Nel panorama delle numerose pubblicazioni sul rapporto fra creazione ed evoluzione il volume di Francesco Brancato occupa un posto di rilievo. Si tratta di un libro ben documentato, capace di parlare sia ai teologi che agli uomini di scienza. Si colloca in una sfera di alta divulgazione, con uno stile che sembra ricordare a tratti quello di una tesi di dottorato, specie nella ricchezza della documentazione, nella scansione storica e nell’ordine espositivo. Vale la pena indicare subito la principale novità del volume. Dopo la prima parte, di carattere introduttivo (Creazione versus evoluzione?), principalmente dedicato all’opera di Charles Darwin e alla sua recezione (capp. I e II), la seconda e la terza parte si propongono, rispettivamente di esaminare La creazione alla luce dell’evoluzione (capp. III e IV) e L’evoluzione dalla luce della creazione (capp. V e VI). Non solo precisazioni, chiarimenti epistemologici e demarcazioni di confini, dunque, ma tentativo di mostrare come il lavoro teologico possa ricevere luci dalle conoscenze scientifiche e come l’analisi scientifica della natura, arricchita da uno sguardo teologico, possa arrivare più lontano. Nella parte terza l’A. scorre in sequenza le posizioni di Karl Rahner, Alexandre Ganoczy, Wolfhart Pannenberg, Jürgen Moltmann e Joseph Ratzinger, teologi che hanno, ciascuno secondo la propria prospettiva e il proprio stile, raccolto la sfida recata dalla comprensione di un mondo in evoluzione e hanno cercato di integrarla nella visione teologica del mondo come creazione. Le conclusioni di Brancato, offerte nelle ultime 30 pp. del volume, rappresentano uno sforzo di sintesi attento non solo ad evitare conflittualità, ma anche a far progredire la teologia cristiana verso orizzonti più ampi, nei quali la densità di significato dell’evento cristologico e del suo mistero pasquale, in continuità con la riflessione di Teilhard de Chardin, divengono capaci di includere il discorso scientifico sul mondo.
Della prima parte, Creazione versus evoluzione?, si apprezza la carrellata storica delle reazioni che accompagnarono la pubblicazione della teoria di Darwin, fra le quali spiccano i numerosi articoli susseguitisi per decenni su Civiltà Cattolica. La progressiva entrata in scena di sintesi teologiche non conflittuali è mostrata da Brancato con precisione: dapprima introducendo teologi non sospetti, come lo stesso Michael Schmaus, già negli anni 60’ del secolo scorso, con la sua Dogmatica Cattolica, per poi spingere l’analisi del dibattito di opinione pubblica fino ai nostri giorni. La seconda parte esamina soprattutto autori di ambito scientifico, segnalando quali sono i nodi principali che essi incontrano quando desiderano offrire visioni esaustive circa l’origine della vita, dell’intelligenza, di un supposto finalismo del cosmo. Nella presentazione di tali nodi, l’A. privilegia il taglio storico-documentale, non potendo scendere in profondità nelle varie questioni trattate. La terza parte dedica un capitolo alla comprensione dell’origine ed evoluzione nell’uomo nel pensiero teologico di Rahner, Ganoczy, Pannenberg e Moltmann (cap. V) e un intero capitolo alla teologia di Joseph Ratzinger su questo medesimo aspetto (cap. VI). In realtà, quest’ultimo capitolo contiene anche diversi interventi di Benedetto XVI: considerati tutti nel loro insieme, si nota che Ratzinger, in quanto attento osservatore della cultura contemporanea, sia come autore privato che come romano pontefice, si è occupato spesso di questo tema. Nelle conclusioni, Brancato riprende ed esplicita il tema cristologico, mostrando che la teologia, quando dialoga con le scienze sull’origine dell’uomo, ma anche sulla sua esistenza e il suo fine, non può prescindere da Cristo e dal suo mistero pasquale. È nel mistero del Verbo incarnato che trova la sua luce definitiva l’enigma dell’uomo, ma anche l’enigma dell’intero universo. Il volume contiene una prefazione di Fiorenzo Facchini ed è corredato da un’ampia bibliografia finale.