«Come il prefisso trans indica, la transdisciplinarità riguarda quello che è ad un tempo fra (between) le discipline, attraverso (across) le singole discipline e dietro (beyond) a tutte le discipline. Il suo obiettivo è la comprensione del mondo, uno dei cui imperativi è l'unità della sapere» (p. 44). Così Basarab Nicolescu , fisico quantistico presso il National Center for Scientific Research (CNRS) e all'università di Parigi, presidente del CIRET (International Center for Transdisciplinary Research) organizzazione non-profit per diffondere l'approccio transdisciplinare fondata da lui stesso a Parigi nel 1987, spiega che cosa si debba intendere con "transdisciplinarità". Tale disposizione (attitude) alla transdisciplinarità è oggi necessaria perché possa essere evitata una Torre di Babele: «oggi ci sono centinaia di discipline. Come può un fisico teorico delle particelle veramente avere un dialogo con un neurofisiologo, un matematico con un poeta, un biologo con un economista, un politico con un programmatore informatico, al di là di declamare più o meno banali idee generali? Il linguaggio disciplinare è apparentemente una barriera insormontabile per un neofita, e ciascuno di noi è un neofita in qualche area» (p.41). Il termine, già apparso qualche decina di anni fa nei lavori di Jean Piaget, Edgar Morin e Erin Jantsch, fu coniato proprio per «dare espressione ad un bisogno che era percepito – soprattutto nell'area dell'educazione – per celebrare la trasgressione dei confini disciplinari, un atto che sorpassava di molto la multidisciplinarità e gli approcci interdisciplinari» (p. 1). Come spiega in modo chiaro e allo stesso tempo semplice l'A. nell'interessante e stimolante saggio – che ha in appendice la "Carta della transdisciplinarità" (presente on line in questo Portale), redatta in occasione del primo congresso mondiale di Transdisciplinarità tenuto ad Arràbida (Portogallo, novembre 1994), firmata da B. Nicolescu, E. Morin e L. De Freitas –, le rivoluzioni del '900, della fisica quantistica e dell'informatica nonché la scoperta della complessità, hanno determinato una crescita enorme della conoscenza e delle varie discipline. Nel recare nuovi strumenti e potenzialità, ciò ha al tempo stesso condotto ad una maggiore difficoltà di dialogo, il cui esito radicale potrebbe giungere ad essere un'autodistruzione dell'umanità in campo biologico, materiale e spirituale. Inoltre, come conseguenza di queste rivoluzioni scientifiche epocali, è divenuto evidente come non vi sia un solo livello di realtà, ma più livelli, conoscibili in modi e tempi diversi, che danno origine a loro volta a livelli di conoscenza differenti; pertanto il soggetto stesso deve adeguarsi a studiare la Natura in modi differenti e ad adottare «una nuova visione del mondo – la transdisciplinarità» (cfr. cap. VII), fondata non più sulla logica classica binaria e sul principio di non contraddizione. Questa non è infatti più sufficiente a dare ragione della realtà: la transdisciplinarità è costruita sul "principio del terzo escluso" che permette di comprendere la complessità dei livelli di realtà rimanendo in una coerenza logica. Lo spazio, spiega ancora il fisico quantistico, è infatti pieno e non vuoto come nella fisica classica; nella nuova visione scientifica è sorta quindi la necessità del nuovo approccio transdisciplinare. Esso non è in contrasto o contraddizione con quello tradizionale disciplinare, ma anzi è ad esso complementare, e assieme a quello interdisciplinare e multidisciplinare, forma i quattro archi della conoscenza, i cui confini si toccano: «se la multidisciplinarità e l'interdisciplinarità rinforzano il dialogo tra le due culture, la transdisciplinarità ci permette di immaginare la loro aperta unificazione. […] essa offre una base metodologica per la riconciliazione di due culture artificialmente antagoniste: la cultura scientifica e quella umanista, in virtù del loro sovrapporsi entro l'unità aperta della cultura transdisciplinare» (p. 100). A questo proposito, l'A. auspica infine che una visione transdisciplinare possa assumere un ruolo importante nell'educazione e nell'insegnamento universitario: «l'instillare il pensiero complesso e transdisciplinare nelle strutture e nei programmi dell'università potrà permettere la sua evoluzione verso una missione oggi quasi dimenticata: lo studio dell'universale. L'università potrebbe divenire un luogo d'apprendistato di un atteggiamento transculturale, transreligioso, transnazionale, e nel dialogo tra arte e scienza, che è uno degli assi della riunificazione tra cultura scientifica e cultura artistica. Un'università rinnovata diventerebbe il luogo per dare il benvenuto ad un nuovo umanesimo» (p.140).