L’opera conserva ancora la sua attualità, trattandosi di uno studio condotto da uno dei maggiori esperti del pensiero dello Stagirita. Il fatto che ci si rivolga ad Aristotele come fonte di un’analisi sull’unità del sapere è ampiamente giustificato dall’esplicito intento che egli ebbe di organizzare le scienze in un sapere enciclopedico facente capo alla filosofia, ben prima di quanto faranno le sintesi medievali e gli autori della modernità, occupandosi peraltro, dal punto di vista teoretico, del rapporto fra la filosofie e le “scienze” del suo tempo. Lo studio di Berti si snoda in tre parti. Nella prima si cerca di stabilire cosa intenda Aristotele per “sapere” e quale sia la natura della scienza. Nella seconda si analizza la posizione di Aristotele nei confronti dei filosofi a lui precedenti, che pur cercarono di operare tentativi di unificazione. Nella terza parte l’A. mostra come il compito di attuare un’effettiva unità del sapere sia affidato da Aristotele alla filosofia, chiamata anche “sapienza”, intesa come ricerca dell’unità dell’essere, chiarendo il rapporto stabilito dallo Stagirita fra filosofia e scienza.