Andrea Lonardo, dottore in filosofia, insegna presso l’Istituto di scienze religiose “Ecclesia Mater” di Roma ed è attualmente (2018) direttore del Servizio per la cultura e l’università presso il vicariato di Roma. L’opera che presentiamo ha il merito di rendere accessibile il contenuto del libro della Genesi, in particolare per operatori della pastorale e della catechesi, operando una sintesi attenta e chiara degli elementi fondamentali del testo biblico, non perdendo in scientificità. L’A. pone l’accento, sin dal principio, sulla significatività di Genesi e sull’importanza di una sua lettura profonda. Nel libro afferma infatti che “difendere” la verità della creazione è al cuore della rivelazione: «La creazione è garanzia della bontà delle cose, della bellezza della vita, della dignità incomparabile dell’uomo» (p.31)
Il volume dell’A. è diviso in 34 capitoli. Ognuno di essi termina con una breve sezione chiamata “Echi dalla Genesi” dove egli riporta estratti di documenti (dal Magistero, dalle opere di noti autori e teologi, da maestri della Torah, ecc.), inerenti il tema trattato nel capitolo. Le brevi letture sono di ulteriore stimolo alla riflessione.
Lonardo sottolinea quanto sia importante dare una risposta convincente alle domande che l’uomo si pone sulla creazione. «Oggi si deve essere più consapevoli del fatto che i non credenti che si accostano al cristianesimo, così come i ragazzi dell’Iniziazione cristiana, esigono che i loro dubbi sulla creazione siano sciolti. Altrimenti è forte il rischio che essi perdano l’incontro con la fede non a motivo di Gesù Cristo, ma perché hanno trovato l’annuncio della Chiesa sulla creazione poco credibile e banale, non all’altezza delle conoscenze che hanno in altri campi» (p.24). Da questa convinzione nasce la volontà di divulgare in maniera chiara e precisa il messaggio rilevante di Genesi. Del volume si apprezza in particolare il linguaggio, assai vicino alla sensibilità dell’uomo contemporaneo, più precisamente a quella dei giovani. Alla domanda sull’esistenza del Creatore, ad esempio, il cap. 10 risponde in modo provocatorio con il titolo: “Cerchi una prova e sei tu stesso la prova”. Analogamente il ritmo temporale della società umana, segno della storia della fede nella creazione, suggerisce al cap. 19 il titolo “Il sabato regala anche all’ateo il riposo settimanale”.
Il testo biblico non è da interpretarsi in senso letterale (come dimostrano le differenze tra Genesi 1 e 2), né va approcciato esclusivamente come un brano letterario mirabilmente scritto. Va inoltre distinto da testi mitologici (come spiegato dettagliatamente nel cap. 25). L’A. chiarisce i diversi criteri interpretativi utilizzabili nella lettura dei testi e precisa come le due versioni del primo e del secondo capitolo non vadano separate ma debbano essere lette congiuntamente. Il volume si propone di mostrare in tal senso come, con immagini diverse, i due testi “convergano” su elementi comuni e significativi e come quindi si integrino a vicenda. L’A. dedica particolare attenzione alla riflessione sull’uomo. Dal libro della Genesi emerge da un lato come Dio, creatore unico e assoluto di tutto ciò che esiste, abbia voluto l’uomo come interlocutore privilegiato: «tutto l’universo è stato pensato da Dio per introdurvi l’uomo e l’uomo è il primo pensiero di Dio» (p.58). Tale messaggio è particolarmente significativo per l’uomo “post-moderno”, che sempre più fatica a “vedere” Dio in un volto umano, a credere nella bellezza dell’uomo e tende invece a ridurlo alla sua dimensione materiale e “animale”. Dall’altro lato, l’A. mette in evidenza la responsabilità dell’uomo, insita nella sua capacità riflessiva e dialogica, di entrare in relazione con Dio. In tal senso, la vita spirituale “donata” all’uomo non lo pone al centro del cosmo, bensì egli stesso è la creatura che aspira a trovare un centro in Dio. Il legame dell’uomo con la terra, con la materia, con la finitezza è analizzato in un capitolo dedicato; ampio spazio è riservato a ciò che Genesi dice sulla specificità dell’essere umano che “supera la materia da cui è tratto”. Egli infatti è creato «come persona cosciente dell’esistenza di un mistero, di qualcosa sul quale si interroga continuamente. […] Per questo suo tendere al “mistero” di Dio, l’uomo è esso stesso “mistero”, incapace di comprendersi da solo, poiché è “fatto per il cielo” e senza il “cielo” non può vivere» (pp.111; 119).
Numerosi gli argomenti trattati nei capitoli successivi: il significato del Sabato e del giorno del riposo (cui si lega il senso stesso dell’esistenza umana); la creazione della donna e la famiglia. Da segnalare i capitoli del libro 26- 27- 28. In essi l’A. si sofferma sul rapporto tra il testo della Scrittura e le scienze. In particolare, spiega il valore della “verità teologica” presente in Genesi, chiarendo come indagare il valore scientifico contenuto in questo libro biblico non voglia dire «confrontare i racconti di creazione con le acquisizioni delle scienze naturali, bensì individuare quale sia il preciso metodo scientifico con il quale i testi devono essere letti» (p. 217). L’A. esplicita inoltre come sia errato operare parallelismi tra Genesi 1 e le conoscenze scientifiche attuali. Fa invece riferimento al fatto che la de-mitizzazione operata dagli autori del testo biblico ha contribuito ad “aprire la strada” alla scienza: «Una volta che la Scrittura ha dichiarato che gli elementi del cosmo non sono divini, bensì sono semplici creature, ecco che è apparso evidente che essi possono essere studiati a partire dalle leggi fisiche che li contraddistinguono» (p.226).