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La Natura e la Scrittura in prospettiva cristocentrica

Massimo il Confessore
662

Ambigua ad Johannem, 10

Commentando l’episodio evangelico della Trasfigurazione, s. Massimo il Confessore (580-662) afferma che la Natura e la Scrittura sono come i due vestiti del Verbo, le vesti umane e le vesti trasfigurate, immagine a loro volta delle due leggi, quella naturale e quella rivelata dalla Scrittura.

Nella parola della S. Scrittura [il Verbo] si vela come Logos, nella creazione come creatore, fattore e artefice. Perciò affermo che chi vuole dirgersi in modo irreprensibile verso Dio ha assolutamente bisogno di entrambe, sia della conoscenza della Scrittura in spirito, sia della contemplazione naturale degli esseri, sempre secondo lo spirito. E così le due leggi, quella naturale e quella scritta, hanno pari dignità ed insegnano vicendevolmente le stesse cose, senza avere nessuna delle due più o meno dell'altra.

[...] Comprendo che l'una legge, parimenti all'altra, diretta essenzialmente al meglio dal Verbo attraverso le meraviglie che sono connaturali in Lui, a mo' di libro, mantiene l'armonia di tutto l'Universo. Il libro possiede da una parte lettere e sillabe, che per noi sono come i primi elementi e i più vicini, ma parziali, che sono corpi materiali composti dalle loro molteplici qualità; dall'altra parte possiede delle parole più generali ed universali, ma più lontane e di più sottile comprensione. Il Verbo che le ha scritte con saggezza è inscritto in esse in modo ineffabile, indicibile, vi si rivela completamente attraverso una lettura approfondita, la quale ci fornisce soltanto la nozione che il Logos è, ma che non è alcuna di queste cose; e raccogliendo piamente queste diverse manifestazioni Egli ci conduce ad un'unica rappresentazione della verità facendosi riconoscere quale Creatore, per analogia, attraverso il mondo visibile.

L'altra legge, quando si studia ciò che è stato ordinato dalla Sua sapienza, costituisce come un'altro mondo, fatto di cielo, terra, e di quello che c'è in mezzo, ovvero di filosofia morale, naturale e teologica, per mostrare l'ineffabile potenza del suo ordinatore, ed entrambe le leggi si mostrano vicendevolmente identiche, la legge scritta con la naturale secondo la potenza [del Verbo trasfigurato], e la naturale, viceversa, con la scritta, secondo la veste [umana del Verbo] e indicano e nascondono lo stesso Logos, da una parte col discorso e con ciò che vi è manifestato [la sacra Scrittura], dall'altra col pensiero e con ciò che vi è come nascosto [la natura].

Massimo il Confessore, Ambigua ad Johannem, 10 (PG 91, 1128 C - 1129 B).