Come indica il sottotitolo, il volume (traduzione dall'edizione spagnola Galileo y el Vaticano, 2008) presenta la “Storia della Pontificia Commissione di Studio sul caso Galileo (1981-1992)”, auspicata da Giovanni Paolo II sin dal 1979 e istituita il 1 maggio 1981, presieduta dal card. Paul Poupard e chiusa nel 1992. I due autori, Mariano Artigas (1938-2006), professore di Filosofia della scienza all'Università di Navarra, e Melchor Sánchez de Toca (n. 1966), sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura, hanno ricostruito dettagliatamente tutto il percorso della Commissione, esaminando i documenti prodotti e conservati negli Archivi del Pontificio Consiglio della Cultura, allo scopo di esporre e valutarne gli esiti. La Commissione era tenuta ad esaminare nuovamente i fatti accaduti, il processo e la condanna, ma anche il contenuto, da un punto di vista esegetico, culturale, scientifico-epistemologico, storico-giuridico (secondo le quattro sezioni di lavoro che costituivano la Commissione); lo scopo non era soltanto quello di riconoscere eventuali errori allora compiuti o quello di riabilitare la figura di Galileo, ma di riflettere e approfondire quanto accaduto in modo sereno e positivo, in modo da illuminare non solo il passato ma il presente e il futuro del rapporto tra scienza e fede. Gli autori riconoscono che in realtà «la commissione non giunse a conclusioni concrete e ciò fu dovuto al suo stesso modo di funzionare e alle circostanze» (p. 251) e che la chiusura della Commissione con un atto pubblico solenne (il 31 ottobre 1992 con il discorso di Giovanni Paolo II alla Pontificia Accademica delle Scienze) era stata voluta «perché fosse chiaro che la Chiesa non temeva di confrontarsi con il caso Galileo e, nello stesso tempo, lo considerava superato» (p. 252). Il volume espone le varie fasi della Commissione, descrivendo i momenti, i luoghi e i personaggi che la videro nascere, animarsi e concludersi, illustrando il metodo di lavoro e riportando (o riproducendo) i documenti originali dell'epoca: le lettere, le relazioni presentate alla Commissione o indirizzate ad altri responsabili in Vaticano, nonché le discussioni che vi furono durante le riunioni plenarie e al di fuori di esse. Oltre alla sistematica presentazione di tutto il percorso della Commissione – come mai era stato fatto finora – , il pregio e l'interesse maggiore del volume sta nel cercare di capire e interpretare le scelte allora effettuate e i risultati finali della Commissione – senza trascurare di riportate le critiche e citare i saggi pubblicati prima e dopo sul caso Galileo e sulla posizione assunta della Chiesa nei suoi confronti –, ma piuttosto riconoscendo i limiti e le difficoltà realmente emerse durante gli 11 anni di attività della Commissione stessa. Come riconosciuto dagli autori già nel primo capitolo del volume, al di là degli errori commessi dalla Commissione e della mancanza di mezzi sufficienti per lavorare ad un “caso” così complesso e delicato, risalente a quasi quattro secoli fa, nella pagina finale si afferma che «la Commissione aveva svolto un lavoro buono e utile, suscitando e promuovendo altri studi realizzati posteriormente. Essa contribuì all'apertura degli archivi del Sant'Uffizio ai ricercatori. L'atto finale [...] fu un gesto eloquente che manifestò a tutto il mondo lo spirito sincero e aperto con cui la Chiesa desiderava affrontare il caso Galileo al fine di creare una maggiore collaborazione tra scienza e religione» (p. 288). Il saggio, di piacevole lettura e ricco di informazioni e aneddoti, è corredato anche da qualche foto e da una ricca bibliografia sull'argomento.