempio di lavoro interdisciplinare, ricco di intuizioni e di snodi concettuali provenienti da aree di studio anche assai diverse. La riflessione proposta sui rapporti fra numero e logos fa emergere, a nostro avviso, due importanti elementi, che riteniamo facciano da sottofondo al lavoro di Zellini: il ruolo di “mediazione” del numero e il suo stretto legame con “l’intelligibilità” del reale. Mediazione in primis fra l’uomo e la realtà, fra il suo modo di conoscere e il modo di essere delle cose, mediazione fra l’intenzionalità e la progettualità dell’uomo ed i prodotti razionali del suo operare storico; ma una mediazione che resta costitutivamente aperta anche ad una ulteriore polarità, quella fra l’origine delle cose e le cose stesse, fra il principio che ne custodisce la ragione intima e le ragioni/rapporti che le cose manifestano. Il naturale legame fra numero e logos pone anche di rilievo che il rapporto che media fra le precedenti polarità è fonte di intelligibilità. Nel numero si esprime l’intelligenza di chi conosce e l’intelligibilità di chi è conosciuto, l’intelligenza di chi numera e l’intelligibilità di chi è numerato, un rapporto che anche in questo caso resta aperto all’interrogativo circa la fonte ultima dell’intelligibilità. Esiste poi un terzo elemento, che la lettura del lavoro di Zellini sembra suggerire: la valenza interdisciplinare dei rapporti fra numero e logos e la sua distensione storica rappresentano una pista per seguire le interazioni fra pensiero scientifico e teologia: «Il fatto che il logos greco fosse inconcepibile senza la matematica, e il fatto che si parlasse poi dello Spirito o del Cristo preesistente alla creazione in termini dello stesso logos, rendono per altro inevitabile il confronto tra scienza e pistis. Entrambe si sono variamente combinate fino all’epoca moderna, intorno a un mistero del logos che era pure mistero matematico; anche perché l’essere la matematica una scienza positiva, basata su dimostrazioni certe, non esclude che l’origine e l’ultima giustificazione dei suoi teoremi siano essenzialmente inspiegabili. Perché esistono i numeri, e perché sono fati esattamente nel modo che sappiamo? Perché le più complesse teorie matematiche funzionano per una sorta di provvidenziale coerenza interna, e risultano per di più adatte a descrivere ciò che accade in natura?» (p. 168). Il lettore troverà nel saggio di Zellini collegamenti provocanti e in parte poco noti, quali ad esempio l’esplicita identificazione agostiniana fra numero e sapienza, in fondo già preparata dallo stoicismo e da Filone, una sapienza che partecipa della vita di Dio, che il numero è capace di mediare e perfino, in parte, di esprimere. Lo stesso rapporto fra matematica e teologia viene collocato su binari convincenti, tutt’altro che improvvisati, riconoscendo nelle origini della matematica un duplice versante: «la chiarezza di un sapere positivo, capace di esprimere verità dimostrabili ed accessibili a tutti, e insieme il carattere sapienziale e simbolico di un linguaggio che vuole alludere ai più alti misteri della teologia. Per questo motivo la matematica finisce per svolgere una funzione in due sensi contrari, tra i quali è spesso difficile distinguere: proteggere ciò che non si può svelare e anche, all’opposto, rivelare ciò che è nascosto» (p. 169). La persuasione che i temi scientifici di maggior profondità non possano essere affrontati prescindendo dai panorami filosofici e sapienziali entro i quali i concetti che li esprimono — come in questo caso quello di logos — si sono sviluppati ed hanno acquisito significato, rappresenta oggi una proposta particolarmente importante. Per questo motivo, lavori come quello offertoci da Paolo Zellini meritano di essere conosciuti. Possono infatti contribuire a superare il clima di frammentazione intellettuale, e talvolta anche di superficialità, oggi presente nel dibattito culturale quando si pretende illustrare al pubblico i rapporti fra pensiero scientifico, filosofia e teologia.