In questo brano estratto dal Proslogion — opera che deve la sua notorietà all' "argomento ontologico” circa l’esistenza di Dio che viene lì sviluppato — sant’Anselmo d’Aosta espone il modo in cui intendere gli attributi della immensità e della eternità di Dio, considerati sullo sfondo di quanto appartiene alla creazione.
18. Che cosa sei, o Signore, che cosa sei, cosa capirà di te il mio cuore? Certamente sei vita, sei sapienza, sei verità, sei bontà, sei beatitudine, sei eternità e sei ogni vero bene. Questi beni sono molteplici, non può il mio limitato intelletto vederli tutti insieme con un solo sguardo, per godere di tutti simultaneamente. Come dunque, o Signore, tu sei tutti questi beni? Sono forse tue parti, o piuttosto ciascuno di essi è tutto ciò che tu sei? Tutto ciò che è composto di parti, infatti, non è totalmente uno, ma è in un certo modo molteplice e diverso da se stesso, e può venire dissolto sia in realtà sia col pensiero; cose che sono estranee a te, di cui nulla può essere pensato migliore. Dunque in te, Signore, non vi sono affatto parti, né tu sei molteplice, ma sei talmente uno e identico a te stesso, che in nulla sei dissimile da te stesso, che in nulla sei dissimile da te stesso; anzi tu sei l'unità stessa che nessun intelletto può dividere. Dunque, la vita, la sapienza e gli altri beni non sono tue parti, ma sono tutti una cosa sola, e ciascuno di essi è tutto ciò che tu sei e ciò che sono tutti gli altri. Poiché, dunque, né tu hai parti né le ha la tua eternità, che tu sei, in nessun luogo e in nessun tempo vi è una parte di te o della tua eternità, ma tu sei tutto dovunque e la tua eternità, ma tu sei tutto dovunque e la tua eternità è tutta sempre.
19. Ma se, per la tua eternità, tu sei stato, sei e sarai, e se l'essere stato non è l'essere futuro e l'essere presente non è l'essere stato o l'essere futuro, in che modo la tua eternità è tutta sempre?
O forse della tua eternità nulla passa, in modo che poi non sia più, né qualcosa è futuro, quasi che ancora non sia? Tu dunque non sei stato ieri o sarai domani, ma ieri, oggi e domani sei. Anzi, non sei né ieri né oggi né domani, ma sei semplicemente, al di fuori di ogni tempo. Infatti, ieri, oggi e domani non sono altro che un essere nel tempo; tu invece, benché nulla sia senza di te, non sei tuttavia nello spazio o nel tempo, ma tutte le cose sono in te. Infatti nulla ti contiene, ma tu contieni tutte le cose.
20. Tu dunque riempi e cingi tutte le cose, tu sei prima e al di là di tutte le cose. Certamente sei prima di tutte le cose, poiché tu sei da prima che le cose venissero fatte. Ma in quale modo sei al di là di tutte le cose? Come, infatti sei al di là di quelle cose che non avranno fine?
Forse perché senza di te quelle cose in nessun modo possono essere, mentre tu non diminuisci in alcun modo, anche se essere ritornano nel nulla? Così, infatti, in certo modo tu sei al di là di esse. O forse anche perché si può pensare che quelle cose abbiano una fine, mentre di te non lo si può affatto pensare? Infatti così quelle cose hanno sicuramente, in un certo modo, una fine, tu invece in nessun modo. E certamente ciò che in nessun modo ha fine è al di là di ciò che, in qualche modo, finisce. O forse, anche in questo modo tu superi tutte le cose, anche quelle eterne: per il fatto che la tua e la loro eternità ti sono totalmente presenti, mentre quelle cose non hanno ancora presente ciò che della loro eternità deve venire, così come non hanno più presente ciò che di essa è passato? Così, per l'appunto, sei sempre al di là di quelle cose, poiché sei sempre presente a te stesso e ti è sempre presente ciò a cui esse non sono ancora pervenute.
21. È forse questo, dunque, il significato di «secolo del secolo» o di «secoli dei secoli»? Come, infatti, il secolo dei tempi contiene tutte le cose temporali, così la tua eternità contiene anche gli stessi secoli dei tempi. La tua eternità è poi detta «secolo» per la tua indivisibile unità, è invece detta «secoli» per la sua interminabile immensità. E sebbene tu sia così grande, o Signore, che tutte le cose sono piene di te e sono in te, sei tuttavia così privo di ogni spazio che in te non vi è né medio né metà né parte alcuna.
22. Tu solo dunque, o Signore, sei ciò che sei, e tu solo sei colui che sei. Infatti, ciò che è altro nel tutto e altro nelle parti, e nel quale qualcosa è mutevole, non è completamente ciò che è. E ciò che è iniziato dal non essere e può essere pensato non esistente, e se un altro non lo sostiene ritorna nel non essere, che ha un passato non più esistente e un futuro che non è ancora, questo non esiste in senso proprio e assoluto. Tu invece sei ciò che sei, perché qualsiasi cosa tu sia in qualche momento o in qualche modo, lo sei tutto e sempre.
E tu sei colui che sei propriamente e semplicemente, perché ne hai un essere passato o futuro, ma un essere soltanto presente, né puoi essere pensato talvolta non esistente. E tu sei vita, luce, sapienza, beatitudine, eternità e molti beni di questo genere, e tuttavia non sei che un unico e sommo bene, tu che sei totalmente autosufficiente, di nulla bisognoso, di cui tutte le cose hanno bisogno per esistere e per esistere bene.
Proslogion, XVIII-XXII, tr. it. a cura di Italo Sciuto, Rusconi, Milano 1996, 125-131.