L'evoluzione cosmologica e il problema di Dio

Saturnino Muratore (Vinadio, Piemonte 1942), sacerdote gesuita e docente di metafisica ed epistemologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (sezione S. Luigi, Napoli), è uno dei pochi teologi italiani ad aver preso in esame le risonanze filosofiche della cosmologia contemporanea, dedicando numerosi interventi ed articoli alle questioni metafisiche soggiacenti molte formulazioni della cosmologia scientifica, in particolare quelle riguardanti il Principio Antropico. In questo volume, di formato tascabile ma denso di importanti riflessioni, l’A. analizza le possibili implicazioni filosofiche contenute in alcune opere di divulgazione scientifica di ampia diffusione, esaminando criticamente come in esse gli autori si riferiscano a Dio o tentino di tematizzare, più o meno inconsapevolmente, problemi che, per loro natura, sono squisitamente metafisici. Il lettore potrà trovarvi un’attenta lettura de Il principio antropico di Barrow e Tipler, de La creazione dell’universo di Fang Li Zhi e Li Shu Xian, e del noto best seller di Stephen Hawking Dal big bang ai buchi neri. Il volume, rigoroso e ben documentato, include un dizionaretto dei termini e una bibliografia. L’A. riesce a smascherare l’impostazione idealista presente in non poche formulazioni della cosmologia contemporanea ed il modo con il quale esse si scontrano con il problema della contingenza e del fondamento ontologico del reale fisico, mettendo in luce il riduzionismo antropologico operante in quelle visioni dell’universo che attribuiscono all’evoluzione cosmica il potere di far emergere la complessità del pensiero e della coscienza come prodotto immanente al processo stesso. Fedele al titolo, il saggio si propone di studiare come il problema cosmologico, anche nella sua formulazione scientifica attuale, coinvolga ad un certo livello il problema di Dio e debba fare i conti con i fondamenti stessi dell’essere e del conoscere: in cosmologia, proprio a motivo della possibilità di spingersi fino a concettualizzare l’universo come un unico oggetto di comprensione, «l’esigenza di una compiuta intelligibilità finisce così per formularsi come esplicita domanda su Dio» (p. 179). Le riflessioni interdisciplinari dell’A. sul Principio Antropico, che investono anche le sue risonanze teologiche, costituiscono a tutt’oggi una delle analisi più complete disponibili in lingua italiana su tale argomento. Il volume non è sempre di facile lettura e richiede una certa familiarità con gli elementi base della filosofia della conoscenza e della metafisica generale. I capitoli finali contengono una sintesi di carattere antropologico, che include anche il tema della grazia e del soprannaturale, sviluppato secondo la personale visione dell’A.