Etica della ricerca biomedica. Per una visione cristiana. Atti della nona Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita

Il volume raccoglie le riflessioni della nona Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita (24-26 febbraio 2003) che avevano per tema "L'etica della ricerca biomedica. Per una visione cristiana". Negli ultimi decenni la ricerca scientifica biomedica ha avuto uno sviluppo straordinario, con risultati notevoli in diversi campi (genetica, biologia molecolare, trapiantologia, neuroscienze…), così da rendere necessaria e urgente una riflessione che orienti tali conquiste al benessere e alla salute dell'uomo, stabilendo regolamentazioni di fronte ad eventuali rischi e abusi. Come ricorda nel suo contributo E. Sgreccia (pp. 326-359), vi sono stati già alcuni atti regolamentativi nell'ultimo secolo, quali "Il Codice di Norimberga" (1947), "il codice di Helsinki" (1964), il "Belmont Report" (1974), la "Convenzione Europea sui Diritti dell'Uomo e la Biomedicina" (1996) e la "Dichiarazione dell'UNESCO sul genoma Umano e i diritti dell'uomo" (1997), che hanno espresso l'esigenza di affiancare una politica normativa al processo conoscitivo e tecnologico della scienza e alla sua epistemologia. Nel suo contributo, A. Pessina (pp. 144-158) sottolinea che, di fronte alla frammentazione del sapere, si deve accogliere una prospettiva interdisciplinare e unificante che coordini le attività umane e, in particolare, il metodo da utilizzare in biomedica dovrà essere appunto di forma triangolare: esposizione del fatto biomedico, approfondimento del suo significato antropologico e individuazione dei valori etici in gioco. La bioetica deve essere vista pertanto come "impresa teoreticamente dinamica" e deve avere "la capacità di considerare tutto ciò che le si presenta come in grado di contribuire alla scoperta della verità" (p. 155). In questa prospettiva, sottolineano in particolare i saggi di I. Marino (pp. 74-88), G. Herranz (pp. 128-143) e D. Serrão (pp. 198-207), la riflessione cristiana può avere un ruolo fondamentale nell'elaborazione dell'etica della ricerca biomedica, centrata sul rispetto della persona come soggetto della ricerca e in cui la preoccupazione per gli interessi del soggetto prevalga sempre sugli interessi della scienza e della società. R. Colombo (pp. 217-244) precisa che oggi è più che mai necessario porre una speciale attenzione nel coinvolgere in protocolli di ricerca i "soggetti particolarmente vulnerabili", come gli embrioni umani, dal momento che i rischi molto elevati per la loro stessa vita sono tali da non essere eticamente accettabili. È dunque auspicabile e ormai indispensabile una normativa internazionale unificata dei criteri procedurali che possano regolare tale campo di ricerca, in modo da evitare abusi e strumentalizzazioni di singoli o di popolazioni. Allo stesso tempo, deve essere rivolta particolare cura alla formazione scientifica ed etica dei ricercatori ed operatori dell'area biomedica (contributi di P. Araldi, pp. 296-325 e W.E. May pp. 175-197). Gli sperimentatori e i loro collaboratori, afferma Diamond (pp. 208-216), devono inoltre mantenere una piena indipendenza personale e professionale da interessi economici, politici o ideologici, estranei al bene dei soggetti coinvolti e all'autentico progresso dell'umanità. Conclude il volume una "Proposta di Impegno Etico per i Ricercatori in Ambito biomedico" (pp. 378-379) una sorta di manifesto risultante dai lavori dell'assemblea e sintesi dei vari apporti interdisciplinari, con la convinzione che, come sostiene E. Sgreccia nel suo contributo, alcune verità sull'uomo e la sua prassi sono raggiungibili e riconoscibili, in linea di principio, da tutti.