Lucien Morren riflette sul compito dello scienziato il cui lavoro è illuminato dalla fede in Gesù Cristo, fornendo spunti di riflessione sul ruolo che uno scienziato dovrebbe occupare nella missione della Chiesa. Professore di Ingegneria presso l’Università di Louvain in Belgio, Morren è stato Presidente onorario del Segretariato per le Questioni Scientifiche di Pax Romana.
Uno scienziato cattolico deve innanzitutto, come ogni cristiano, essere il discepolo di Cristo il più fedelmente possibile secondo l’insegnamento della Chiesa. Ma, essendo scienziato, ha degli specifici compiti da svolgere e sono naturalmente questi compiti che sono qui considerati.
L’ambiente culturale contemporaneo conferisce una particolare importanza al ruolo dello scienziato cattolico. Come tutti sappiamo, la nostra civiltà è plasmata dalla scienza e dalla tecnologia, quest’ultima guidata dalla scienza. Scienza e tecnologia hanno un influsso molto ampio, persino in campo religioso.
Sebbene alcuni accademici di alto livello possano trovare nelle meraviglie svelate dalla scienza un punto di partenza per considerazioni spirituali, ci sono centinaia di scienziati, così come tanti nostri contemporanei, che rimangono sotto l’influsso di pregiudizi comuni, cioè che scienza e religione sono in opposizione, o persino incompatibili. Un tale atteggiamento viene chiamato scientismo.
Un secolo fa, lo scientismo aveva pretese più ambiziose, sostenendo che la scienza avrebbe assicurato la felicità al genere umano. Poiché tali ambizioni sono svanite, si sente dire a volte che lo scientismo è morto. Ma la nostra esperienza è che sopravvive ancora un residuo molto forte di scientismo, e questo, naturalmente, possiede un'influenza sui compiti che qui consideriamo.
Il primo residuo dello scientismo consiste nel restringere l’esercizio della ragione alla sola razionalità scientifica. Questo è un punto cruciale perché è alla radice di due rilevanti ma alquanto diverse carenze riguardo al rapporto tra scienza e fede:
1) la fede è priva di un qualsiasi solido fondamento;
2) la razionalità scientifica dovrebbe governare la dottrina cristiana.
Soffermiamoci a considerare queste due carenze, una per volta.
La fede e i suoi fondamenti
Classicamente, la fede dovrebbe poggiare su tre pilastri, grazia, libero arbitrio e ragione, cioè un dono divino e due facoltà umane. Ma poiché libertà e ragione sono entrambe implicate, la razionalità scientifica dovrebbe essere qui messa da parte, in quanto essa dichiara non solo di essere autonoma ma anche cogente. Per esempio, la libertà non è in questione quando si dimostra un teorema di geometria! Si è allora portati a riformulare la funzione della ragione in questioni di fede e, di conseguenza, la distinzione tra il razionale e il ragionevole, una vecchia distinzione che la moderna cultura occidentale tende però costantemente a eliminare. Istintivamente, un occidentale pensa che la scienza offra l’unica via razionale alla conoscenza, un privilegio della razionalità scientifica dato per scontato.
Riabilitare il ragionevole (o ragione pratica) è così una necessità teologica. Contrariamente al razionale, il “ragionevole” lascia spazio alla libertà. Per esempio, avere fiducia in un amico ben conosciuto è perfettamente ragionevole, ma nessuno può costringerci a farlo.
Dunque, nelle questioni religiose, l’adesione alla fede passa attraverso ciò che possiamo chiamare la “conoscenza dai segni”, e un segno religioso può essere definito sinteticamente come un atto o un evento carico di significato spirituale. La grazia divina illumina una mente libera, ben disposta, sul significato di tali fatti o eventi fornendo un fondamento ragionevole alla fede. Ma ciò non avviene mai in modo coercitivo: un segno è proposto, mai imposto. La “conoscenza dai segni” trae la sua importanza dal fatto che Dio interviene nella storia attraverso una serie di azioni significative o eventi, cha hanno il loro culmine nella vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo.
Razionalità scientifica e dottrina cristiana
Se la razionalità scientifica venisse ammessa come l’unica via valida per acquisire la conoscenza, allora sarebbe essa a dover determinare ciò che è credibile oppure non credibile nella dottrina cristiana. Ci sono alcune pensatori e tra essi alcuni scienziati cattolici, che adottano una tale posizione. Sono consapevoli che, in tal modo, essi invertono il caso Galileo? In effetti, in questo caso, erano i teologi che volevano governare la scienza. Al momento, per i sostenitori della posizione che ho appena menzionato, sono gli scienziati che dovrebbero governare la teologia! In altre parole, si determina ciò che Dio può o non può fare e questo prova drasticamente la perdita del senso stesso della trascendenza.
Un cristiano non può assegnare il monopolio all’unica “logica” che governa una chiusa razionalità; egli non può avere una mente ad un solo binario, ma deve aprirla alla “logica” che governa il Vangelo che deriva dall’Amore. In molte circostanze, i Vangeli ci dicono che Cristo guarisce in giorno di sabato dimostrando così che, per Lui, l’Amore ha il primato sulla legge. In quel tempo, la Legge era naturalmente quella giudaica, ma la lezione è per tutti i tempi; non la si dovrebbe applicare, oggi, anche alle leggi scientifiche?
Arrivati a questo punto, spero di essere compreso correttamente. Ciò che ho appena detto non è affatto un deprezzamento della scienza. Io stesso sono uno scienziato e ammiro il fantastico progresso scientifico del nostro secolo. Inoltre, essendo anche un cristiano, più precisamente un cattolico, riconosco la necessità di adattare la presentazione del messaggio cristiano alla cultura dei nostri tempi. Ma questo adattamento deve rispettare il nostro credo di base, altrimenti non è un adattamento, ma una deformazione. La mia esperienza dimostra, purtroppo, che parecchie proposte di adattamento culturale di fatto sacrificano l’autentico nucleo del cristianesimo. La mia esperienza dimostra anche che gli autori di tali cosiddetti adattamenti manifestano, ma non sempre, una paurosa mancanza di equilibrio tra il loro livello culturale, molto alto nelle questioni profane, e il loro livello nelle questioni religiose, che rimane a volte quello dell’età infantile. Queste considerazioni ci conducono così verso i compiti di uno scienziato cattolico.
I quattro compiti dello scienziato cattolico
Il primo compito, che dovrebbe essere esteso a tutti gli adulti cristiani, ha precisamente un carattere educativo, e consiste nel fatto che il soggetto debba mantenere un sufficiente equilibrio tra il livello della sua cultura nelle questioni profane e quello corrispondente alle questioni religiose. Nel nostro ambiente culturale, ciò è necessario per assicurare una armoniosa convivenza della scienza e della fede nella nostra mente di ciascuno.
Lo scienziato cattolico sarà allora preparato a portare a termine il secondo compito che è di tipo informativo. Dovrebbe diffondere attorno a sé ciò che ha acquisito, o attraverso contatti personali, in particolare attraverso i suoi colleghi, o magari attraverso conferenze e scritti.
Il terzo compito dovrebbe essere quello di porre la propria competenza al servizio della Chiesa e della società. Quanti problemi suscitati dai recenti sviluppi scientifici sono di tale complessità da richiedere un approccio interdisciplinare? Piuttosto di frequente, tali problemi hanno un carattere etico, ma sono nuovi e richiedono studi aggiornati. La Chiesa è direttamente coinvolta in molti di essi.
Infine, lo scienziato cattolico non è forse in una posizione che gli consenta di esercitare un quarto compito ecclesiale, ovvero quello di pregare? La scienza moderna ha rivelato potenzialità della natura prima sconosciute, ma che sono ora fonte di stupore. Oggi, coloro che hanno mantenuto il senso di ammirazione possono condividere il Cantico delle Creature cantato da Francesco di Assisi che celebrava la bellezza e la bontà di “Fratello Sole” ma che non poteva aggiungere alla sua gioia:
Sii lodato, O Signore, per la fusione termonucleare che ci permette di vivere e di conoscerti. (E noi potremmo aggiungere): sii lodato, o Signore, per i semiconduttori le cui proprietà permettono le meraviglie dei computer e delle comunicazioni via satellite/ Sii lodato, o Signore, per le affinità che permettono legami chimici e altri legami che sono una lontane immagini dell’Amore.