Però l’uomo è diverso

Vittorio Marcozzi, sacerdote gesuita, antropologo e psicologo, ha insegnato all’università di Padova e all’università Gregoriana di Roma, pubblicando numerose monografie nell’ambito dei rapporti fra fede e scienza. Alcune di esse, come Il problema di Dio e le scienze (1958) ebbero una significativa diffusione e conobbero varie edizioni. Da antropologo, Marcozzi ha svolto ricerche in Africa. Come dichiara anche il titolo, l’A. si propone in quest’opera «di esporre le somiglianze e le divergenze tra Uomo ed animali, specialmente superiori, ed in particolare gli antropoidi». Questa prospettiva è oggi ancora di particolare attualità in quanto non di rado certa divulgazione scientifica tende a riferirsi al mondo animale come elemento normativo ed esemplificativo dell’agire umano. La trattazione, di facile lettura, risulta di notevole interesse, soprattutto per l’integrazione dell’approccio psicologico con quello antropologico. L’A. espone inizialmente le differenze fisio-morfologiche e nello sviluppo tra l’uomo e le scimmie antropomorfe; procede poi con la comparazione delle loro capacità conoscitive e caratteristiche psicologiche e comportamentali. L’autore pone in evidenza, come peculiarità dell’uomo, la sua coscienza morale e la sua libertà dall’istintualità, la sua specifica capacità di essere consapevole del mondo e di comprenderlo (è unica, ad esempio, la sua consapevolezza della morte che si manifesta necessariamente con precisi rituali, di cui non esiste corrispettivo negli animali). Particolare attenzione viene data al linguaggio ed, infine, al sentimento religioso, la cui insorgenza segna un’importante tappa nella sua evoluzione e di cui si ha evidente traccia nei reperti ritrovati. Nel testo vengono esposti interessanti e, a volte, singolari esperimenti effettuati per comunicare con scimmie antropomorfe, soprattutto quelli realizzati attraverso l’insegnamento del linguaggio dei gesti. Ad esempio, fu seguito lo sviluppo mentale di un piccolo scimpanzé in parallelo con quello di un bambino, fornendo ad entrambi gli stessi stimoli “didattici”, con l’attesa, delusa, che avrebbero sorprendentemente acquisito capacità simili. In ciascuna delle questioni affrontate, l’A. dichiara di aver «cercato di chiarire la terminologia, perché non di rado molti fraintendimenti ed errori nascono dal fraintendimento dei termini». Nel concludere la prefazione, Marcozzi esprime l’augurio che «alla fine della lettura il lettore potrà farsi un’idea personale delle differenze esistenti tra l’Uomo e gli animali»