Cristianesimo, filosofia, scienze

Il motivo conduttore di quest’opera di Claude Tresmontant, docente di filosofia della scienza alla Sorbona ed esperto di esegesi biblica, è la fondatezza di una filosofia che si possa definire cristiana. Il cristianesimo infatti, sostiene l’A., non è compatibile se non con una forma di pensiero di stampo realista, in cui cioè il pensiero è determinato dalla realtà, in cui “è razionale ciò che è reale” e non viceversa, come invece affermano molti filosofi della modernità. Per un pensiero che voglia dirsi cristiano, è dunque necessaria una metafisica fondata sperimentalmente, ossia sull’esperienza, che tenga conto dei dati offerti dalle scienze naturali, senza con questo ridursi a pura epistemologia, ma conservando uno statuto di disciplina autonoma. Per di più sono gli scienziati stessi a trovarsi di fronte, nel loro lavoro, a domande metafisiche. Nella crescente complessità dell’universo, dalle molecole di aminoacidi, verso la cellula vivente, le specie vegetali e animali, fino all’apparire della coscienza umana, si registra un “incremento di informazione” che non è razionalmente spiegabile in un’ottica puramente riduzionista ove la logica del tutto è semplicemente data dalla somma delle parti. In questa prospettiva l’A. affronta con profondità e rigore alcuni temi difficili, ma fondamentali nell’ambito dei rapporti tra scienza, filosofia e Rivelazione, tra ragione e fede, quali l’esistenza di Dio, la creazione, il peccato originale, il problema del male, l’immortalità dell’anima. Interessante è la critica pungente che l’A. fa nei confronti di molti pensatori contemporanei, i quali, dimenticando la lezione dei grandi maestri del passato, hanno ritenuto poter sviluppare una filosofia che ignorasse i risultati delle scienze.