and succeeds in making everything mysterious.
The mystic allows one thing to be mysterious,
and everything else becomes lucid.
It may be a miracle with a supernatural explanation;
it may be a conjuring trick with a natural explanation...
There is something personal in the world, as in a work of art;
whatever it means it means violently.
G.K. Chesterton, Orthodoxy
Il Dizionario che il lettore ha fra le mani è un’opera per certi aspetti poco usuale. Non si tratta di un Dizionario propriamente filosofico, né teologico, né di un Dizionario scientifico in senso stretto. Si tratta invece di un Dizionario Interdisciplinare, di un’opera, cioè, che ha inteso intraprendere il tentativo, non certo facile né esente da rischi e da incompletezze, di affrontare degli specifici temi secondo un’ottica di confronto, di dialogo, e talvolta di reciproca integrazione, fra riflessione teologica, pensiero filosofico e scienze. Al giorno d’oggi l’“interdisciplinarità” è in un certo senso di moda, ma non sempre risulta chiaro che cosa si debba intendere con questo termine; esso viene non di rado sostituito con altre parole che vogliono meglio riformularlo, come ad esempio le dizioni “transdisciplinarità” e “multidisciplinarità”. Chiariamo dunque che per interdisciplinarità non si intende, in quest’opera, la pura e semplice messa a confronto di quanto le diverse discipline dicono immediatamente di un oggetto comune, né tantomeno la meccanica “somma” dei rispettivi contenuti delle diverse scienze a proposito dello stesso oggetto. Trattandosi di una interdisciplinarità intenzionalmente affrontata nel quadro del rapporto fra scienza e fede, abbiamo cercato di collocarci nella prospettiva di una “unità del sapere” (si veda l’omonima voce) basata su un’organizzazione sapienziale della conoscenza, nella quale le diverse discipline trovano, da un lato una comune riflessione sui fondamenti del proprio conoscere e delle modalità (razionali, analogiche, simboliche, estetiche) con cui esso si esprime, rendendo possibile il loro dialogo senza equivoci o facili concordismi, e dall’altro una loro più profonda ricomprensione alla luce dei contenuti della Rivelazione cristiana. Questo modo di procedere appare particolarmente favorito, ai nostri giorni, dalle nuove problematiche emergenti dalle scienze, sempre più di frequente all’opera per elaborare una teoria dei fondamenti (si vedano in proposito le voci Analogia; Complessità; Infinito; Logica; Matematica, valore sapienziale della; Cantor; Gödel e diverse altre); teoria la quale, in chiave moderna, si accosta, quasi fosse la prima volta, a questioni che invece sono anche quelle classiche della logica e della metafisica greca e medioevale. Contemporaneamente, le discipline filosofiche e teologiche necessitano sempre più di tener conto di quell’approccio maggiormente sistematico, comunicabile e universale, che trova certamente nelle scienze un’esemplificazione potente e significativa.
Questa ottica interdisciplinare è stata alla base sia della scelta dei lemmi — non paragonabile a quella che il lettore si attenderebbe, ad esempio, in un Dizionario filosofico o teologico — sia del taglio con cui le singole voci sono state redatte. In particolare, all’interno di ogni singola voce sono state privilegiate quelle tematiche espressione di vivace dibattito, o che coinvolgevano qualche specifico problema teoretico, epistemologico, antropologico, storico o semplicemente culturale, legato al rapporto fra scienza e fede, senza avere la pretesa né l’intenzione di trattare in modo sistematico il contenuto che a quelle medesime voci un Dizionario di concezione tradizionale avrebbe invece necessariamente associato. È questo il motivo, a titolo esemplificativo, per il quale voci come Dio o Panteismo non presentano il loro oggetto secondo una prospettiva filosofico-teologica completa ed esauriente, ma si limitano a mettere a fuoco quegli aspetti maggiormente in relazione con il pensiero scientifico.
Come il lettore potrà osservare dall’Indice delle Aree disciplinari, le voci tematiche fanno riferimento alle principali categorie interdisciplinari, di natura epistemologica, antropologica, filosofica o culturale. Nozioni come quella di Analogia, Esperienza, Infinito, Informazione, Leggi naturali, Mito oSimbolo, attraversano di fatto, in modo trasversale, tanto le scienze come la filosofia e la teologia; ma lo stesso può dirsi di nozioni di carattere maggiormente fenomenologico e non strettamente epistemologico, come Bellezza, Cielo, Cuore, Tempo o Universo. La teologia è presente con il suo specifico contributo di voci che sono sede di tradizionale dibattito con le scienze, come ad esempio: Dio, Eucaristia, Fede, Miracolo, Preghiera,Resurrezione, Sacra Scrittura o Spirito. Le principali questioni coinvolte da tali voci appartengono pertanto alla teologia fondamentale, dogmatica e biblica; solo in misura minore esse toccano temi legati alla teologia morale, anche se il problema del rapporto fra scienza ed etica è diffusamente affrontato da contributi espressamente dedicati a questioni di attualità (si vedano ad esempio: Bioetica, Ecologia, Embrione umano, Etica del lavoro scientifico, Morte, Trapianti, Vita, ecc.). Sono inoltre presenti, oltre a precise prospettive di ambito filosofico (Agnosticismo, Idealismo, Materialismo,Positivismo, Realismo o altre), un certo numero di discipline tradizionalmente intese, ed alcuni argomenti di attualità culturale. Fra le discipline prescelte si è cercato di includere quelle che sono state terreno storico di confronto fra pensiero scientifico e teologia, rispetto alle molte altre possibili: è questa la ragione, ad esempio, per cui sono state incluse le voci Biologia o Geologia e non voci come Sociologia o Economia, sebbene gli elementi di maggiore interesse presenti nelle discipline omesse siano presenti all’interno di sezioni dedicate ad altre voci, come uno sguardo all’Indice dei Concetti e dei Temi notevoli potrà facilmente mostrare. Sono state privilegiate le scienze naturali piuttosto che quelle umane — sebbene queste ultime non siano assenti dall’opera — per il semplice motivo che le prime hanno maggiormente condizionato il rapporto fra scienza e fede modellando quelle forme di razionalità oggi in larga parte dominanti e con le quali la teologia deve spesso confrontarsi; ma anche — non ci dispiace riconoscerlo — per la maggiore affinità della formazione dei curatori nei confronti di esse. Sempre all’interno delle voci dedicate a specifiche discipline, osserviamo qui incidentalmente che la voce Matematica ripropone ai lettori alcune riflessioni sapienziali del Prof. Ennio De Giorgi, quale riconoscimento per l'apprezzato ed importante contributo da lui offerto al dialogo fra matematica ed altre forme di sapere: ciò giustifica il diverso stile di questo contributo rispetto ad altri aventi per oggetto una disciplina, e rimanda il lettore a spunti interdisciplinari di carattere più specialistico offerti da voci come Infinito, Logica, Cantor o Gödel.
Fra le voci dedicate ai personaggi (si veda la parte “Voci su Autori” che segue quella di “Voci Tematiche”) si è cercato, anche qui, di scegliere quei pensatori, filosofi, teologi o scienziati, che hanno avuto maggiore influenza sul rapporto fra fede e ragione, o fra teologia e pensiero scientifico, preferendo quando possibile quei filosofi che furono essi stessi scienziati (o anche viceversa), nonché autori la cui biografia risultava di speciale interesse avendo questi ricercato una personale sintesi del sapere, in non pochi casi tradottasi in una vera e propria esperienza di unità di vita. I curatori sono consapevoli dell’assenza di numerosi personaggi che avrebbero certamente meritato un posto fra le pagine dell’opera (si pensi a scienziati che furono chierici o religiosi, come Matteo Ricci, Lazzaro Spallanzani, Antonio Stoppani, Agostino Gemelli, o a laici che manifestarono una profonda fede religiosa, come Alessandro Volta, Francesco Severi o Enrico Medi, solo per fare qualche nome... ), ma la rappresentatività del pensiero dei personaggi già inclusi e l’impossibilità fisica di far assumere all’opera dimensioni enciclopediche, hanno impedito di prolungare l’elenco dei contributi oltre quello consentito. Platone ed Aristotele, la cui presenza nella parte storico-sistematica di un gran numero di voci tematiche assume un peso assai rilevante, non posseggono voci loro proprie, sia perché esistono numerose e approfondite pubblicazioni circa l'influenza che le filosofie che da essi presero avvio ebbero posteriormente sul rapporto fra pensiero scientifico e rivelazione cristiana, sia perché una precisa scelta metodologica ha suggerito di non includere autori precedenti l'era cristiana. Si tratta comunque, in ogni caso, di criteri che restano opinabili, non del tutto esenti da incompletezze o manchevolezze quali un’opera di questo genere, comprensibilmente e forse anche necessariamente, è destinata a possedere.
L’oggetto peculiare del Dizionario fa sì che il tono e lo stile dei contributi siano senza dubbio diversificati. In alcuni di essi il taglio della redazione può sembrare — e a tratti lo è — inconsueto: l’abituale stile oggettivo ed impersonale, proprio di un contributo scientifico, si arricchisce infatti, non di rado, di considerazioni personali che coinvolgono l’ambito filosofico, etico, religioso, teologico. Nel rispetto di una adeguata epistemologia, tali aperture — lungi dal dare all’opera un carattere sincretico e superficiale, ma costituendone invece la sua specificità — mostrano proprio la necessità di un dialogo a tutto campo, sovente richiesto dai problemi suscitati all’interno delle varie aree disciplinari, e sempre testimonianza dell’attività “personale”, coinvolgente ed unitaria del ricercatore che studia e fa scienza e che si sforza di giungere ad una propria visione sintetica, pur provvisoria, ma significativa. La cognizione di causa con cui si è cercato di affrontare un simile dialogo riteniamo sia ben mostrata dal fatto che oltre il 60% delle voci presentate sono state redatte da autori che posseggono un duplice grado universitario, sia in una disciplina scientifica che in una umanistica o filosofico-teologica: restiamo dell’idea che tale particolarità assegna all’opera in questione un livello di specificità e di competenza interdisciplinare che, per quanto ci risulta, la rende assolutamente inedita e finora unica nel suo genere. Gli autori delle voci condividono tutti una comune sensibilità per il lavoro interdisciplinare oggetto del Dizionario, anche se alcuni di loro provengono da itinerari filosofici, e talvolta religiosi, non totalmente coincidenti. Esistono anche delle diversità nell’impostare certi argomenti di pressante attualità (si pensi ad es. ai modi di interpretare alcuni dati collegati con l’evoluzione biologica), ma al di là di queste comprensibili differenze, i curatori hanno potuto registrare, a lavoro ultimato, una singolare sintonia di tutta l’opera. Questa viene manifestata dal ripresentarsi di alcune tematiche ricorrenti che il lettore potrà facilmente rilevare: dalla necessità di un superamento del riduzionismo epistemologico, all’emergenza della complessità; dalla polivalenza (e talvolta ambiguità) della prospettiva olistica, all’importanza, per la scienza, di non eludere il problema dei fondamenti; dall’impossibilità di formalizzare compiutamente con il metodo scientifico i problemi filosofici dell’intero o dell’origine, alla naturalezza con cui, dall’interno di quel medesimo metodo, sorgono domande ultime che puntano verso il significato ed il senso del tutto; dall’aspirazione ad una legittima ma non improvvisata unità del sapere, alla ineludibile necessità di un utilizzo del dato scientifico nella riflessione e nel lavoro del teologo. Tutti elementi che basterebbero, da soli, ad individuare una solida trama di linee direttrici lungo le quali poter impostare una ricerca interdisciplinare rigorosa, attenta alle tradizioni di pensiero del passato e competente per valutare il ruolo che l’attività delle scienze sarà destinata a ricoprire nel futuro.
Il Dizionario che il lettore sta per consultare non pretende tuttavia di essere un'opera compiuta di sintesi, né un punto di arrivo. La sua finalità è, più modestamente, quella di voler indicare un punto di partenza e una pista di lavoro sulla quale poi proseguire. Negli ultimi decenni sono avvenuti importanti cambiamenti non solo epistemologici (o comunque legati all’enorme progresso conoscitivo delle scienze), ma anche storici o perfino esistenziali, perché è cambiato anche il modo con cui il soggetto si pone ora di fronte a quel reale che cerca di conoscere. Ma si tratta di cambiamenti che riguardano ambedue i poli oggetto del Dizionario. Se è vero che la scienza torna a interrogarsi sulla esaustività della sua metodologia, sul senso del suo progresso e sulla presenza di una dimensione umanistica e personalista nel cuore della sua impresa conoscitiva, la teologia guarda anch’essa al dato biblico rivelato e al sapere proveniente dalle scienze con una metodologia più matura, maggiormente consapevole dell’implicito fattore di progresso dogmatico insito in ogni vera conoscenza, e dunque anche in quella scientifica. Tutto ciò mostra che esiste oggi la possibilità di intraprendere una strada che per molti anni era stata considerata impraticabile, pericolosa o perfino utopistica. Se il lettore di lingua italiana ha assistito ad un risveglio del confronto interdisciplinare fra scienza e fede solo negli ultimi anni (specie ad opera di una vasta produzione editoriale di taglio quasi sempre divulgativo) e non è stato ancora abituato a valutarne le ricadute in ambito universitario e professionale, in altri Paesi vi sono già da tempo cattedre di Religion and Science presso prestigiose università o Centri di ricerca, da Oxford a Cambridge, da Berkeley a Chicago. Tutto lascia pensare che anche nell’Europa continentale e nel nostro Paese il dialogo fra pensiero scientifico e riflessione teologica possa approdare ad un livello di ricerca universitario, coordinato, profondo e rigoroso, sapendo recuperare una tradizione di pensiero che certo non manca (e che le pagine di quest’opera potranno facilmente lasciar intravedere), tradizione di dialogo fra i saperi — quando non di vera e propria unità del sapere — che soltanto il positivismo post-illuminista, assai più della nascita del metodo scientifico, aveva interrotto, operando una cesura le cui motivazioni, almeno per tutto l’Ottocento e la prima metà del Novecento, non sono mai state del tutto esenti da connotazioni ideologiche.
Le riflessioni che vengono proposte attraverso le voci del Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede possono accompagnare anche i non esperti a ripercorrere una tale tradizione di unità del sapere, ad individuare un itinerario che, nelle mutate condizioni culturali e scientifiche, resta, ne siamo profondamente convinti, ancora in larga parte da disegnare. In questo senso, le voci di quest’opera non hanno certo la pretesa di voler dire “l'ultima parola in proposito”, ma solo mostrare che esiste lo spazio per un lavoro interdisciplinare significativo, e che la storia del pensiero, passata e recente, possiede strumenti filosofici e concettuali in grado di realizzarlo con rigore epistemologico, con serietà scientifica, ma anche con passione e personale coinvolgimento nella ricerca di risposte convincenti, che superino il disagio di un sapere frammentato e, per il credente, la facile scappatoia del fideismo, ovvero della separazione dualistica fra ciò che è oggetto del proprio conoscere scientifico e quanto è oggetto di una conoscenza proveniente dalla Rivelazione.
Nelle pagine del Dizionario, l’esame del rapporto fra scienza e religione guarda soprattutto alla tradizione religiosa ebraico-cristiana e alla Rivelazione di cui essa è depositaria. Il maggiore spazio che le si dedica non vuole sottovalutare quegli elementi, di indubbio interesse, presenti nelle religioni non cristiane circa la concezione della natura, la posizione dell’uomo nel cosmo, e dunque circa i rapporti fra i sistemi di pensiero cui esse si rifanno e le scienze. La scelta è invece dettata dal ruolo che l’ebraismo, ed il cristianesimo in particolare, hanno svolto nel sorgere del pensiero scientifico occidentale, dalla più significativa presenza delle sue categorie religiose nella formazione dei grandi sistemi filosofici dell’epoca medievale e moderna, e non ultimo dal fatto che ancor oggi, nel contesto culturale contemporaneo, quando nel dibattito fra scienza e religione si parla di Dio, dei suoi rapporti con la natura e con la vita dell’uomo, o anche del confronto fra credenza e non credenza, ci si continua a riferire, in modo talvolta implicito ma effettivo, al Dio della tradizione ebraico-cristiana che i cristiani credono essersi rivelato in pienezza in Gesù Cristo.
La dizione “scienza e fede”, che caratterizza il titolo dell’opera, merita qui forse qualche precisazione. In linea generale riteniamo sia epistemologicamente più corretto parlare di rapporto fra “scienze e teologia”, riconoscendo anche per la teologia un proprio statuto scientifico ed applicando pertanto la nozione di scienza in modo analogo. In tal senso, si tratta di un confronto fra scienze diverse che elaborano delle fonti di sapere in parte comuni ed in parti diverse, giungendo a conclusioni verificabili in base alla correttezza del loro specifico metodo e al loro necessario rimando al reale, che per la teologia è rimando anche alla Rivelazione. La nozione di fede è certamente più ricca e complessa, antropologicamente ancor più impegnativa di quanto non lo siano già le nozioni di scienza o di teologia; e sebbene per fare teologia sia necessaria la fede (escludendo la quale la teologia perderebbe il suo specifico statuto epistemologico), fede e teologia non si identificano. Ma la teologia, proprio come il metodo scientifico, opera una mediazione conoscitiva sui dati che le vengono offerti, quelli della Rivelazione, al pari delle discipline scientifiche che si sforzano di interpretare con formalismi, categorie ed approcci sempre più aderenti ai fenomeni, il reale fisico o biologico. Ciascuna di esse, scienza e teologia, opera pertanto una certa “lettura” del mondo e dell’uomo, e sono queste letture a doversi confrontare, valutare, ed eventualmente anche reciprocamente arricchire. In questo senso, il tema dei rapporti fra scienza e fede è in fondo il tema dei rapporti fra lettura scientifica del mondo e quella lettura del reale che viene offerta dalla Rivelazione, grazie all’aiuto, rispettivamente, del metodo scientifico e della teologia. Al tempo stesso, la dizione “scienza e fede” trova oggi un ampio riscontro culturale e nei mass media, suggerendoci pertanto la convenienza di conservarla come titolo di un’opera che ha come finalità proprio l’esame di queste due “letture” — vorremmo qui dire di questi due “Libri” —, e delle mediazioni filosofiche che necessariamente vi operano.
Accanto a quelle “linee direttrici” per un rinnovato lavoro interdisciplinare che — come prima osservato — sono emerse ad opera compiuta dai diversi contributi del Dizionario, come premessa metodologica a tutta l’opera hanno anche operato in modo strutturale e parzialmente programmatico alcune idee di fondo sulle quali gli autori delle voci hanno manifestato ampia convergenza. Tali idee progettuali possono così riepilogarsi: l’attenzione per il rigore metodologico ed argomentativo, tipico della ricerca scientifica e filosofica, quale garanzia di ogni autentica e sincera ricerca della verità; la profonda convinzione circa la convenienza di tornare a riflettere sulle condizioni che rendono possibile una unità del sapere, ove le diverse conoscenze provenienti dalle scienze, dalla filosofia, dall’arte, dalla morale e dalla religione possano trovare una integrazione nell’unità dell’esperienza intellettuale del soggetto conoscente; l’idea che l’impresa scientifica non si presenta mai come attività neutra o meramente funzionale, ma come esperienza personale e moralmente significativa del ricercatore, capace di coinvolgere il soggetto e di sostenerne le motivazioni; la consapevolezza che il pensiero scientifico è per sua natura aperto al pensiero filosofico, come mostrato sia dalla presenza di tematiche filosofiche ricorrenti nell’analisi di discipline scientifiche fra loro anche assai diverse, quand’esse toccano temi che coinvolgono il rapporto soggetto-oggetto e gli stessi fondamenti del conoscere, sia dal riconoscimento di princìpi e di prensioni di carattere metafisico alla base del metodo e della prassi conoscitiva delle scienze; la convinzione, infine, che il rapporto fra scienza e fede non debba essere guidato dalla rinuncia a capire, ma dallo sforzo di conoscere e di integrare fra loro quello che si crede con quello che si sa.
Eppure, fra le motivazioni che hanno spinto i curatori alla preparazione di quest’opera non vi sono solo dei convincimenti di ordine teoretico, ma vi era anche una precisa finalità di ordine pratico. Uno studioso credente, universitario, cultore o professionista, si trova oggi spesso nella necessità di dover valutare molti temi di attualità scientifica alla luce della propria fede, ma non ha gli strumenti adeguati per farlo, in quanto le riflessioni filosofiche interdisciplinari di livello adeguatamente profondo restano ancora confinate in ristretti circoli culturali. Questa situazione di disagio è vissuta in modo particolare nel mondo della scuola, ove numerosi insegnanti di scienze, di filosofia o di religione, desiderano orientare in modo scientificamente e teologicamente corretto molti argomenti di dibattito suscitati da non pochi temi dei loro programmi di insegnamento. Anche chi non condivide l’esperienza della fede non ha facile accesso agli insegnamenti della teologia o della Chiesa in proposito, perché questi insegnamenti, quando esistono, sono usualmente ospitati in contributi di tipo specializzato e di bassa diffusione editoriale. Un simile Dizionario Interdisciplinare si è proposto di ovviare questi inconvenienti e ha desiderato rispondere ad una reale e sentita necessità di un’ampia fascia di lettori.
Ci auguriamo che la sua consultazione possa contribuire a chiarire, o forse anche a superare, una serie di luoghi comuni che da troppi anni hanno caratterizzato il confronto fra scienza e fede, frutto sia di una conoscenza poco rigorosa del tema, sia della ripetizione di cliché veicolati dai mass media ed assai spesso privi di un serio fondamento. Di questi luoghi comuni se ne potrebbero citare molti. Valga la pena ricordarne qualcuno: la scienza sarebbe nata come fenomeno di emancipazione dalla teologia e contro la teologia; le scienze andrebbero considerate come espressione di certezza, di oggettività e di un sapere comunicabile, mentre la fede indicherebbe l’ambito del soggettivo e dell’incomunicabile, quando non dell’irrazionale; il dialogo fra scienza e fede sarebbe favorito da un pensiero scientifico fallibilista, provvisorio e debole, come pure da una fede disposta a rinunciare ad un proprio contenuto specifico ed irreformabile; la scienza riguarderebbe unicamente il “come”, mentre solo la fede farebbe accedere alla sfera dei “perché”. Alcuni luoghi comuni hanno talvolta interessato l’ambito storico, come l’idea che ai tempi della vicenda di Galileo la fede cristiana andasse identificata con l’aristotelismo, o il fatto che a partire dalla nascita della scienza moderna religiosi ed ecclesiastici non abbiano più operato attivamente nella ricerca scientifica. Ma anche la divulgazione scientifica non è del tutto esente dal veicolare confronti approssimativi e fuorvianti: come l’opinione che evoluzione e creazione siano due letture opposte ed incompatibili della storia del cosmo e dell’uomo; o che la sintesi della vita (non esclusa quella umana) in laboratorio dimostrerebbe la sua totale riducibilità alla materia; o ritenere che la comprensione scientifica del Big Bang (se ci sia stato oppure no) sia decisiva per discriminare pro o contro la dottrina religiosa della creazione e l’esistenza di Dio; o, infine, che la scoperta di intelligenze extraterrestri sarebbe una sorta di “colpo di grazia” inferto dalla scienza alla religione e alla fede. Si tratta di tematiche certamente complesse, che non si possono dirimere con affrettati giudizi di compatibilità o, peggio, con facili concordismi, volti entrambi a ridimensionarne la “problematicità”: ma proprio il rispetto che si deve a tale problematicità, ed alla verità che si sta cercando, impone di considerare le diverse discipline coinvolte, scienze naturali, filosofia e teologia, con pari accortezza ed adeguata competenza.
Desideriamo infine ringraziare tutti coloro (i cui nomi sarebbe qui impossibile menzionare) che con il loro interesse ed incoraggiamento hanno reso possibile quest’opera, collaborando ad essa in vario modo, e ne hanno seguito le tappe arricchendone il contenuto e la presentazione finale con i loro consigli e la loro competenza. Fra loro vanno ricordati in primo luogo gli stessi autori delle voci, il cui lavoro è stato assai spesso condotto in un clima di collaborazione, di discussione scientifica e di comune dialogo con i curatori, dando così origine ad un intenso scambio di idee che rappresenta probabilmente uno dei frutti più significativi di tutta l’opera, ancor prima della sua pubblicazione in stampa.
Nutriamo la speranza che il lettore possa trovare, fra le pagine del Dizionario, degli utili strumenti concettuali, documentali e bibliografici, per intraprendere un personale cammino di sintesi del sapere, capace di porre in feconda relazione la “lettura” del mondo e dell’uomo che, con l’ausilio della mediazione della filosofia e della teologia, ci viene proposta dalla Rivelazione biblica, con quella comprensione del reale fisico, della vita e del posto dell’uomo nel cosmo, che ci viene oggi offerta, con sempre crescente profondità e stupore, dal pensiero scientifico contemporaneo. È nostro desiderio che il lavoro di dialogo e di confronto confluito in quest’opera possa proseguire anche attraverso lo sviluppo del sito internet www.disf.org, che proprio per il suo carattere dinamico, i curatori si propongono di trasformare in un prossimo futuro in uno strumento di scambio, discussione e approfondimento tra le persone interessate a tali importanti tematiche, anche al di là delle distanze geografiche, dando in tal modo continuità ad un percorso che, con le pagine che seguono, è in fondo appena incominciato.