La fede salverà la scienza. Conoscenza scientifica e credenza religiosa in dialogo

Con questo testo il filosofo e saggista Roberto Timossi, specializzato in studi di logica, storia e filosofia della scienza, si propone di analizzare il tema della collaborazione fra scienza e fede da un punto di vista diverso dal solito, non solo quello del servizio che le conoscenze scientiche possono prestare alla fede, ma anche quello dell’utilità della fede per la scienza. L'A. desidera infatti porre in luce anche i contributi che la religione, il cristianesimo in particolare, può offrire (ed ha offerto) al progresso della scienza e dell’intera società. Soprattutto in una società, come quella attuale, in cui la fiducia nella scienza è sempre più messa in discussione. Timossi ritiene pertanto necessario che, in tale spirito di collaborazione, i credenti e la Chiesa cattolica sostengano apertamente, e con forza, la ricerca scientifica. In questo senso fede e scienza possono diventare due forme complementari del progresso umano, orientando insieme la direzione futura del progresso scientifico e dell’integralità umana.

Il testo ha un taglio divulgativo ed è concepito per informare il grande pubblico sul tema in questione, con un approccio interdisciplinare in cui confluiscono studi di filosofia della scienza, di teologia, come anche di scienze naturali e antropologia. Il testo inizia richiamando alcune nozioni di base di storia della scienza e di teologia filosofica necessari per la trattazione, per affrontare poi la questione di cosa sia la scienza al giorno d’oggi, e mostrare alcuni possibili modelli del rapporto tra scienza e fede. Il volume prosegue poi con l’analisi dei principali snodi problematici che la storia del confronto fra pensiero scientifico e religioso ha affrontato nel corso della storia, tra Galilei e teoria dell’evoluzione, in quella che viene definita come una serie di “errori incrociati”.

Nel terzo capitolo, uno dei più originali dell’opera, Timossi affronta la questione dell’indipendenza tra scienza e fede, del concordismo e del naturalismo, e dei vari modi in cui possono essere declinati. Innanzitutto mostra come esistano due diversi modelli del rapporto tra le due discipline che ne ribadiscano l’indipendenza, un modello realtivo ad una indipendenza “negativa”, l'altro ad una “positiva”. L'indipendenza negativa, tipica di chi sostiene una radicale separazione tra i due ambiti criticando il versante opposto, spesso scienziati atei legati a posizioni ideologiche o credenti fondamentalisti, sostiene che tra scienza e fede vi sia una separazione assoluta, non dio rado conflittuale, poiché opposti sarebbero i loro campi d’azione, assai diversi i metodi e incompatibili le visioni del mondo. Per l’approccio cosiddetto dell’indipendenza “positiva”, invece, i due campi sarebbero sempre sì nettamente separati, ma dovrebbero mantenere un reciproco rispetto in quanto entrambi portatori di valori, seppure in ambiti diversi della conoscenza umana. Il paleontologo Jay Gould ha parlato di “magisteri non sovrapponibili” per sostenere che sia la scienza sia la fede hanno autorità nel proprio campo d’azione, ma questi campi sono indipendenti fra loro e riguardano sfere diverse dell’agire umano: da una parte la conoscenza empirica del mondo, dall’altra la verità morale. Un altro modello descritto da Timossi è il “concordismo”, che si distingue in forte e debole a seconda dell’intensità con cui è applicato, e che consiste nel cercare di far coincidere le affermazioni dei testi sacri con le scoperte scientifiche, in uno sforzo di dimostrare che queste ultime non smentiscono le prime, intese in senso strettamente letterale. Sebbene il concordismo abbia come punto di forza un certo incoraggiamento verso una ricerca di tipo interdisciplinare, esso tende tuttavia a semplificare i problemi e spesso a forzare sia i contenuti di fede che le scoperte scientifiche. L'A. mostra infine gli equivoci del naturalismo, ovvero quell’atteggiamento di chi circoscrive l’intera realtà solo a ciò che è empiricamente osservabile, ovvero ne esclude ogni dimensione trascendente, per il semplice fatto che non cade sotto gli strumenti dell'analisi empirica, giungendo a forme di ateismo filosofico che respingono ogni pretesa veritativa della religione, respingendo pertanto ogni idea di dialogo.

Dopo aver passato in rassegna, nel quarto capitolo, alcuni concetti cosmologici moderni e i possibili collegamenti con la fede nella creazione, Timossi chiude l’opera con un capitolo dedicato a riflessioni su come scienza e fede possano contribuire entrambi al progresso umano, in modo etico e dignitoso, e possano dunque portare ad una reale “salvezza” solo lavorando insieme verso uno stesso fine, ovvero l’integralità umana. Con questa espressione lo studioso intende esprimere il fatto che l’identità dell’uomo è formata da elementi complessi, ma inscindibili l’uno dall’altro, e che l’obiettivo di uno sforzo comune tra scienza e religione debba essere quello di mettere gli uomini nella condizione di non dover scegliere tra spirito e materia, tra anima e corpo, tra conoscenza scientifica e credenza religiosa, poiché «ciascun essere umano per vivere bene e operare con giudizio ha bisogno di nutrire una fiducia di fondo nella non assurdità di tutto ciò che esiste e in particolare della sua vita» (p. 274).

   

Autore scheda bibliografica tematica
Giulia Capasso
2021