In questo testo Hans-Peter Dürr, fisico quantistico nonché allievo e collaboratore di Werner Heisenberg, tratta il tema del rapporto fra scienza e religione dal punto di vista, piuttosto specifico, offerto dalla fisica quantistica. Questa materia infatti, oltre a rivoluzionare lo sguardo dell’uomo sul reale, offre importanti spunti di riflessione sul tema del rapporto fra fede e scienza.
Il testo non è un manuale scientifico ma un saggio divulgativo, tuttavia presenta un altro livello di complessità nei contenuti che propone, poiché vengono prese in considerazione e illustrate varie teorie della fisica quantistica, in modo da mostrare come anche nella formulazione di tali teorie prendono parte meccanismi di rappresentazione metaforica del reale.
Dürr sostiene infatti che non si possa più parlare in senso stretto di realtà materiale, intesa in senso tradizionale, ovvero che la domanda “che cosa è, che cosa esiste?” abbia perso di significato, e che invece bisognerebbe parlare di realtà relazionale, che si manifesterebbe come potenzialità, ponendosi la domanda “che casa accade, che cosa agisce?”. La grande scoperta della fisica quantistica, che cioè sia la luce che gli elettroni, i fondamenti ultimi della materia, si comportano e possono essere classificati come onda e come corpuscolo, ruppe totalmente la visione della realtà e del materiale fino ad allora accettata. Infatti l’idea che possano esistere delle entità che siano allo stesso tempo particelle, o corpuscoli, con una loro localizzazione, e onde estese potenzialmente all’intero Spazio, mandò in crisi l’impianto teorico della fisica classica. Nella fisica quantistica dunque la struttura relazionale del Cosmo ha una valenza fondamentale maggiore della sua materialità. Per questo motivo l’A. argomenta a favore del primato della forma sulla materia.
Secondo Dürr la filosofia e la teologia non hanno ancora adeguatamente tematizzato questo enorme snodo teorico, e il testo in questione è proprio un tentativo di impostare questo discorso. In particolare l’A. sostiene che questo sconvolgimento del pensiero causato dalle scoperte della fisica quantistica possa essere adeguatamente compreso solo a patto di inquadrarlo in una cornice teologica solida.
Ampio spazio è anche riservato alla questione ecologica, perché essa riveste una rilevanza particolare nella visione religiosa e scientifica dell’A., in cui l’uomo è parte di un’unica unità relazionale e non è possibile pensare ad una vera e propria distinzione fra uomo e natura.
In conclusione Dürr sostiene che la scienza, come le religioni, debba prendere atto del fatto che non può descrivere adeguatamente la “realtà” vera, ma può solo tentare di spiegarla attraverso metafore. Sia la scienza che la religione, per l’A. «sono soltanto metafore che devono aiutarci a ricordare per cosa esse stanno come similitudine: l’Inafferrabile che si accende in noi come un’intuizione e che è stato illuminato con la vista interiore. Le metafore sono come brevi sequenze di suoni che improvvisamente fanno risuonare in noi melodie da tanto tempo conosciute ma poi dimenticate»